Orgia, Duet, S.P.E.M, umanità tra violenza e fame d’affetto | Giornale dello Spettacolo
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Orgia, Duet, S.P.E.M, umanità tra violenza e fame d’affetto

All’India, Carrozzerie n.o.t e Orologio di Roma, dal 12 gennaio, in scena il rapporto umano dilaniato da una società sempre più arida, costrittiva, spersonalizzante.

Orgia, Duet, S.P.E.M, umanità tra violenza e fame d’affetto
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11 Gennaio 2017 - 13.38


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di Nicole Jallin

Sono in programma, da giovedì 12 gennaio, negli spazi capitolini dell’India, Carrozzerie n.o.t e Teatro dell’Orologio, tre spettacoli incentrati sulla relazione uomo-donna disseminata da inclinazioni, impulsività, reazioni di corpi e pensieri violenti, sul loro inevitabile conflitto, che è vitale dipendenza reciproca, e abbraccio d’annientamento brutale.

All’India (fino al 15), per “Roma per Pasolini”, percorso del Teatro di Roma dedicato al poeta corsaro a quarant’anni dalla morte, Fibre Parallele si confrontano con Orgia nella concezione registica, spaziale e interpretativa di Licia Lanera (con primo studio nato nel Garofano Verde XXII di Rodolfo di Giammarco), affiancata in scena da Nina Martorana. Un lavoro da non perdere per intensità di anatomia, parola, presenza, in una lotta tra esistenze prigioniere in una stanza soffocante quanto impalpabile, con flussi d’istinto e di coscienza umana e sociale, e contatti coniugali dominati dal possesso del potere, dell’aggressività, della vita e della morte: «L’uomo e la donna – riflette Lanera – riescono a comunicare solo attraverso il linguaggio del corpo, il più violento. É un rito della violenza, voluto e desiderato, con cui cercare di sfuggire ai meccanismi della storia. É la tragedia di chi non sa stare al mondo e sottostare a certe leggi sociali, all’inganno della lingua, a imprigionare il corpo in azioni ripetitive. Perciò ragiona e scalcia, piange, ferisce, si nasconde, si offre e alla fine muore. Muore due volte, muore un’infinità di volte. Si ammazza. Poiché solo nella morte si concretizza la volontà di essere liberi».

La costruzione dell’intimità tra individui schiacciati da regole e convenzioni comuni sono le basi dello studio “sull’estrema onestà dell’osceno” riconducibile a Warner Schwab, spontaneo e spietato osservatore della società degli anni Novanta, che ora, alle Carrozzerie n.o.t (fino al 14), vede il Collettivo Schlab proseguire la discesa nella dannazione drammaturgica dei suoi “Drammi fecali”. Dopo Fäk Fek Fik, SS – Santo Subito e Kova Kova, vedremo l’esito di un radicale, urgente approccio attuale con “Sovrappeso, Insignificante: Informe” in DUET, nella regia di Dante Antonelli e recitazione di Valentina Beotti ed Enrico Roccaforte. Vedremo lui e lei attraversare il delirio di quattro coppie, affrontare gli stati d’essere di un’intesa cannibalesca, con sentimenti, attrazioni e affetti affogati nel fondo alcolizzato di sé. Lui, lei e la fame patologica dell’altro, lo sfogo nell’annientarsi, e l’ormai tragica impossibilità di legame: «DUET – spiega Antonelli – è un gioco di sopravvivenza alla carneficina, al massacro dell’esistenza, alla catastrofe imminente, che scopre quello che di sepolto c’è nella storia di una coppia che si celebra con il cibo reprimendo il desiderio di mangiare l’altro. Una coppia europea con un passato ingombrante e un presente soppresso dall’impossibilità di avere un’unione totale».

Cristina Pelliccia e Giulia Trippetta, invece, s’ispirano al testo femminista S.C.U.M. Manifesto di Valerie Solanas, e scrivono, dirigono e co-interpretano (con Elena Crucianelli, Bianca Friscelli e Stefano Guerrieri) all’Orologio (fino al 15) S.P.E.M, acronimo di un inedito genere umano unica/ultima soluzione di miglioramento globale, presentato con una conferenza-show dai toni beffardi e provocatori: «Il progetto (sostenibile con il crowdfunding[url”www.eppla.com”]https://www.eppela.com/it/projects/11544-s-p-e-m[/url], ndr) – dicono Pelliccia e Trippetta – nasce dall’incontro con una scrittura veemente che esprime un’idea di sterminio tanto estremizzato da causarne un’ironica tragedia. Si ride e si riflette sulla possibilità di un nuovo femminismo per la nostra generazione che non può essere il “nazifemminismo” della Solanas, perché utopico e folle. Non saremo né “uomini” né “donne” perché S.P.E.M ribalta il valore culturalmente associato al femminile e al maschile: le donne sono coraggiose, indipendenti, responsabili; gli uomini fragili, frivoli, paurosi. Ma ci riappropriamo dei pantaloni: siamo noi a portarli perché sono abiti femminili».

Teatro India, Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi), info 06.684.000.346 –  teatrodiroma.net

Teatro dell’Orologio, via dei Filippini 17/A, info 06 6875550 biglietteria@teatroorologio.com

Carrozzerie n.o.t, via Panfilo Castaldi 28/a, info carrozzerienot@gmail.com – 3471891714

12 – 15 gennaio | Teatro India

ORGIA

di Pier Paolo Pasolini

regia e spazio Licia Lanera

con Licia Lanera e Nina Martorana

produzione Fibre Parallele

coproduzione Festival delle Colline Torinesi, CO&MA Soc. Coop. Costing & Management

e con il sostegno di L’Arboreto-Teatro Dimora di Mondaino

si ringrazia Garofano Verde XXII rassegna a cura di Rodolfo di Giammarco

12 – 14 gennaio | Carrozzerie n.o.t

associazione MalaTesta presenta

DUET

con il Patrocinio di Forum Austriaco di Cultura in Italia
Residenza Produttiva Carrozzerie n.o.t

con il sostegno di Fivizzano 27, ass cult

direzione Dante Antonelli
con Valentina Beotti, Enrico Roccaforte
drammaturgia Collettivo SCHLAB
ambiente sonoro Samuele Cestola
ambiente scenico Francesco Tasselli
costumi Caludia Palomba

aiuto regia Domenico Casamassima 

coordinamento Annamaria Pompili

ufficio stampa Marta Scandorza

illustrazione Serena Schinaia

12-15 gennaio | Teatro dell’Orologio

S.P.E.M

liberamente ispirato a “S.C.U.M. Manifesto” di Valerie Solanas

regia e drammaturgia Cristina Pelliccia e Giulia Trippetta

con Elena Crucianelli, Bianca Friscelli, Stefano Guerrieri, Cristina Pelliccia, Giulia Trippetta

produzione Cristina Pelliccia/Giulia Trippetta

musiche originali Paolo Gatti

luci Javier Delle Monache

con la partecipazione in video di Luca di Giovanni e Fabrizio Stefan

foto Riccardo Freda

 

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