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Rising Star: Federica De Cola

Nuovo appuntamento con i volti emergenti dello spettacolo italiano. Per la Gallery di Rising Star, questa settimana troviamo Federica De Cola

Rising Star: Federica De Cola
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3 Marzo 2016 - 10.36


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di Nicole Jallin

Federica De Cola, siciliana classe 1984, ha un fare garbato, composto, e una sincerità tenera, decisa, caratterialmente e attorialmente. Ne sta dando prova in questi giorni sulla scena del romano Teatro Lo Spazio (per debutto regionale lo scorso 1 marzo e repliche in programma fino al 6, poi in tournée a Palermo, Catania ed Enna) con lo spettacolo scritto, diretto e co-intepretato da Giampiero Ciccò “Lei e lei”, ovvero affettuosi, drammatici e ironici inscontri/scontri tra due prostitute nelle notti messinesi. E messinese lo è pure lei, Federica, che si affaccia alla recitazione studiando al Teatro Vittorio Emanuele di Messina insieme, tra gli altri, a Pupetto Castellaneta e Maurizio Marchetti, per poi affinare le sue doti interpretative con un fitto susseguirsi di laboratori intensivi, anche dedicati alla voce e alla dizione, che la conducono al cospetto di Nikolaj Karpov, Valeria Benedetti Michelangeli, Mamadou Dioume, e Marcello Batoli.

Non passa molto prima che la non ancora ventenne Federica fissi il suo esordio teatrale con lo stesso Nikolaj Karpov, che la sceglie come protagonista per il suo “Romeo e Giulietta”; poi si aggiungono titoli come “Pensaci Mario” diretto da Angelo Campolo; “Fandango”, per la regia di Angelo Campolo; “Nemici del cuore”, a firma di Angelo Campolo; i musical “Grease” diretto da Gianni Fortunato, e “Cats”, con regia di Sofia Zanardi; i “Passaggi”, diretto da Riccardo Caporossi; “La Locandiera”, diretto da Giancarlo Cobelli, e “Hell”, per la regia di Francesco Giuffrè: «Ho cominciato a recitare molto presto, continuando la mia formazione direttamente, potremmo dire, “sul campo”, sul palco; e ogni esperienza è stata un tassello fondamentale per la mia maturazione artistica e professionale: però, c’è un lavoro che ha in questo senso un valore speciale, ed è “I miei occhi cambieranno” diretto da Giampiero Cicciò». Perché? «Era un monologo che mi spaventava moltissimo, perché dovevo cambiare diversi stati d’animo, come fossi mossa da una danza emotiva continua. È stato davvero impegnativo, ma ho potuto acquisire più fiducia in me stessa: sono una persona tanto insicura che ha bisogno di essere guidata da un regista con le idee chiare e precise, come Giampiero. Mi ha permesso di scoprire una maggior consapevolezza di me e delle mie capacità: perciò sono e resto legata a questo spettacolo».

Con Cicciò prosegue una fortunata collaborazione già sancita in “Stato D’Assedio”, “Salomè”, e i già nominati “I miei occhi cambieranno” e “Lei e lei”: «Con Giampiero si è creata fin dall’inizio una sintonia particolare, che consente di capirci al volo, senza giri di parole: un’intesa che dura ancora oggi. E poi io adoro il suo teatro, perché diretto, fatto con poco, che si affida alla fantasia per raccontare allo spettatore storie e vite. Come in “Lei e lei” (qui per la prima volta recito insieme a Giampiero), dove le delusioni lavorative si scacciano con la fantasia: è il modo per sopravvivere a una condizione esistenziale ai margini».

Oltre ai ruoli, arrivano anche i primi riconoscimenti: il Premio Scintille, vinto nel 2013 al Festival Asti Teatro per “Sogno d’amore ubriaco – Studio su Otello”, con drammaturgia di Angelo Campolo, anche regista insieme ad Annibale Pavone, e il Premio L.A.R.A. come migliore attrice al Roma Fiction Fest 2011. Così come arriva il debutto sullo schermo, quello cinematografico, nella pellicola Leone d’Argento a Venezia 2006 “Nuovomondo” di Emanuele Crialese; seguono “Scusate se esisto!”, accanto alla coppia Paola Cortellesi-Raoul Bova, e la pluripremiata opera di Mario Martone “Il giovane favoloso”: «“Nuovomondo”: il mio debutto assoluto davanti alla macchina da presa. Una vera sorpresa, e una grande opportunità poterlo fare con un autore importante come Crialese. Ho lavorato lasciandomi completamente guidare da lui, perché è un regista capace di portare le persone inconsapevolmente verso le emozioni che vuole. Con Mario Martone c’è stata subito grande comprensione reciproca, e ricordo che sul set de “Il giovane favoloso” c’era molto, molto rigore. All’inizio, non lo nascondo, mi sentivo in soggezione a fianco di un attore come Elio Germano, però lui mi ha fatto subito sentire a mio agio e lavorare serenamente conta molto nella resa finale. Avere un compagno con tale sensibilità è una fortuna: un’altra conferma della sua professionalità».

Ma non c’è solo cinema nel passato recente di Federica. Infatti, in TV, l’attrice sicula si è fatta notare in serie come ”Grand Hotel”, “È arrivata la felicità”, “Don Matteo 7”, “Il commissario Montalbano”, “Braccialetti rossi”, ”Medicina Generale” e “Atelier Fontana le sorelle della moda”: «La fiction italiana dipende molto dalla volontà di un pubblico che spesso vuole rivedere personaggi e storie conosciuti, e al quale risponde con un’offerta simile e “sicura”. E non c’è nulla di male. Però credo si potrebbe osare di più (e anche il pubblico dovrebbe farlo), investendo anche su idee e progetti diversi, e su volti nuovi, spesso affidati a ruoli inferiori. Mariangela Melato una volta mi disse che i ruoli più piccoli sono i più difficili, perché devi dimostrare il massimo avendo a disposizione pochissimo. Anche questo è vero, e importante».

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