“Nella parola zingaro non c’è nulla di male. Siamo noi in Italia che con i nostri pregiudizi e tante banalità ne abbiamo storpiato il significato”. Nel suo nuovo romanzo, “Razza di zingaro”, Dario Fo racconta la storia dimenticata di Johann Trollmann, pugile sinti tedesco vissuto nella Germania nazista. Un grande campione, che imbarazza il regime. Arriva a vincere sul ring il titolo di campione dei pesi mediomassimi, ma gli viene negato. Costretto dai nazisti a divorziare e a sterilizzarsi, viene rinchiuso nel lager. Qui combatte il suo ultimo match, contro il kapò: ovviamente lo vince, ma per questo viene punito e ucciso.
“In ogni epoca si cerca sempre un nemico, ad ogni costo – spiega il premio Nobel, presentando il suo libro -. E la beffa continua, perché di fronte alle difficoltà, il potere trova la via di fuga creando il nemico. È un gioco continuo. Succede anche adesso”.
Il libro è accompagnato dalle immagini dei quadri che Fo ha dipinto sulla vita di Trollmann. “Il compito di uno scrittore è quello di informare – aggiunge -, è quello di distruggere le menzogne e le truffalderie. Ed è quello di trovare il vero nemico, che non è lo zingaro, ma quello che sorride e promette ma poi ti fotte”. La storia dei rom e sinti è drammaticamente segnata dalle persecuzioni. “Sono 65 anni che giro l’Europa – racconta Dario Fo -, ma solo in Italia la cultura rom sembra annientata. Negli altri Paesi, dove non sono mancate le violenze contro di loro, ho sempre incontrato espressioni di questa cultura, con artisti e compagnie di alto livello. Mi chiedo, perché in Italia lo zingaro è solo l’uomo nero che ruba i bambini?”. Il libro è edito da Chiarelettere (170 pagine, 16.90 euro). (dp)