Teatro Litta a Milano, in scena il Gabbiano di Čechov | Giornale dello Spettacolo
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Teatro Litta a Milano, in scena il Gabbiano di Čechov

Lo spettacolo, per la regia di Antonio Syxty con Caterina Bajetta, Gaetano Callegaro, Valentina Capone e Livio Remuzzi, sarà in scena dal 3 al 22 febbraio 2015.

Teatro Litta a Milano, in scena il Gabbiano di Čechov
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1 Febbraio 2015 - 10.58


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Il Teatro Litta di Milano proporrà al suo pubblico dal 3 al 22 febbraio 2015 il capolavoro di fine ‘800 “Il Gabbiano” di Anton Pavlovic Čechov nell’adattamento e con la regia di Antonio Syxty. Sul palco del teatro saliranno, come attori, vecchie guardie e giovani leve del teatro italiano: Caterina Bajetta, Letizia Bravi, Gaetano Callegaro, Valentina Capone, Guglielmo Menconi, Livio Remuzzi (Premio Hystrio alla Vocazione 2014), Antonio Rosti
Scritto nel 1895, uno dei temi centrali trattati de “Il Gabbiano” è rappresentato dal divario generazionale: l’incomprensione e l’inadeguatezza degli adulti nei confronti dei giovani, dei loro sogni e dei loro desideri. A distanza di 120 anni i giovani d’oggi si ritrovano ad affrontare le stesse difficoltà dei due protagonisti Kostja e Nina: l’inconsistenza di una generazione adulta che non nutre e non incoraggia i suoi figli, calpestati quasi involontariamente dall’ottusità e dall’inconsistenza dei vecchi.

“In questo adattamento de Il Gabbiano di Čechov – ha spiegato il regista- sono rimasti ‘in vita’ solo i personaggi principali dell’intera vicenda senza perdere la possibilità di sviluppo dei temi contenuti nel dramma del grande scrittore russo, da quello amoroso a quello generazionale dell’incomprensione e della disillusione”. Syxty, nato a Buenos Aires, mache vive e lavora stabilmente fin dalla fine degli anni ’70 a Milano, ha sottolineato: dalla fine degli anni ’70, ha sottolineato: “In questa messa in scena lo scopo è quello di sondare il mistero che accomuna la creazione artistica all’amore che si dissolve quasi sempre in una forma continua di abbandono di tutti verso tutti. Per questo motivo voglio dedicare questa messa in scena ‘A Ma?a, sola e abbandonata, che non si sa perché vive su questa terra’. Come lei stessa dice allo scrittore Trigorin all’inizio del III atto.”

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