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Egitto: dalle piramidi all'Hypermuseo

Il museologo Andrea Lauria è stato invitato al Cairo dall'Istituto italiano di Cultura per una conferenza.

Egitto: dalle piramidi all'Hypermuseo
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19 Maggio 2024 - 20.00 Culture


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Un Paese che è già un museo in sè, ma che, visto da occhi esperti, si scopre anche culla della museologia ergendosi ad esempio globale di conservazione e di modernità, dalle piramidi di cinquemila anni fa alla avveniristica piramide all’ingresso del Gem, quello che quando sarà completato sarà il più grande, completo e avveniristico museo egizio di sempre.

Lo sguardo è quello di Andrea Lauria, esperto di musei, scrittore e docente a Tor Vergata e alla Temple University di Roma, invitato al Cairo dall’Istituto italiano di Cultura per una conferenza dal titolo ‘Dal colonialismo museografico al fenomeno globale degli Hypermusei in Egitto”, a pochi giorni dalla Giornata internazionale dei musei.

“In Egitto è nato il primo museo del mondo nel terzo secolo prima di Cristo – ha ricordato Lauria – quel Museion eretto ad Alessandria d’Egitto per iniziativa di Tolomeo II Philadelphus, in omaggio alle Muse, figlie di Zeus. Occorre arrivare al quindicesimo secolo per cominciare a vedere le prime collezioni d’arte in Europa”.

Tuttavia, solo nel secolo dopo si sentì il bisogno di affidare le opere ad un contenitore adeguato, e così nacquero le prime Gallerie nei palazzi nobiliari. Nel diciottesimo secolo ‘Europa degli enciclopedisti cominciò a considerare il Museo come un patrimonio statale funzionale al progresso della società, al pari della scuola. Nascono così, tra gli altri, i Musei Capitolini di Roma (1734), il British Museum di Londra (1771), il Castello del Belvedere a Vienna (1781), il Louvre di Parigi (1793).

Da quel momento in poi si cominciò a pensare che il Museo dovesse essere un edificio progettato e costruito secondo precisi criteri, adatti agli oggetti da contenere, un concetto giunto fino a noi ma in continua trasformazione. Fortissimo, ovunque, il primo influsso greco-romano, con le colonne antistanti quasi tutti i musei costruiti nell’800.

ll prototipo, anche qui, è il Museo greco-romano di Alessadria d’Egitto progettato nel 1895 dall’italiano Giuseppe Botti. E’ di ispirazione francese e neoclassica, invece, il Museo egizio del Cairo, a tutt’oggi il più grande e ricco di oggetti del mondo, inaugurato nel 1902.

Da lì in poi la museologia egiziana prende un altro corso: finita la colonizzazione inglese negli anni ’20-30, i musei egiziani tornano alle origini, mostrando forme più affini alla propria storia: “Nel ’62 ad esempio – racconta Lauria – vede la luce un piccolo gioiello poco visitato, il museo Mahmoud Mukhtar del Cairo, il cui edificio riprende il severo colonnato dell’ingresso alla necropoli”.

Il concetto base di “Museo”, però cambiò ad un tratto nel 1959, precisamente a New York, nella fattispecie del Guggenheim. Quello che conta, ora, è più il contenitore progettato da Frank Lloyd Wright che non il contenuto. Non solo, il marchio diventa una sorta di franchising che favorisce scambi e contaminazioni, più che la conservazione dell’antico.

Una strada che favorisce la diffusione dell’idea museo anche in città e Paesi senza particolare attenzione all’antico e desiderosi di recuperare e possibilmente superare il prestigio dei musei classici.  Nascono così i colossi delle archistar, e si arriva agli Hypermusei del Golfo.

Nascono uno dopo l’altro, negli ultimi 10 anni: il Louvre Abu Dhabi e il Museo nazionale del Qatar a Doha, entrambi opera del francese Jean Nouvel e lo Sheikh Abullah Al Salem Cultural center di Kuwait city, frutto del lavoro degli architetti dell’Ssh, un grande studio emiratino.

 “Di tutta questa tendenza, il Grand Egyptian Museum di Giza, a un passo dalle piramidi alle porte del Cairo, promette di essere l’apoteosi – ha osservato Lauria – il massimo di tutto: dell’ineguagliabilità del contenuto, della modernità dell’edificio, progettato dalla Heneghan Peng di Dublino, della localizzazione a un passo dalle piramidi di Giza. Grande sarà l’emozione di poter attraversare gli immensi corridoi ultramoderni tra le statue più antiche della storia”.

Una fruizione del tutto inedita che il mondo attende da tempo, se si pensa che la prima pietra fu posata nel 2002 dall’ allora presidente egiziano Hosni Mubarak.

Da allora i rovesci della storia ne hanno rimandato l’apertura, ora avvenuta solo per la hall di ingresso, mentre a regime, non si sa ancora quando, dovrebbe contenere 5.398 manufatti ora al Museo del Cairo, la collezione completa della tomba di Tutankhamon e reperti scelti dai musei egizi di tutto il Paese.

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