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L'inviato Usa per Haiti si dimette: "Migranti trattati in maniera disumana"

L'ambasciatore Daniel Foote scuole l'amministrazione Biden dopo le brutte scene del Texas: "Non condivido la decisione disumana, controproducente di espellere migliaia di rifugiati haitiani"

L'inviato Usa per Haiti si dimette: "Migranti trattati in maniera disumana"
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23 Settembre 2021 - 18.15


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Parole dure che dovranno far aprire una riflessione nell’amministrazione Biden: 

Denunciando quello che definisce “il trattamento disumano dei migranti’, si dimette l’inviato speciale degli Stati Uniti per Haiti, segnando la più forte protesta interna al modo in cui l’amministrazione Biden sta gestendo l’ondata di migranti, in gran parte haitiani, al confine con il Texas.

Nella lettera di dimissioni, l’ambasciatore Daniel Foote afferma di non poter essere collegato alla “decisione disumana, controproducente di espellere migliaia di rifugiati haitiani”, secondo quanto riporta Usa Today. Il diplomatico aggiunge che la politica americana nei confronti di Haiti è “profondamente sbagliata” e che l’amministrazione ha ignorato i suoi consigli.

Nelle ultime settimane migliaia di haitiani sono arrivati al confine tra il Messico e il Texas, ammassandosi nella cittadina di Del Rio.

L’amministrazione Biden è finita sotto accusa per aver ripreso i voli per riportare haitiani nell’isola dove la situazione socio-economico è estremamente difficile dopo il devastante terremoto, e le tensioni politiche sono state riacutizzate dall’assassinio la scorsa estate del presidente. Forte indignazione avevano poi provocato le foto che mostrano agenti di frontiera a cavallo che spingevano migranti, usando le redini e mo’ di frusta.

Nella sua lettera di dimissioni inviata al segretario di Stato, Antony Blinken, Foote critica con forza la decisione di avviare il rimpatrio di migliaia degli haitiani arrivati al confine, usando la controversa misura varata dall’amministrazione Trump, il title 42, che permette i rimpatri anche dei richiedenti asilo per la pandemia.

“Il popolo di Haiti – scrive il diplomatico di carriera che era stato nominato inviato lo scorso luglio – bloccato nella povertà, ostaggio del terrore, dei rapimenti, rapine e massacri da parte di gang armate e vessato da un governo corrotto, non può semplicemente sostenere il ritorno forzato di migliaia di migranti che non hanno cibo, riparo e soldi senza aggiungere una nuova, evitabile tragedia”.

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