Adriano Sofri: “Negli Usa Trump sta perfezionando un colpo di Stato”. Nel mirino anche i musei | Giornale dello Spettacolo
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Adriano Sofri: “Negli Usa Trump sta perfezionando un colpo di Stato”. Nel mirino anche i musei

Lo scrittore alla fiera “Testo” a Firenze: a Washington c’è un “potere dispotico”. La riflessione si intreccia con un saggio di Françoise Vergès contro “lo spirito coloniale” dei musei. Scotini: “Trump smantella i programmi di uguaglianza”

Adriano Sofri. Françoise Vergès. Donald Trump
Adriano Sofri al Gabinetto Vieusseux di Firenze per “Testo” 2025 (foto Stefano Miliani); Françoise Vergès (foto di Bachir Tayachi, 2024); Donald Trump da youtube
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Stefano Miliani Modifica articolo

15 Marzo 2025 - 11.11


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Che Trump stia cavalcando una forma di autoritarismo dove la democrazia rimane un abito vuoto, dove il più forte e il più ricco pretende il diritto di comandare, colonizzare e sfruttare, lo dicono le cronache, lo hanno rimarcato due incontri molto diversi tra loro a “Testo” 2025. Ha organizzato la fiera sul libro dei piccoli e medi editori tenuta a Firenze da venerdì 28 febbraio a domenica 2 marzo Pitti Immagine con la Stazione Leopolda, l’idea è della libreria Todo Modo.

Veduta della fiera del libro “Testo” 2025 alla Stazione Leopolda di Firenze. Foto Stefano Miliani

Nel primo incontro, tenuto al Gabinetto Vieusseux a Palazzo Strozzi, Michele Ciliberto, filosofo e storico della filosofia di primo piano, ha discusso con Adriano Sofri del suo nuovo saggio, fitto di spunti drammatici sul nostro presente oltre che studio profondo, “Il potere velato. Tirannide, eguaglianza, libertà da Tacito a Spinoza” edito da Laterza (280 pagine, 20 euro).
Il secondo appuntamento era alla Leopolda domenica 2 marzo, organizzato insieme all’Istituto francese fiorentino, intorno al libro “Il museo come campo di battaglia. Programma di disordine assoluto” della studiosa e femminista Françoise Vergès, pubblicato da Meltemi (295 pagine, 20 euro): in sala ne hanno parlato il direttore della collana editoriale Marco Scotini e Nadeesha Uyangoda, giornalista italo-srilankese, attivista, autrice di podcast e, tra l’altro, dell’illuminante libro “L’unica persona nera nella stanza” (66thand2nd Editore). A causa di un grave lutto familiare, purtroppo l’autrice ha potuto intervenire solo dalla Francia tramite una connessione video troppe volte saltellante.

Da sinistra, il filosofo Michele Ciliberto e Adriano Sofri al Gabinetto Vieusseux di Firenze per “Testo” 2025. Foto Stefano Miliani

Sofri: “Negli Usa si sta perfezionando un colpo di stato”.
Prendendo spunto dal saggio sulla tirannide di Ciliberto, nell’attuale presidente statunitense l’intellettuale e scrittore, intervenendo nell’austera Sala Ferri del Vieussux, Sofri vede un uomo attaccato al potere come Putin e, al contempo, un potere che si “svela”, “ostenta prepotenza” e vive un senso di “onnipotenza”. Non soltanto: anche per colpa di un Biden “così stolto da non preparare una candidatura” democratica alla presidenza nei tempi necessari, secondo Sofri negli Usa “si sta perfezionando un colpo di Stato sulla base della vittoria elettorale di Trump”.

La copertina de “Il museo come campo di battaglia. Programma di disordine assoluto” e l’autrice Françoise Vergès in una foto di Bachir Tayachi, 2024, tramite Meltemi editore

Scotini: “I musei Usa stanno smantellando i programmi su inclusività e uguaglianza”.
Lo spettro trumpiano si è palesato anche nell’affollatissima Leopolda. Qui Marco Scotini, il direttore della collana “Geoarchivi” di Meltemi in cui è inserito il saggio della Vergès, constata: “Credo che nel libro ci sia una attualità su quello che succede nel mondo: penso all’America di Trump e allo smantellamento dei programmi su differenze, inclusività e uguaglianza che erano stati istituiti nei musei americani”. Esatto.  

Veduta della fiera del libro “Testo” 2025 alla Stazione Leopolda di Firenze. Foto Stefano Miliani

Françoise Vergès: “Il museo universale ha una gerarchia sociale razzista.
La studiosa e attivista imposta un discorso complesso e radicale. Se si può estrapolare un dettaglio da una argomentazione profonda, Françoise Vergès critica alla radice il modello di museo universale rappresentato dal Louvre. Lo contesta perché, sostiene, queste istituzioni rispecchiano precisi schemi ideologici e di classe.
Non per niente dal suo schermo in Francia evidenzia un fattore di solito ignorato e “legato alla gerarchia sociale: come mai le donne delle pulizie non vengono trattate con rispetto? Molto spesso sono identificabili dalla razza, le persone passano loro accanto e non le guardano. La loro funzione è solo quella lasciare il museo pulito. Che è un’istituzione con una gerarchia sociale a volte razzista e non ha un’economia neutrale. Ci sono questioni che riguardano gli stipendi e anche il reclutamento va rimesso in discussione. La struttura stessa del museo è appoggiata nelle radici a uno spirito coloniale: si potrà provare a rendere il museo più inclusivo, più aperto, ma non se ne cambierà la natura iniziale”.

Visitatori in coda per il entrare al Louvre. Fonte Wikimedia Commons

“Razzismo, violenza di genere e di classe”.
In appendice al battagliero volume in un’intervista al ricercatore Duccio Scotini, Françoise Vergès reclama di schierarsi “a favore di tutte le lotte per la giustizia sociale, la giustizia razziale e la giustizia di genere all’interno del museo universale occidentale”. Ancora: “C’è razzismo, c’è violenza di genere e violenza di classe. Dobbiamo lottare contro queste forme di oppressione …”.
L’amministrazione Trump vuole rafforzare il concetto del predominio di chi ha potere e ricchezza, meglio se è bianco. Nei muse e non solo lì. Riaffiora allora un pensiero manifestato da Sofri sollecitato dal libro di Ciliberto e che rimanda a Trump: “A volte il potere dispotico può diventare così sicuro di sé da agire allo scoperto”. “Potere dispotico” dunque: il concetto è chiaro.

Veduta della fiera del libro “Testo” 2025 alla Stazione Leopolda di Firenze. Foto Stefano Miliani

Il segnale del pubblico.
L’edizione 2025 di “Testo” con più di 200 appuntamenti e 176 case editrici Pitti Immagine ha contato più di 12mila persone. Un pubblico garbato attento e curioso: un risultato eccellente, un bel segnale verso i libri, la cultura, le riflessioni sul nostro tempo. Viene da aggiungere allora una domanda: perché non estendere l’ingresso gratuito dai 12 anni fino ai 18?

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