Sul poggio che svetta sulla stupenda vallata ai piedi del brullo e imponente Monte Vettore Castelluccio di Norcia è, nel suo nucleo storico, in gran parte annientato dal terremoto del Centro Italia del 2016. Di numerose case restano macerie, altre sono inagibili. Tuttavia rispetto a un paio di anni fa alcuni edifici sono in ricostruzione, qualche gru c’è, non tutto è fermo.
È appena avviato, e partirà più compiutamente in primavera, il cantiere per u intervento altamente innovativo che vuole rendere il futuro centro abitato resistente ai terremoti isolandolo dalle scosse attraverso una enorme piastra antisismica sotterranea vasta seimila metri quadri. Gli esercenti, che vengono quasi tutti da Norcia e tengono su l’economia locale insieme ai pochissimi edifici in grado di alloggiare turisti: oscillano tra l’essere disillusi, scettici, fiduciosi ed è comprensibile come siano stanchi di aspettare dopo otto anni dal sisma. Non tutti si dicono a conoscenza di quel progetto nonostante il Comune norcino abbia tenuto incontri pubblici per informare i cittadini.
Cos’è la piastra antisismica. Il progetto, certo complesso, porta la firma di due professori del dipartimento di ingegneria civile dell’università di Perugia: l’ingegner Marco Mezzi, l’architetto Paolo Verducci e quanto riferiamo scaturisce da una semplificazione dei colloqui con i due progettisti.
Si tratta di costruire una piastra sotterranea in cemento armato dentro il colle sulla quale poggerà il centro storico una volta ricostruito. Degli “isolatori sismici” in materiali speciali avranno meccanismi di scorrimento per fare da filtro tra la piastra e il terreno: lo scopo è isolarla dai movimenti tellurici in modo che le oscillazioni raggiungano in forma molto più debole, più lenta, le case soprastanti. Il terreno sotto gli edifici vibrerà ma non distruggerà.
Un progetto all’avanguardia e per un borgo intero. Tecniche simili sono state già adottate, in Giappone per esempio, e lo spunto viene da un progetto per un hotel a Tokyo che propose un secolo fa un grande dell’architettura modernista, Frank Lloyd Wright. Qui per la prima volta al mondo si estende l’operazione a un borgo intero. E chi passeggerà per il futuro paese non vedrà nulla di strano perché il programma è ricostruire le case secondo la formula “com’era dov’era”, nell’esterno e nei rivestimenti ma con tecnologie antisismiche aggiornate.
Un museo del terremoto. Rispetto ad altre piastre antisismiche, invece che su un piano orizzontale questa viene installata su un colle dalla forte pendenza per cui sarà a gradoni, una decina, su piani diversi. In alcune zone avrà uno spazio di tre-quattro metri e l’intento è di renderlo visitabile per una sorta di museo su cosa è accaduto e accade con il terremoto. Il cantiere vero e proprio partirà in primavera (d’inverno qui nevica) e una centrale per il betonaggio del calcestruzzo riciclerà anche materiale di scavo in modo da evitare che il passaggio di centinaia di camion infranga la pace della piana.
“La ricostruzione è partita”. “Certo, il cantiere sarà invasivo e avrà tantissimi lavoratori – dichiara il sindaco di Norcia Giuliano Boccanera, la cui moglie è di Castelluccio con la casa colpita dal sisma – Abbiamo informato tutta la popolazione con tanti incontri”. Il sindaco stima tre-quattro anni di lavori per la piastra e rivendica: “Abbiamo circa 2500 decreti finali di ricostruzione la quale, per noi, è partita completamente, ci sono cantieri dappertutto. Ci vuole tempo, solo che fino al 2019 non si era mosso nulla tranne che con l’emergenza all’inizio”.
Buttati via tre anni prima di Legnini e Castelli. La svolta è arrivata con Giovanni Legnini, commissario del sisma 2016 dal 2020 al 31 dicembre 2022, uomo Pd, con un’azione proseguita dal successore, il senatore di FdI Guido Castelli nominato dal governo Meloni l’11 gennaio 2023.
Boccanera conferma i tempi del cambio di passo: “Sì”. E spiega: “Sia Giovannini che Castelli sono stati sindaci, conoscono la vita vera, sono pratici. Prima di loro si sono buttati via tre anni”. L’ingegner Gianluca Fagotti è responsabile unico degli appalti (il “Rup”) e dirigente dell’ufficio speciale della ricostruzione della Regione Umbria: alla domanda su quando prevede che i lavori per tutto il borgo saranno conclusi risponde il 2028, salvo le rifiniture dei singoli privati.
I negozianti tra fiducia e scetticismo: “è passato troppo tempo”. Tra le case e i baracchini lungo la via in un luogo dal paesaggio di struggente bellezza chiedendo ai negozianti e agli abitanti un giudizio sulla ricostruzione le risposte denotano spesso scetticismo.
Carmela, 56 anni, lavora in un bar-alimentari dal 2016 e abita a Norcia, a una trentina di chilometri di distanza: “In otto anni è stato ricostruito poco o niente, ora è importante lavorare. In alcuni giorni non sale nemmeno una macchina, se nevica qualcuno viene a ciaspolare. La sensazione? C’è stata tanta lentezza. Se ho fiducia? Sì, se si comincia, ma è passato troppo tempo”.
La sua collega Bleona, macedone 22enne e qui da tre anni, come quasi tutti gli esercenti abita a Norcia: “La penso come Carmela. Speriamo in un futuro migliore perché è Castelluccio è meraviglioso. Turisti? Con la fioritura e fino a Ferragosto ne arrivano parecchi, dopo meno”.
“Se passano vent’anni alla fine ne avrò troppi”. A metà settembre turisti, alcuni in camper, molti motociclisti, qualche ciclista, si prendono una pausa sul dosso tra le case e i baracchini, si ristorano e le offerte culinarie sono notevoli. I salumi, le lenticchie e i formaggi da queste parti sono una delizia, né mancano i tartufi.
Augusto Novelli, 63 anni, ha un negozio di un bar, alimenti e souvenir. “Con la ricostruzione qui siamo indietro, ci vorranno come minimo quindici anni per i lavori. Questo paesetto muove una bella economia e non potevamo stare fermi otto anni, ci si è messo pure il Covid. Spero vadano avanti, ho una certa età, se passano altri venti anni sto a posto (lo dice con un’amara ironia ndr). Non so niente del progetto. Sono di Norcia, dove la ricostruzione è avanti, ma lì la mia attività di salumi è andata distrutta”.
“La ricostruzione? In ritardo”. Patrizio, 65enne, vende prodotti locali. “Sono di Norcia e lavoro qui, nel terremoto ho perso mia moglie. Tocca rimboccarsi le maniche”. La ricostruzione? “Male, troppo lenta per la burocrazia”.
In un’altra attività commerciale Giovanna (nome di fantasia su sua richiesta) alla domanda risponde: “La ricostruzione è nettamente in ritardo. Se ci avessero lasciato fare le case come fu dopo il terremoto del 1997 avremmo ricostruito noi e poi lo Stato ci aiutava, invece non ci fanno fare niente”. Del progetto antisismico cosa pensa? “Ho 60 anni, se sarà pronto tra 20 avrò 80 anni, non mi servirà. Avrò 512 euro di pensione al mese, basterà una visita dal cardiologo per giocarmela”. Di dove viene? “Sono di Castelluccio, ma siamo rimasti in pochi”.
“Speriamo la pianta antisismica funzioni”. Conclude il giro di pareri Romolo Coccia, 66 anni, con furgoncino-baracchino e panini dal profumo molto invitante: “Sono nato a Castelluccio, venne la levatrice in casa, ora abito a Norcia. Otto anni per ricostruire sono troppi, ancora non si vede una via d’uscita. La piastra antisismica? Ci hanno illustrato il progetto, speriamo funzioni: non sono un tecnico in grado di stabilire se è buono”. Che impressione ha? “Credo sia giusto per la sicurezza, ma fino a che punto rispetteranno i tempi? Sono comunque fiducioso: sul turismo Castelluccio è imbattibile, nonostante tutte le avversità si va avanti. Però prima del terremoto qui avevamo 80 posti letto, ora sono pochissimi. Bisogna velocizzare per aumentarli e far tornare la gente”.