Terremoto 2016: “San Benedetto è il simbolo di Norcia: così la ricostruiamo con nuove tecnologie” | Giornale dello Spettacolo
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Terremoto 2016: “San Benedetto è il simbolo di Norcia: così la ricostruiamo con nuove tecnologie”

Viaggio nel cantiere della basilica distrutta il 26 ottobre 2016. L’architetto Vanessa Squadroni e il soprintendente del sisma Paolo Iannelli spiegano le tecniche di ricostruzione, le scoperte e perché la chiesa sarà molto più resistente. Con fotogallery

Terremoto 2016: “San Benedetto è il simbolo di Norcia: così la ricostruiamo con nuove tecnologie”
Norcia, la basilica di San Benedetto in ricostruzione, settembre 2022. Foto Stefano Miliani
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Stefano Miliani Modifica articolo

13 Ottobre 2022 - 10.49


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Una rete di tubi innocenti ingabbia San Benedetto a Norcia
Il 26 e poi il 30 ottobre 2016 le scosse del sisma iniziato il 24 agosto ad Amatrice colpirono duro, in Valnerina. A Norcia insieme alle case e alle altre chiese sventrarono il tetto, le pareti, la navata, di San Benedetto lasciandola a cielo aperto …  Già. Dalla piazza con il santo benedicente la basilica del borgo nella Valnerina sembra un groviglio di ponteggi: in quel reticolo muratori, tecnici, architetti, ingegneri, procedono spediti nella ricostruzione della chiesa-simbolo del borgo umbro: per fare un esempio, il muro del “Portico delle misure”, sul fianco destro guardando la facciata, da franato che era è stato già alzato di cinque metri e con il suo bel portale gotico.
Siamo al primo lotto dei lavori, quello più complesso per recuperare la struttura architettonica, mentre il secondo lotto interesserà il restauro delle decorazioni e gli impianti. Si procede di buon passo: la ricostruzione è a uno stadio perfino più avanzato di quanto ci si potrebbe immaginare da un cantiere simile avviato nel dicembre 2021.

Norcia, la basilica di San Benedetto in ricostruzione, settembre 2022. Foto Stefano Miliani

L’ingegnere Iannelli e l’architetto Squadroni fanno da guida
Nel sole morbido di una tiepida fine di settembre tra una verifica, pratiche, scambi di pareri tra colleghi, l’odore della polvere, il via vai degli operai, fanno da guida nel cantiere due tecnici: Paolo Iannelli, ingegnere, è soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma 2016, vale a dire Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, e responsabile del progetto per San Benedetto; Vanessa Squadroni, direttore dei lavori, è architetto della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. La riapertura è prevista nel 2025.

Norcia, la basilica di San Benedetto in ricostruzione, settembre 2022. Foto Stefano Miliani

Altre chiese di Norcia aspettano, ma i riflettori puntano su San Benedetto
Altre chiese del centro storico una volta messe in sicurezza sono ferme: San Francesco, Santa Rita o della Misericordia, la concattedrale di Santa Maria Argentea, Sant’Agostino. Il museo della Castellina nella piazza è chiuso, tuttavia è sulla basilica che tutti gli occhi sono puntati. Perché Norcia senza San Benedetto non sembra Norcia.
L’arduo dilemma era: come ricostruirla? Creare un’architettura contemporanea come aveva proposto monsignor Boccardo, arcivescovo della diocesi di Spoleto e Norcia? Una commissione nominata dal Ministero della Cultura e presieduta da uno storico dell’arte quale Antonio Paolucci ha indicato la direzione: la basilica va ricomposta com’era nell’impianto settecentesco, quello pre-terremoto 2016, recuperando quanto più possibile, e adottando criteri antisismici all’avanguardia.
Va infatti ricordato l’edificio risaliva alla fine del XIV secolo ma la chiesa era stata in gran parte ricostruita dopo due terremoti del ‘700 e aveva subito altri rimaneggiamenti fino al ‘900: non era più quell’edificio medioevale come molti credevano.

L’architetto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria Vanessa Squadroni e l’ingegnere e soprintendente speciale del sisma 2016 Paolo Iannelli nel cantiere di San Bendetto a Norcia. Foto Stefano Miliani

Le pietre originarie e le foto dei cittadini
“Abbiamo ricostruito la cripta nella sua conformazione architettonica con la volta in muratura, abbiamo ricollocato i pilastri nella navata, siamo arrivati a cinque metri d’altezza delle pareti, abbiamo ricomposto fedelmente con le pietre originarie il portale e l’arco gotico”, esordisce Iannelli. Nel cantiere, davanti all’edificio, stazionano molte pietre numerate: sono quelle della chiesa recuperate e numerate una a una dopo quel drammatico autunno 2016 per essere reimpiegate. “Prima simuliamo la posizione a terra delle pietre – interviene Vanessa Squadroni – poi le ricomponiamo nel punto esatto”.
Le foto della chiesa com’era, fornite anche dai cittadini, si dimostrano utilissime per posizionare quelle pietre. “Le usiamo per capire alcuni dettagli e per comprendere quali elementi sono vissuti come identitari: se gli abitanti hanno fotografato un certo angolo vuol dire che ha un valore per la comunità”, dice Iannelli.

Norcia, la basilica di San Benedetto in ricostruzione, settembre 2022. Foto Stefano Miliani

“Non basta ricostruire, bisogna ricostruire bene”
Ai primi di novembre 2016 i cumuli di macerie superavano i quattro metri, le nuove scosse proseguite peraltro fino al gennaio 2017 rendevano tutto più complicato. Con tre anni mezzo di lavoro e due milioni di euro stanziati dal Ministero della cultura queste macerie, per la gran parte materiale storico, sono state recuperate, selezionate e catalogate.
Negli anni passati sono fioccate polemiche, a Norcia, perché i cittadini vedevano che il cantiere di San Benedetto non decollava. “Quando si parla di ritardi non si sa che ricostruire la basilica significa prima ricomporre tutti gli elementi, rendere stabile quanto è pericolante e permettere alle ditte di lavorare. Il processo era già iniziato. Perché non basta ricostruire, bisogna ricostruire bene”, risponde Iannelli.
D’altronde, ricorda Vanessa Squadroni, i crolli hanno riservato anche qualche sorpresa: nella parete sinistra con la facciata alle spalle è venuto alla luce un affresco inedito di tardo ‘400 e i tecnici hanno riportato a vista una successiva nicchia cinquecentesca affrescata.

Norcia, particolare d’affresco della basilica di San Benedetto da una foto esposta sui pannelli del cantiere. Foto Stefano Miliani

La cripta nel 2016 pareva irrecuperabile
Crollando il campanile aveva frantumato il tetto della cripta e occupato l’intero transetto. Invece questo ambiente sotterraneo è stato ricostruito e pare quasi un miracolo: le volte sono ricomposte secondo lo schema originario dettato dalla posizione delle colonne ricollocate al loro posto, come chiarisce Vanessa Squadroni. Anche altre zone come quella dell’altare che parevano perdute con il restauro vengono recuperate.

Norcia, le pietre originarie e recuperate della basilica di San Benedetto pronte per essere installate. Foto Stefano Miliani

Materiali tradizionali e una nuova resistenza sismica
Gli operai e i tecnici lavorano seguendo mappe, disegni, istruzioni e una logica tanto imperscrutabile a un profano quanto minuziosa. Ancora Vanessa Squadroni fa sapere che usano materiali tradizionali ma migliorandone la capacità resistente e usando mattoni del tipo fatti a mano: “San Benedetto non avrà più una muratura a sacco povera e incoerente come prima: riduciamo al massimo la sua vulnerabilità”. Una precauzione indispensabile: l’Appennino centrale è tra le zone più sismiche d’Italia.
La muratura portante ha mattoni dionizzati, precisa l’architetto della soprintendenza umbra. Cosa sono? Detto in termini rozzi, sono mattoni disposti secondo schemi ben determinati con marchingegni metallici e incatenati a quelle pietre che vedremo sui muri: vengono collocati in punti nodali per la stabilità delle murature e possono reggere forti oscillazioni sismiche con gradi di resistenza decisamente molto alti.

Norcia, la basilica di San Benedetto in ricostruzione, settembre 2022. Foto Stefano Miliani

Tecniche moderne con regole antiche
“Un cantiere antico è più complesso di uno moderno – ricorda Vanessa Squadroni – Noi applichiamo tecniche moderne e le regole dell’arte della muratura a una costruzione tradizionale”. Con il primo lotto tecnici e operai ricostruiscono anche il campanile, la copertura della chiesa e le pareti. L’obiettivo è finire entro la primavera del 2024, se possibile entro il 2023.
Valga annotare quanto impegno e dedizione riversano Iannelli e Squadroni con l’intera squadra in questo cantiere pulsante, con quale orgoglio rimarcano l’uso delle tecniche più innovative: consapevoli del loro compito, sono determinati.

Legnini: “Questo cantiere è un riferimento”
Sui lavori in corso interviene il commissario straordinario del sisma 2016, Giovanni Legnini che a globalist.it dichiara: “La basilica di San Benedetto di Norcia, da simbolo della distruzione con il drammatico crollo dell’ottobre 2016, ora è a tutti gli effetti uno dei simboli della ricostruzione del Centro Italia, con un cantiere che rappresenta un punto di riferimento per l’applicazione delle tecniche ricostruttive e di restauro, grazie alle quali sarà possibile riportare al pieno splendore e a un nuovo e avanzato livello di sicurezza sismica, questo sito culturale di rilevanza internazionale”.

Norcia, la basilica di San Benedetto prima del terremoto in una foto esposta sui pannelli del cantiere. Foto Stefano Miliani

I costi
Il primo lotto costa 7,5 milioni di euro: 4,4 milioni vengono dai fondi comunitari Pr Fesr 2014-2020 della Regione Umbria, gli altri 3,1 dal Fondo per la ricostruzione gestito da Legnini. Il secondo lotto da 4,5 milioni è sponsorizzato dall’Eni e dovrebbe durare due anni. Totale della spesa prevista: 12 milioni.
Intanto in piazza in un gruppo di turisti qualcuno fotografa da lontano lo scheletro dei ponteggi, qualcuno osserva la gru e le foto nei pannelli esterni del cantiere, altri scattano gli immancabili selfie sotto la statua di San Benedetto. La chiesa del patrono d’Europa sta tornando.

Norcia, la pianta della basilica di San Benedetto in una foto esposta sui pannelli del cantiere. Foto Stefano Miliani

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