Sparta Praga-Lazio, quei cori razzisti non raccontati dal Giornale Radio Rai | Giornale dello Spettacolo
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Sparta Praga-Lazio, quei cori razzisti non raccontati dal Giornale Radio Rai

Non vedo, non sento, non parlo: è questa la politica in casa del Giornale Radio Rai sui vergognosi ululati razzisti da parte dei tifosi della Lazio in Europa League.

Sparta Praga-Lazio, quei cori razzisti non raccontati dal Giornale Radio Rai
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11 Marzo 2016 - 09.10


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di Adelmina Meier

Giornale Radio Rai della mezzanotte. Il giornale si chiude con lo sport. Da Praga, l’inviato racconta l’incontro tra [url”Sparta Praga e Lazio”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86234&typeb=0&europa-league-lazio-prezioso-pareggio-in-casa-dello-sparta[/url], giocata in serata. Nel racconto dell’inviato, tutte ( o meglio, quasi tutte ) le note di cronaca, il goal dello Sparta, il pareggio della Lazio, la speranza che il pareggio estermo spiani la strada alla fase successiva della squadra italiana in Europa League. E i cori razisti al calciatore di colore Costa, dello Sparta? E la sospensione della partita decisa dall’arbitro per gli ululati razzisti? E l’invito degli altoparlanti per zittire i cretini degli spalti? E le sanzioni che attendono la nostra squadra? Niente di questo nel servizio dell’inviato. Finito ilo servizio da Praga, solo una notizia in uscita, dallo studio. Una sorta di “pecetta” che ha fatto risaltare ancor più l’assenza di un elemento di cronaca fondamentale. Anche nei titoli che avevano aperto il Giornale radio RAI, non una parola sugli insulti razzisti.

Pensare che un coro razzista all’interno dello stadio sia solo “un brutto episodio” a margine dell’evento sportivo è un’idea mortale per lo sport; un colpo alla ricostruzione di quel senso civico che manca nei nostri stadi, in campo e nelle gradinate; un danno al giornalismo sportivo che in queste ore raccoglie anche critiche, a volte giuste, a volte ingenerose. Per sostenere che siano sempre e tutte ingenerose, bisogna mettersi in regola e considerare centrali ” i brutti episodi”. L’omissione, anche dell’indignazione, finisce col farsi complice di una violenza che oggi è verbale, domani qualcosa in più. E non solo in gradinata. Il silenzio sdogana.

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