Francesco Guccini fa 80 anni. Monsignor Zuppi: “Cerchiamo l’uomo vero” | Giornale dello Spettacolo
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Francesco Guccini fa 80 anni. Monsignor Zuppi: “Cerchiamo l’uomo vero”

Il cantautore e scrittore festeggia a cena con la moglie. La lettera del cardinale di Bologna sull’Osservatore Romano cita “L’avvelenata” e “Dio è morto”. I video

Francesco Guccini fa 80 anni. Monsignor Zuppi: “Cerchiamo l’uomo vero”
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13 Giugno 2020 - 17.57


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Domenica 14 giugno raggiunge gli 80 anni Francesco Guccini. Che all’Ansa ricorda di essere nato a Modena “quattro giorni dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale” e di essere il primo in famiglia a toccare tale bel traguardo. “Ho ricevuto tante telefonate dai miei amici, ho avvertito davvero un grande affetto e non posso che esserne lusingato”. Niente festeggiamenti, il cantautore – scrittore resta nel suo borgo sull’Appennino, Pavana, andrà a cena con sua moglie e dove passerà l’estate. “D’altronde il momento che stiamo vivendo, questa assurda pandemia, non ci permette di fare diversamente”.

Tra gli auguri lo avranno colpito quelli del cardinale di Bologna Matteo Zuppi che in una lettera pubblicata dall’Osservatore Romano ricorda i valori comuni e l’amicizia tra il musicista e il prelato: “Ecco perché ci siamo incontrati Francesco: stiamo insieme alla ricerca dell’uomo, dentro di noi e fuori di noi, dell’uomo vero che irragionevolmente e anche misteriosamente vuole vivere bene, che cerca la giustizia, che non si rassegna. Insomma ‘dati causa e pretesto’ hai fatto bene a tirare avanti, a raccontare tante cose per chi vuole ascoltare”, dice Zuppi citando un verso da una delle canzoni più belle, e particolari, di Guccini, L’Avvelenata.

“Ecco, in questa bellissima storia che è la vita, l’amicizia penso contenga tanto di quel mistero di Dio che hai cantato che dopo tre giorni risorge e che continua a morire ‘ai bordi delle strade, nei campi di sterminio, coi miti della razza, con gli odi di partito’ “, dice ancora monsignor Zuppi e qui cita quella canzone Dio è morto del 1967 che fu reinterpretata magicamente anche dai Nomadi, che paradossalmente la Rai censurò mentre trasmise proprio Radio Vaticano.

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