di Giordano Casiraghi
Una storia dell’Italia attraverso la cronaca, la politica e il costume, ma soprattutto le canzoni. Ci ha pensato Umberto Broccoli nel suo libro «Questa è la storia. Cinquant’anni di storia italiana attraverso le canzoni» (Bompiani, pp. 527, 30 €).
Si comincia dal 1938, in odore di dittature, con «Fiorin fiorello» e «Faccetta nera», ma anche «Vivere», scritta da Cesare Andrea Bixio, tutte per la voce tenorile di Carlo Buti. E Broccoli ricorda quegli anni di fascismo, prossimi alla guerra, dove si canta «Oggi che magnifica giornata» e «Non dimenticare le mie parole». Seguono canzoni slogan come «Vado vinco e torno» e siamo sempre nel 1938 quando Hitler arriva a Roma accolto da ovazione generale, mentre Ettore Scola ricorda quel giorno con il film «Una giornata particolare». Arrivano le calze in nailon e subito viene composto il motivo «Ma le gambe». È quello un anno in cui arrivano precise regolamentazioni e il regime fascista impone il «voi» anziché «lei», così un giornale che aveva quel nome tocca cambiarlo in «Annabella». Ai giornali vengono fornite indicazioni su come comportarsi, per esempio veniva riferito di non interessarsi mai di Einstein perché ebreo, oppure mai mostrare a terra il campione di pugile Carnera. Nell’estate del 1938 vengono anche varate le leggi razziali e inizia l’uscita del quindicinale «La difesa della razza».
Si passa al 1948, l’Italia cambia pagina e sceglie la repubblica alla monarchia, viene messa in circolazione la Vespa, e subito dopo la Lambretta, così Natalino Otto canta «Ti porterò sul Cucciolo». Tanta storia nel capitolo 1948-1957, con De Gasperi e Togliatti, ma ecco che la canzone torna alla ribalta, cominciando dal Festival di Sanremo che nel 1951 incorona Nilla Pizzi con «Grazie dei fiori», ma quello è anche l’anno di «Malafemmena» di Totò, mentre entrano in scena l’orchestra di Gorni Kramer e il Quartetto Cetra, poi Nilla Pizzi replica il successo con «Vola colomba».
Dal 1955 parte «Lascia o raddoppia», il grande quiz settimanale del giovedì, poi nel 1958 Domenico Modugno allarga le braccia e canta «Volare» al Festival di Sanremo e già si ascoltano nuovi sussulti canori. La tipica canzone melodica all’italiana non regge il confronto con la freschezza di certe novità. Da oltre oceano Paul Anka riempie il mondo con le note di «Diana», mentre Renato Carosone, cavalcando l’avvento dell’era del petrolio canta «Caravan petrol». E «Domenica è sempre domenica» è la sigla del «Musichiere» di Mario Riva, il tutto mentre Federico Fellini va filmando «La dolce vita».
Gli anni Sessanta bussano alla porta, scompaiono Fausto Coppi e Fred Buscaglione, ma anche il Mario Riva del «Musichiere», a causa di un incidente durante le prove di un suo spettacolo. Con «Tintarella di luna» fa breccia Mina che si fa notare anche come brava conduttrice in radio con «Gran gala». La televisione lancia il varietà: a «Studio Uno», in una delle tante belle foto che accompagnano gli scritti si notano Don Lurio attorniato dalle «stratosferiche» Gemelle Kessler e Mina.
Il libro procede tenendo insieme la politica, lo svago e la musica (Segni è eletto anche con i voti della destra – il Milan vince lo scudetto – Rita Pavone canta «La partita di pallone»). Broccoli è un maestro nella narrazione ad ampio raggio. Ancora oggi lo si vede in televisione a discorrere di cose che riguardano il costume e lo spettacolo abbinato alla storia.
Fine esperto di canzoni, Broccoli le ha sapientemente usate per colorare la sua magnifica trasmissione radiofonica «Con parole mie», andata in onda dal 1999 al 2014. Il libro va avanti, fino al 1988, tra storie e aneddoti accompagnate dalle canzoni come «Fisiognomica» e «E ti vengo a cercare» di Battiato, oppure «Perdere l’amore» di Massimo Ranieri che vince al Festival di Sanremo.