Lei è diventata l’icona dei sovranisti, con tanto di Salvini che la elogiava sui social fino a scomodare la parola ‘onore’.
Dalla sua dimora Svizzera ha spesso e volentieri pontificato contro i migranti e rilanciato fake news come in occasione dell’attentato jihadista di Barcellona, quando si mise in giro la voce che gli ambulanti stranieri (evidentemente complici) si erano allontanati in precedenza dalle Ramblas.
Ora Rita Pavone tornerò a Sanremo e proprio in questi giorni si scopre che ha portato in Svizzera anche la sua etichetta discografica:
Lo ha raccontato Mario Gerevini sul Corriere Economia; “La società che incassa i guadagni e i diritti della sua attività si chiama «Nel mio piccolo» ed è intestata («socia e gerente») a «Rita Ori Filomena Merk-Pavone, da Breggia, in Morbio Superiore». Cioè sempre lei (Merk è il cognome del marito Ferruccio, in arte Teddy Reno) ma nella puntuale e burocratica completezza dell’anagrafe societaria. Svizzera anche quella. Breggia infatti è un comune del Canton Ticino, Morbio una sua frazione (3 chilometri dal confine, poco di più da Como) e dunque la società è di nazionalità elvetica. La sede è sempre a Morbio, presso i figli della coppia, Alessandro e Giorgio Merk, quest’ultimo tra l’altro, autore del pezzo che l’ex Gianburrasca canterà all’Ariston”
Quanto alla contraddizione tra i suo sovranismo e la scelta elvetica, Rita Pavone aveva già detto: “Sono profondamente italiana: vivo in Svizzera, come Mina, De Benedetti o Tina Turner, e ho il doppio passaporto, ma le mie radici sono in Italia. Mi preoccupo del mio Paese anche se non ci vivo. Se questo è essere sovranisti… I mie genitori sono sepolti in Italia, sono legata alla mia città, Torino, e tifo Juventus”,
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