Mario Lavezzi: «Bravi i rapper ma non diventeranno evergreen» | Giornale dello Spettacolo
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Mario Lavezzi: «Bravi i rapper ma non diventeranno evergreen»

Il musicista celebra 50 anni di carriera con il triplo cd “E la vita bussò” e un tour da gennaio. Qui parla di Lucio Battisti, di quella volta con gli Area, di Gianni Morandi …

Mario Lavezzi: «Bravi i rapper ma non diventeranno evergreen»
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1 Dicembre 2019 - 19.29


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di Giordano Casiraghi

Un album e un tour per raccontare e documentare cinquant’anni nella musica. Mario Lavezzi ha presentato il tutto in uno show case allo Spirit de Milan alla presenza di operatori e amici, al discografico Mario Limongelli che ha licenziato per l’occasione una confezione formato ellepì contenente 3cd, un album fotografico e un 45 giri che fotografa uno dei momenti più belli, ovvero sull’auto insieme ai Camaleonti nella sfilata del Cantagiro. Fianco a lui Livio Macchia che era presente a salutare il vecchio compagno di avventure. Il tutto assume il titolo di “…e la vita bussò” e di storie di raccontare Mario Lavezzi ne avrebbe per scrivere un intero libro. Infatti, si sta già provvedendo e a curarlo sarà Luca Pollini presente allo show case. Lo avevano annunciato già a gennaio durante la partecipazione a «Oltre i 70», la trasmissione settimanale di Radio Popolare.

Un traguardo importante per uno degli artisti più stimati del panorama musicale con una storia singolare e unica in Italia. Autore, produttore, cantautore, paragonabile ad altri grandi della canzone come Quincy Jones e Burt Bacharach.
Già allo show case l’artista ha messo in mostra quello che sarà lo spettacolo teatrale che sta preparando. Coadiuvato dal gruppo Pop Deluxe che ha fatto gavetta nella riviera romagnola, dove spicca la voce di Cristina Di Pietro che gli darà man forte nei duetti. In uno di questi, durante lo show case, è intervenuta Giulia Fasolino, che Lavezzi aveva prodotto come Giulia Combo.

In tour da gennaio
Saranno cinque gli appuntamenti dal vivo con il pubblico: l’anteprima è fissata per il 18 gennaio a Cagli (Pesaro e Urbino) al Teatro Comunale; poi il 20 gennaio a Milano, Teatro Dal Verme; il 24 gennaio a Bologna, Teatro Duse; il 28 gennaio a Roma, Auditorium Parco della Musica; e il 31 gennaio a Torino, Teatro Colosseo.
Tante le canzoni che Lavezzi farà ascoltare in un percorso musicale che parte dagli anni Settanta, con la consapevolezza di aver vissuto momenti molto significativi della nostra musica: quelli con Lucio Battisti e Mogol; gli anni e le canzoni con i Camaleonti, i Flora Fauna e Cemento e Il volo, supergruppo che aveva in formazione Gianni Dall’Aglio, Vince Tempera, Alberto Radius, Gabriele Lorenzi e Bob Callero. Tra i successi non mancheranno “E La Luna Bussò”, “In Altomare” (Loredana Berte’); “Vita” (Lucio Dalla e Gianni Morandi); “Stella Gemella” (Eros Ramazzotti); “Varietà’” (Morandi); “Non Scendo”, “Io No”, “E’ Tutto Un Attimo”, “Eclissi Totale” (Anna Oxa); “Succede”, “Dolcissima”; “Torneranno Gli Angeli” (Fiorella Mannoia); “Stella Nascente”, “Insieme a Te”, “Piccoli Brividi” (Ornella Vanoni), “Avanti Cosi” (Eros Ramazzotti). Tra una canzone e l’altra l’artista offrirà spiegazioni e aneddoti, come quella che riguarda “Vita”, presentando la versione originale che aveva come titolo “Cara”. Fu Lucio Dalla a cambiare il titolo.
La regia dello spettacolo è affidata a Duccio Forzano, i testi dei racconti sono stati elaborati con Danilo Vizzini e Marzia Turcato, arricchiti da filmati e immagini esclusive che Lavezzi ha trovato e approfondito con l’aiuto dello scenografo Giuseppe Ragazzini.

Mario, da uno che ha vissuto decenni di musica e cultura irripetibili. Come vede la situazione attuale sul fronte musicale?
Non c’è paragone. Oggi va tanto il rap e la trap, ma personaggi come Fabri Fibra, Ghali e Gué Pequeno, pur bravi, non diventeranno ever green, non entreranno mai nella scaletta delle orchestre o di chi fa piano bar. Noi siamo cresciuti in qualche gruppo o orchestra e questo significava dover imparare dai cento ai duecento brani che ogni sera dovevi presentare al pubblico delle balere o dei night. Iniziavi alle 21 e finivi alle 2 di notte. La nostra scuola è stata quella.
E le tante collaborazioni, stare vicino a uno come Lucio Battisti, che significato assume oggi?
Alla Numero Uno si era creata una sorta di Factory dove si incontravano artisti di ogni tipo. A quei tempi ero nei Flora Fauna e Cemento e ruotavamo attorno a Mogol e Battisti. In più i due avevano avviato lo studio di registrazione Il Mulino ad Anzano al Parco e anche lì abbiamo passato del tempo. Io poi ero entrato ne Il Volo, gruppo che ha cavalcato l’onda del pop italiano. Oggi Battisti è ancora amatissimo anche dai più giovani, lo si è visto quando anche le sue canzoni si sono rese disponibili su Spotify.
Ricordo che avete perfino fatto un tour insieme agli Area organizzato da Re Nudo. Che c’entravate voi con quel tipo di situazione?
Infatti, forse c’entravamo poco, ma la Rca che ci appoggiava aveva siglato un accordo anche economico con Re Nudo. Non ci siamo mai schierati, però chi non lo faceva veniva bollato. Quella tournée è stata comunque importante, per capire e relazionarci con un mondo che non era certo quello che frequentavamo abitualmente. La serata iniziava con audiovisivi di Re Nudo, filmati sul Vietnam, poi seguiva La Comune di Paolo Ciarchi, quindi Musica Free, vale a dire chiunque poteva andare sul palco e suonare. Una mezz’ora andava via così, preludio agli Area con “Lobotomia” e alla fine toccava a noi, con una proposta certamente in linea con la musica corrente, ma anche con melodia e armonia. Ci urlavano di tutto. Così sono andato da Valcarenghi per chiedere un cambio si scaletta, noi prima degli Area che avrebbero concluso la serata. Diciamo che andò meglio.
Il fatto che a quei tempi ci fosse una forte presenza di argomenti sociali e politici non ha fatto bene alla vostra generazione?
Altroché. Pensa che uno come Gianni Morandi ha dovuto iscriversi al Conservatorio per imparare a suonare violoncello. Venivi messo in discussione e occorreva impegnarsi per rimanere a galla. Di sicuro però si sono politicizzati troppi spettacoli, dai primissimi anni Settanta, pensa ai Led Zeppelin al Vigorelli, fino alle molotov del concerto di Santana nel 1977, sempre al Vigorelli.
E oggi, è cambiata in meglio la situazione?
Non chiedermi come la penso oggi dei nostri politici. Difficile crederci dopo tutto quello che sentiamo e leggiamo tutti i giorni. A Milano la situazione appare migliorata, questo grazie a amministrazioni che hanno saputo continuare l’operato di chi c’era in precedenza.
Tornando ad oggi, tra le tante canzoni inserite in questo triplo album c’è quella firmata con Franco Califano. Come è nata questa collaborazione?
L’ho incontrato in una trasmissione televisiva ed è stato lui stesso a suggerire un connubio, lui al testo e io alla musica. Quando ho ricevuto il suo testo ci ho messo veramente un attimo ad adattare un brano che avevo tenuto nel cassetto. Pareva che quella musica che avevo composto stesse aspettando il testo giusto, così è nata “Canti di sirene”.
La trilogia si chiude con “Avanti così”, cantata da Eros Ramazzotti nel suo ultimo album.
Ho voluto riprenderla, peccato che non abbia avuto il riscontro che meritava. So riconoscere le buone canzoni. Una che avrei voluto scrivere è “L’essenziale” che Mengoni ha presentato al Festival di Sanremo 2013.

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