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Per Fabio Volo dare ad Ariana Grande della mign**ta è un bel discorso per le donne

Lo scrittore ieri aveva dato alla cantante del 'puttanun' e oggi, con le sue scuse, fa peggio di prima

Per Fabio Volo dare ad Ariana Grande della mign**ta è un bel discorso per le donne
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17 Settembre 2019 - 17.54


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Sembra incredibile, ma Fabio Volo, che si è scusato per le parole tremendamente offensive che ha avuto per la cantante Ariana Grande, è riuscito a fare peggio di prima. Le sue scuse infatti appaiono talmente poco sincere e così ipocrite da risultare più offensive delle sue parole: “Chiedo scusa a tutti i fan di Ariana” ha detto lo scrittore dai microfoni della siua trasmissione, “Ho solo detto che, in un momento in cui ci sono movimenti come il #Metoo, mi sembra strano sia normale che una cantante si rivolga a un pubblico giovane utilizzando riferimenti e comportamenti di stampo così esplicitamente sessuale. Insomma, mi sembrava di aver fatto un bel discorso per le donne. Invece ho subito, per la prima volta in vita mia, uno shitstorm”.
Innanzitutto, precisiamo: dare a una donna del ‘puttanun’ non può e non potrà mai essere mai un bel discorso per le donne. In secondo luogo, Ariana Grande – come già è stato scritto ieri – ha 26 anni. Un’età in cui non ha certo bisogno del consiglio patriarcale di Fabio Volo per decidere come vestirsi e come cantare. Per quanto riguarda il messaggio che manda a un pubblico giovane, la si può vedere in due modi: o si tratta di un messaggio a ‘imputtanarsi’ (sempre per citare le parole così eleganti di Volo) oppure di chiaro segnale di liberazione sessuale e personale. Ariana Grande è una nota attivista Lgbt, la sua campagna per le vittime dell’attentato che ha colpito il suo concerto a Liverpool hanno dissolto qualsiasi dubbio sul suo impegno sociale. Poi, le piace vestirsi e cantare vestita succinta o scollata o travestita da gatta: che a Fabio Volo piaccia o meno, le due cose non sono in contraddizione. 
Ma ad essere incommentabile è la chiusa: “Fa paura vedere ragazzini di tredici anni con questo livore addosso. Ai loro genitori bisognerebbe chiedere: “Ma voi dov’eravate quando vostro figlio augurava la morte a qualcuno? Non si può tirare su una generazione così”.
Ora, è chiaro che augurare la morte sui social è un brutto segno dei nostri tempi. Lo è anche, però, dare della mignotta a una donna e pensare di essere dalla parte delle donne. A un’aberrazione del mondo moderno si risponde con un’altra. Magari la prossima volta si impara a pensare, prima di parlare.

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