di Giordano Casiraghi
Mai come in questi ultimi anni sono aumentate le voci femminili nella canzone italiana, ma ancora non è facile imporsi all’attenzione del pubblico. Ci sta provando da qualche anno Ylenia Lucisano che ha pubblicato il suo secondo lavoro da solista Punta da un chiodo in un campo di papaveri anticipato dal singolo Non mi pento. La cantante è stata notata, tra i primi ad esibirsi, nella scorsa edizione del 1° Maggio a Roma, tra le poche voci femminili presenti alla manifestazione. Dopo esseri esibita a Roma al Festival Femminile Plurale ideato da Michele Monina e Tosca presso l’Officina Pasolini, a Sulzano (Bs) all’Albori Music Festival, a Padova in occasione della prima tappa di Festival Show a Prato della Valle, oggi 6 lu-glio canta a Velletri (Roma) all’interno del Festival Dei Castelli Romani presso la Ca-sa delle Culture e il 23 luglio a Soverato (Cz) come opening act del concerto di Fran-cesco De Gregori alla Summer Arena.
Il nuovo album è stato prodotto, arrangiato e mixato da Taketo Gohara, con la collaborazione tra musica e testo di Pasquale “Paz” Defina, Vincenzo “Cinaski” Costantino, Renato Caruso e altri musicisti.
Questo titolo del disco come le è venuto fuori?
Riprende una frase una tratta dalla prima traccia del disco ”A casa di nessuno” che racconta un so-gno fatto tante notti fa e trasformato in canzone. Ho scelto questo titolo per introdurre al mondo onirico di questo disco, e per lasciare un’immagine, qualcosa che possa rimanere impressa, stimolare la fantasia di chi legge a cominciare dal porsi delle domande.
Un ricordo della partecipazione al 1° maggio, come si è sentita tra le poche voci femminili sul palco?
Sicuramente fortunata. Al di là delle polemiche il mio unico obiettivo era quello di salire sul quel prestigioso palco e portare per la prima volta il mio progetto al grande pubblico cercando di emozio-nare ed emozionami. E così è stato.
Cantare prima di De Gregori come è stato alla Garbatella?
Un’opportunità unica e anche una bella responsabilità che è quella, come dice il Principe, di ”riscal-dare il pubblico ‘’. Quel giorno ho vissuto il dietro le quindi con due colossi della musica italiana: De Gregori e Zucchero. Si cresce tanto da questi momenti, soprattutto quando bisogna dare il massimo davanti a un pubblico così esigente e abituato alla buona musica
Dalla Calabria (Rossano) a Milano, aveva anche fatto canzoni in calabrese, cosa rimane della sua terra nelle canzoni?
Della mia terra c’è tanto. Omaggiare la mia città non vuol solo cantare in dialetto (anche se nei mie live non mancano mai le canzoni in calabrese ). Tutto quello che scrivo o canto parte dalle mie radici, dalla mia anima di donna del sud. Non manca mai quel calore nelle mie canzoni.
Lei è autrice delle canzoni, con collaborazioni importanti ai testi e musica, quali le più importanti?
Ho avuto il privilegio di collaborare con autori come Pacifico, Zibba, Giuseppe Anastasi, Piero Romitelli e stare al loro fianco è stata una scuola importate e spero di continuare con nuove collaborazioni perché il confronto e la condivisione in questo lavoro sono il sale della creatività.
Come ha convinto Taketo Gohara, che abitualmente collabora con Capossela, a produrre pri-ma il singolo Il destino delle cose inutili e poi l’album?
Taketo ha prodotto per me tutto il disco ”Punta da un chiodo in un campo di papaveri”. Artisti come Taketo non bisogna ”convincerli” la farli innamorare della propria arte. Taketo sin da subito si è sentito partecipe di una crescita artistica e musicale che abbiamo fatto insieme attraverso un lavoro du-rato più di un anno, secondo me il tempo minimo indispensabile per la realizzazione di un disco che abbia come obbiettivo la messa a fuoco di un’identità musicale che si distingue dal resto che c’è in giro.