di Stefano Miliani
«I grandi personaggi carismatici/demagoghi moltiplicano/attirano gli stupidi trasformandoli da cittadini pacifici in masse assatanate»: è una delle Leggi fondamentali della stupidità umana registrate con sconcerto e una certa qual dose di amarezza e divertimento da Carlo M. Cipolla nell’omonimo pamphlet nato per gioco e diventato un bestseller imprevedibile. Dal libro dell’economista morto nel 2000 a 78 anni, pubblicato nel 1988 dal Mulino, l’82esimo Festival del Maggio Musicale Fiorentino ha commissionato un’opera al compositore Vittorio Montalti con libretto affidato a Giuliano Compagno e regia a Giancarlo Cauteruccio.
Con Fabio Maestri direttore e maestro concertatore, è una “prima” assoluta: il nuovo allestimento va in scena sabato 25, mercoledì 29 e venerdì 31 maggio al Teatro Goldoni di Firenze; vi hanno collaborato l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio “Luigi Cherubini”, il Dipartimento di Nuove tecnologie e linguaggi musicali, la Scuola di musica elettronica MartLab, il ContempoArtEnsemble. Descrive questa «opera quasi intelligente» il regista di origini calabresi, fiorentino dal 1975, fondatore del gruppo Krypton.
Cauteruccio, da dove viene l’idea di un’opera dalle “leggi sulla stupidità” di Cipolla.
L’ha avuta il soprintendente Cristiano Chiarot: è uno dei suoi libri preferiti, un saggio scientifico nato per gioco per gli amici poi tradotto in tutto il mondo. Chiarot lo ha proposto a Montalti e dal progetto iniziale di una composizione è maturato quello di un’opera contemporanea. La difficoltà è stata lavorare su personaggi che non sono personaggi.
Gli stupidi spesso sono al potere?
È poco ma sicuro, specialmente di questi tempi. Il libro individua quattro condizioni: l’intelligente, il bandito, lo stupido e lo sprovveduto. Il compositore e il librettista hanno creato un percorso compositivo sia drammaturgico che musicale con quartetti, terzetti, duetti e soli. Quindi ho considerato una narrazione non tradizionale ma la condizione contemporanea di uno zapping. Abbiamo creato un’opera totale dove la musica, il canto, il testo, la luce, lo spazio e l’azione si compenetrano.
Dove si applica la stupidità umana?
Cipolla era un economista e questo è un saggio scientifico e un divertimento. Probabilmente siamo tutti intelligenti ma anche stupidi, banditi e sprovveduti. A parlare della stupidità si corrono grandi rischi oggi: ognuno di noi ha probabilmente quella componente. Se la stupidità non somigliasse a questa corsa al progresso, a questo desiderio sfrenato di miglioramento che l’uomo ha, probabilmente non sarebbe stata scoperta l’energia atomica. Oggi ci accorgiamo che la tecnologia e le scoperte ci portano a una condizione distruttiva. D’altronde se non avessi la componente della stupidità non avrei fatto teatro. Ma la parola della stupidità è associabile fin dal latino allo stupore della scoperta per cui mi sento anche instupidito di fronte alla bellezza.
Come civiltà ci stiamo stupidamente distruggendo?
Fossimo stati soltanto intelligenti avremmo pensato a noi stessi nella condizione naturale, alla tutela, invece abbiamo cercato strumenti per facilitare nostra vita dimenticando che ci avrebbero portato da un lato a risultati di comodità e dall’altro di grande distruzione. Le due cose sono inevitabili e nell’opera, seguendo il libretto, faccio in modo ci sia un rapporto fra le condizioni individuate da Cipolla. Mi sono chiesto in quale luogo risiede la stupidità. Per esempio nella città contemporanea sovraccarica di rumori e forme, di ritmi.
Come ha impostato la regia?
Ho chiesto aiuto ancora una volta a un autore che amo e ho frequentato molto, Samuel Beckett, in un’operazione che può contribuire a innovare la messinscena lirica. Inoltre voglio aggiungere che abbiamo fatto un laboratorio con venti studenti dell’Accademia di belle arti, con giovani cantanti e musicisti: è stata un’esperienza bellissima per tutti.
Le leggi fondamentali della stupidità umana al Maggio