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Guidi, jazzista euro candidato: “I sovranisti sono nazionalisti devastanti, vanno fermati”

Il pianista umbro corre per la Sinistra nell’Italia centrale: “Non bisogna rassegnarsi alla destra e ai suoi atroci pregiudizi razziali”

Guidi, jazzista euro candidato: “I sovranisti sono nazionalisti devastanti, vanno fermati”
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23 Maggio 2019 - 15.04


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Marco Buttafuoco

Giovanni Guidi, trentaquattro anni, umbro è uno dei giovani emergenti del jazz italiano ed europeo. Anzi, è già emerso, da alcuni anni. La sua carriera pianistica è cominciata sotto la guida di Enrico Rava e continua oggi, sicura, con molti progetti e molte collaborazioni prestigiose. Recentemente ha inciso con Ecm, un disco, Avec Le Temp, che sta riscuotendo molto successo.
Non parleremo di jazz in questa intervista. Guidi in questo periodo è intensamente impegnato come candidato alle europee per La Sinistra, nel collegio dell’Italia centrale.
In un periodo di disinteresse per la politica, di ripiegamento, d’invadenza dei social, la notizia di un giovane intellettuale di successo che si mette in gioco in una battaglia difficile e dall’ esito a dir poco incerto, è sicuramente una buona notizia; tale da lasciare sullo sfondo le divergenze di vedute, nette in qualche punto, fra intervistato e intervistatore.

Perché questa”discesa in campo”?
Sul terreno della battaglia politica ci sono già da tanti anni. Sono impegnato nelle vicende del mio Comune e ho partecipato a tutte le battaglie degli ultimi anni. Nel 2003, per intenderci, ero al Circo Massimo. In generale credo che per noi artisti sia giunto il momento di tornare all’impegno. Non è solo una questione ideale. Finora le cose non sono andate male. Abbiamo avuto governi, Regioni e Comuni che credevano nel valore della cultura e ci hanno garantito spazi importanti di lavoro e possibilità di espressione. Avrebbero potuto fare di più, certo, ma la situazione in cui siamo vissuti fino a ora non è delle peggiori. La destra che avanza parla, invece, d’intellettualoni, vede la conoscenza e la ricerca come disvalori. Abbiamo esponenti del governo che, pur agitando rosari, negano la dignità umana e l’eguaglianza dei diritti, diffondono atroci pregiudizi razziali, negano il concetto stesso di cultura europea in nome di un nazionalismo chiusi quanto violento. Smettiamo di chiamarli sovranisti. Sono nazionalisti, della stessa pasta di quelli che nella prima metà del secolo scorso hanno devastato l’Europa e il mondo. Negano i presupposti stessi dell’arte e della conoscenza, che sono apertura e ricerca. Se vogliamo salvare la cultura europea, (e non solo) ancora tanto viva e fertile, non bisogna rassegnarsi e aspettare che il peggio sia passato.

Si occuperà dei problemi della cultura, qualora fosse eletto?
Io sono un militante, non un artista prestato alla politica. Il mio orizzonte sono i diritti nel loro complesso, non il copyright. In primo luogo i diritti dei tanti che oggi vivono la tragedia dell’emigrazione. Gente che ha sofferto l’indicibile in quelle orrende traversate, che ha subito violenze di ogni tipo, e che oggi convive, letteralmente, con incubi e nevrosi. Ne conosco tanti e alcuni sono i miei amici. Rifiutano quasi sempre di parlare del loro passato recente: dei campi libici, degli scafisti. Non hanno solo necessità di pane, di un tetto o di un lavoro. Andrebbero aiutati a superare questi traumi, di assistenza psicologica clinica. Poi occorre riprendere la battaglia sui diritti del lavoro. Se dovessi diventare un deputato europeo, combatterò per queste cose.

La sinistra si presenta disunita. Io penso che questo sia molto negativo disperdere le forze, soprattutto in un periodo denso di pericoli come questo. Lei stesso ha parlato di una minaccia di destra globale (Trump, Bolsonaro)
Non mi appassiona la discussione sul voto utile. Siamo divisi su tanti temi ed è inutile ricompattarci solo elettoralmente. Da sempre la sinistra è divisa. Il Pci non era proprio blocco monolitico, in esso convivevano almeno tre anime diverse. Al Pd riconosco molti meriti sui diritti civili, ma oggi lo vedo come un avversario, per via della politiche sull’immigrazione (Minniti) e sui diritti sociali (Job Acts e via dicendo). Forse la discussione stessa sulle unioni civili, sui diritti degli omosessuali, sul fine vita, ha attutito le voci di chi stava perdendo la tutela sociale. Occorre fare chiarezza a sinistra, così come occorre che anche l’elettorato 5S capisca da che parte si vuole schierare. Una volta stabilite forze e proposte, si deve ricominciare a comunicare. A livello di base questa comunicazione, libera e franca, è peraltro già operante e fruttuosa.

Che cosa rappresenta questa campagna elettorale nel suo percorso umano?
Ero già ero abituato a interagire con un pubblico che mi ascolta. In queste settimane approfondito la mia capacità di dialogo. Ho ascoltato, ho imparato molto. Anche in politica, come nella musica non si finisce mai di scoprire. Ho poi avuto la conferma che la politica, se interpretata giustamente è una delle attività più nobili dell’uomo.

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