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Chiude il Mucchio Selvaggio, la più antica rivista rock dilaniata dai veleni

Una causa, una sentenza di Tribunale e milioni di scazzi lungo 41 anni. Si chiude la storia di un giornale che ha fatto a suo modo la storia della controcultura musicale in Italia

Chiude il Mucchio Selvaggio, la più antica rivista rock dilaniata dai veleni
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29 Giugno 2018 - 18.44


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Il giornale la’aveva fondato Max Stefani 41 anni fa, in pieno 1977, negli anni di piombo e del punk. La rivista rock più longeva d’Italia, il Mucchio Selvaggio, termina oggi la sua corsa. In questi 41 anni è accaduto di tutto. Il fondatore ha mollato (e con una causa oggi l’ha chiuso), si sono susseguite processi, veleni, sono entrati e usciti (soprattutto usciti) giornalisti, critici, appassionati musicali.
La guida spirituale del Mucchio era affidata, negli anni d’oro, a John Belushi. Poi mille capovolgimenti di fronte. Da mensile a settimanale, poi di nuovo mensile. Poi sono finiti anche i molti (anzi: moltissimi) soldi dei contributi che un tempo il governo dava all’editoria, alle cooperative in particolare. E fare i conti con il mercato non è semplice. POi le liti feroci, i pochi lettori e addio, fine dei giochi.
Nato come un giornale dedicato al rock americano – da cui il nome che è un omaggio The Wild Bunch, il film del 1969 diretto da Sam Peckinpah – nel tempo il Mucchio si è allargato al cinema, alla letteratura e al resto della musica.
L’addio della redazione. Scrive la redazione diretta da Daniela Federico in un lunghissimo post affidato a Facebook: “Il giorno in cui la decisione è stata presa non è stato il peggiore. Peggiori sono stati quelli che l’hanno preceduto quando, alla consapevolezza della crisi inarrestabile della carta stampata e della discografia, è subentrata la frustrazione di non potervi rimediare. Non stavolta, non davanti a una sentenza del Tribunale a nostro sfavore e resa esecutiva alla fine di maggio.
Così, il numero 767 del Mucchio Selvaggio tuttora in edicola è anche l’ultimo. La sua storia, iniziata nell’anno di “American Stars’n Bars” di Neil Young, “Heroes” di David Bowie e “The Clash”, purtroppo termina qui. Resterà attivo solo il sito ilmucchio.it dove pubblicheremo gratuitamente contenuti inediti.
Quarantuno anni. 41 anni per una rivista sono un’enormità e, per quanto sciocchi e inutili suonino gli anniversari, siamo dispiaciuti al pensiero che non ne festeggeremo altri. Mai avremmo immaginato una conclusione tanto brusca e improvvisa da negarci la possibilità di salutare i lettori alla nostra maniera, rispettando un ultimo, sebbene definitivo, appuntamento in edicola. Tuttavia, non ci è davvero possibile fare altrimenti.
La nostra scelta, resa inevitabile e non procrastinabile da un’ingiunzione di pagamento mossa dalla precedente direzione, ha le sue radici in un contesto editoriale e culturale fin troppo minato. Da anni ci muoviamo in un mercato in dissoluzione con le vendite e gli investimenti pubblicitari in costante calo, mentre il sistema di distribuzione continua a richiedere uno spreco di carta e risorse ormai insostenibile. Se per esistere sei costretto a una tiratura di quattro volte superiore al tuo venduto, allora anche la miglior misura di riorganizzazione assomiglia a una resistenza, mai a un reale rilancio”. 

Joe Strummer una volta ha detto: “Penso che la gente debba sapere che noi siamo antifascisti, contro la violenza, siamo antirazzisti e per la creatività. Noi siamo contro l’ignoranza.” Non ci incontreremo più sulle pagine del Mucchio Selvaggio, ma restiamo fieramente parte di questa minoranza informale, amante del mondo e indignata dalle sue ingiustizie”.
 
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