Adriano Celentano 80 anni col rock | Giornale dello Spettacolo
Top

Adriano Celentano 80 anni col rock

Festa di compleanno per il Molleggiato. Da orologiaio a idolo nazionalpopolare, da ribelle a predicatore. Le sue canzoni hanno accompagnato generazioni. Il Ragazzo della Via Gluck e Azzurro successi mondiali

Adriano Celentano 80 anni col rock
Preroll

Francesco Troncarelli Modifica articolo

5 Gennaio 2018 - 10.47


ATF

                                                                    Cambiano i governi niente cambia lassù

                                                                    Un buco nello Stato dove i soldi van giù

                                                                    Svalutation,

                                                                    Svalutation…

 

Questa è la storia di uno di noi, di un ragazzo nato a Milano 80 anni fa e che dalla periferica via Gluck si è avviato alla conquista del Belpaese diventando uno dei cantanti più amati di sempre, un artista che con i suoi brani ha accompagnato generazioni e le stagioni della nostra vita, un personaggio che è stato capace di influenzare coi suoi modi e i suoi riti il costume degli italiani.
Adriano Celentano compie gli anni ed è subito evento, il ribelle della musica, l’idolo di una gioventù in fermento che nei bacchettoni anni Cinquanta si affacciava alla vita e da tappezzeria diveniva categoria della società, taglia il traguardo delle 80 primavere, incredibile ma vero, abituati come siamo a immaginarlo sempre in movimento, Molleggiato di nome e di fatto, a tutto rock nel quotidiano come sul palcoscenico.  

200 milioni di dischi venduti, 40 film, showman di programmi televisivi di successo (Fantastico, Francamente me ne infischio, Rockpolitik, Rock Economy), sposato da più di mezzo secolo con Claudia Mori ex attrice e cantante ed ora manager e produttrice dei suoi spettacoli (“La coppia più bella del mondo”), rivoluzionario e conservatore, incendiario e pompiere, ecologista ante litteram e religioso fai da te, Celentano spegnerà le candeline il giorno dell’Epifania circondato dall’affetto dei figli Rosita, Giacomo e Rosalinda nella villa di Galbiate e da quello virtuale della moltitudine dei fan che lo segue da sempre.
E non può essere diversamente perché lui è stato ed è un gigante del mondo dello spettacolo nostrano, capace di essere sempre al centro dell’attenzione nonostante il trascorrere del tempo, magistralmente insuperabile nel catalizzare interesse nei suoi confronti per quello che fa, come quando debuttò dando le spalle al pubblico di Sanremo e a quello televisivo (uno scandalo all’epoca) e per quello che dice soprattutto da quando sì è trasformato in predicatore della domenica o addirittura non dice. I suoi silenzi, le sue pause eccessive abbinate allo sbattere delle palpebre e alle dita della mano che lisciano il mento, sono un must inconfondibile del suo stile e del suo essere Celentano, un personaggio diventato mito.
Gli esordi
La biografia dell’”imperatore Adriano” attraversa praticamente tutta la storia dell’Italia dal secondo dopoguerra. Figlio di una coppia pugliese trasferitasi al nord in cerca di lavoro, trascorre l’adolescenza a Milano e lascia la scuola dopo la quinta elementare per mettersi subito a lavorare, come tanti ragazzi figli di emigranti di quel periodo, si appassiona così al mestiere di orologiaio, che diventa il suo lavoro e poi hobby per tutta la vita. La svolta arriva nei Cinquanta. Rimane folgorato dalla colonna sonora del film “Blackboard Jungle” (uscito negli Usa nel 1955, diretto da Richard Brooks), in italiano “Il seme della violenza”, in particolare dal brano “Rock around the clock” eseguito dal mitico Bill Haley, La strada del giovane milanese che scimmiotta Jerry Lewis e si è innamorato di quella musica che viene da oltre Oceano, è segnata. Il 18 maggio del 1957, al Palazzo del Ghiaccio a Milano partecipa al Primo festival italiano di rock and roll, e lo vince cantando “Ciao ti dirò”. Sul palco sale insieme agli amici e sconosciuti ai più Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Luigi Tenco che formano con lui i “Rocky Boys”, è un trionfo, tanto che conquista anche il suo primo contratto discografico.
I grandi successi
Il primo disco che incide e fa subito centro è “Il ribelle”, nel ‘59, cui segue nell’estate dello stesso anno, “Il tuo bacio è come un rock”, pezzo con cui vince il Festival di Ancona e che vende ben 300mila copie solo nella prima settimana successiva alla manifestazione. Da quel momento sarà tutto un susseguirsi di brani che scaleranno Hit parade e lo faranno diventare uno dei beniamini del pubblico. Titoli come “24mila baci”,“Si è spento il sole”, “Pregehrò” “Il tangaccio”, “Grazie, prego, scusi”,“Sabato triste”, “Stai lontana da me” (con cui ha vinto il Cantagiro) ,“Sei rimasta sola”, “Il problema più importante”,“Ciao ragazzi”, “La festa”, “Ringo”, “Mondo in Mi 7a”, “Una carezza in un pugno”, “Storia d’amore”, “Serafino”, “Un bimbo sul leone”, “Chi non lavora non fa l’amore” (vincitrice a Sanremo), “Prisencolinensinainciusol” (il primo rap in assoluto nel mondo), “Svalutation”, “Viola”, “Un albero di 30 piani”, “Soli”, “Il tempo se ne va”, “L’emozione non ha voce”, “Io non so parlar d’amore” oltre a canzoni che hanno fatto il giro del mondo come “Il ragazzo della via Gluck” ed “Azzurro”, sono pezzi entrati nella storia del nostro pop che hanno regalato a Celentano una popolarità enorme e un ruolo da protagonista assoluto nella storia della musica leggera italiana, difficilmente eguagliabile.
Il Clan
Per liberarsi dalle imposizioni della casa discografica Jolly che limitava il suo estro e la sua voglia di protagonismo, Celentano fonda a dicembre del 61 una propria etichetta coinvolgendo gli amici musicisti e con l’intenzione di lanciare nuovi talenti, un evidente richiamo al “Rat Pack” di Frank Sinatra, di cui esteriormente ne imita gli atteggiamenti da boss e gli abiti (lancerà anche dei pantaloni bicolori a zampa d’elefante molto pittoreschi che abdranno a ruba). Fanno parte di questa esperienza Ricky Gianco, i Ribelli, suo nipote Gino Santercole, Ico Cerutti, Pilade, “la ragazza del Clan” Milena Cantù, Detto Mariano, Miki Del Prete, Natale Massara, gli esordienti Teo Teocoli e un Al Bano sbarcato a Milano da Cellino con la valigia di cartone per fare il cameriere e soprattutto Don Backy, cantautore preparato e artista di razza, considerato per anni il suo luogotenente che però romperà clamorosamente con “l’amico” Adriano per delle royalties che non gli erano state pagate e per lo scippo a Sanremo del suo brano “Canzone” che l’etichetta Clan affida ad altri cantanti. Un divorzio che fece scalpore e finì in tribunale e praticamente mise la parola fine al Clan come comunità artistica dove però comandava solo uno, Celentano.  
Il cinema
Sono una quarantina i film in cui “il re degli ignoranti” come si definì in un’edizione storica di Fantastico ha preso parte. Pellicole di cassetta che hanno alimentato e rafforzato il suo personaggio nazionalpopolare sfruttandone guizzi e lazzi. Ha iniziato coi musicarelli, “I ragazzi del juke-box, con la regia di Lucio Fulci il primo, sino ad arrivare a “Super rapina a Milano” con tutti gli artisti del Clan che è stata la sua prima regia. Di rilievo la partecipazione alla “Dolce Vita” di Federico Fellini, che lo volle a tutti i costi dopo averlo visto esibirsi dal vivo. Recita tra gli altri ne “Il monaco di Monza” insieme a Totò con Don Backy (“La carità” il motivo che cantano insieme) e in “Uno strano tipo”, in cui conosce Claudia Mori. Nel 1968 il primo ruolo importante in “Serafino” di Germi. Dai Settanta in poi per circa vent’anni, non si ferma più, con film regolarmente ignorati dalla critica ma di enorme successo al botteghino. “Bianco, rosso e…”, con Sophia Loren di Alberto Lattuada. “Rugantino” e “Er più” diretto da Sergio Corbucci con la Mori,  “Le cinque giornate” di Dario Argento poi nel 1974 scrive dirige e produce il film “Yuppi Du”, interpretato al fianco della Mori e Charlotte Rampling che Giovanni Grazzini esalta come capolavoro e che sbanca le classifiche anche con la colonna sonora. Meno fortunate le altre due pellicole che dirige “Geppo il folle” e “Joan Lui”, ma è una parentesi perché poi saranno solo successi clamorosi con “Mani di velluto”, “Qua la mano”, “Asso”,  “Segni particolari bellissimo”, “Lui è peggio di me”, “Il burbero” e “Bluff” con Athony Quinn. In particolare “Innamorato pazzo” e “Il bisbetico domato” firmati da Castellano e Piolo ed entrambi interpretati con Ornella Muti con cui ebbe un chiacchierato flirt, sono i primi film nel nostro cinema a superare i venti miliardi di incasso.
I duetti con Mina
Il Molleggiato e la Tigre di Cremona, Adriano e Mina, un’amicizia sincera e duratura che risale ai loro esordi. Erano definiti “gli Urlatori” e facevano parte di quel gruppo di giovani artisti fra cui Joe Sentieri, Tony Dallara e Betty Curtis, che avrebbe movimentato la scena italiana sul finire degli anni Cinquanta e che si contrapponeva ai cantanti tradizionali ispirati al “bel canto” all’italiana. Dal primo incontro al “Musichiere” di Mario Riva nel 59, quando si esibirono dopo essere sbucati da dietro un juke box, ai giorni nostri che li vedono ancora insieme per cantare e ritrovarsi in musica come una volta. Non si contano poi gli incontri televisivi, le varie ospitate di Celentano negli show del sabato sera di Mamma Rai presentati da Mina, che sono passate alla storia della tv. Da Studio Uno a Teatro 10, dove c’era Mina, prima o poi arrivava Celentano col suo modo di fare, le sue gag e le sue canzoni. Ed era sempre un successo a testimonianza di un legame ed un’intesa professionale che è sempre andata al di là del “semplice” mestiere di due artisti e che funziona ancora oggi. Dopo il boom dell’album inciso con Mina nel 98 (1.600.000 copie vendute, spopolando nelle radio con i duetti “Acqua e sale” e con “Che t’aggia di”) e la replica l’anno scorso con “Amami, amami”, il Molleggiato a 80 anni può vantarsi di essere di nuovo ai primi posti della classifica con “Tutte le migliori”, disco che raccoglie per la prima volta i duetti più belli con Mina ed una selezione dei loro successi interpretati nel corso della loro straordinaria carriera. Ecco per spiegare chi è Celentano bastano queste poche parole: a 80 anni di nuovo in classifica. Auguri 

Riascoltiamo Celentano nel suo più grande successo, Il Ragazzo della Via Gluck, nell’esibizione live a Berlino, con il pubblico che lo accompagna in italiano, uno spettacolo nello spettacolo

Native

Articoli correlati