Chiunque sostenga che arte e politica non debbano mai congiungersi, nega la natura stessa della creazione, che mai può pensarsi distinta dalla realtà in cui è immerso l’artista: nonché il fatto che gran parte della storia dell’arte è stata commissionata a scopi comunicativi, di messaggi politici o religiosi, e che anche nella nostra età contemporanea continua ad essere strumento di protesta, contestazione o di acquiescienza e supporto. Gli U2 hanno portato sul palco questo ed altro, dagli appelli alla pace alla lotta al razzismo, dal diritto allo studio a quelli delle donne: un incredibile mix sorretto da una scaletta di classici, ma anche dai nuovi successi di Songs of Experience.
E’ un minishow di poco meno di un’ora, ma intenso, intimo e dai contenuti politici (come da tradizione) quello che gli U2 hanno regalato a 7mila fan a Trafalgar Square, a Londra, per il concerto Mtv Presents Trafalgar Square.
Sotto la colonna di Nelson, illuminata di rosso, e davanti all’austera National Gallery, la rock band – che ritirerà il Global Icon Award durante gli Mtv Ema all’Sse Arena di Wembley – ha emozionato e fatto scatenare i fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un pass per accedere alla piazza blindata e protetta da imponenti new jersey. La paura è sempre nell’aria, in una città che sembra aver imparato a conviverci, e Bono e compagni dedicano l’attacco del concerto, l’intramontabile Sunday, Bloody Sunday, alle 23 vittime della Manchester Arena, del maggio scorso, al concerto di Ariana Grande. I loro nomi scorrono sulle 18 colonne della scenografia, affascinante nella sua semplicità. Poi è la volta di Pride (In the name of love), dedicata “ai militari che combattono in nome della pace, da qualunque lato della barricata siano schierati”. E stavolta a scorrere sugli schermi è il discorso di Martin Luther King, “I have a dream”.
Tra i nove brani, era atteso anche un assaggio del nuovo lavoro. E gli U2 non deludono. Ci sono Get out of your own way e You’re the best thing about me: due dei brani di Songs of Experience, ideale seguito di Songs Of Innocence del 2014. Ma la storia musicale del gruppo reclama spazio. E il pubblico, famelico e insaziabile, anche. “Sarà un ‘beautiful day’ quando le ragazze potranno andare a scuola come i loro fratelli, quando le donne si uniranno per riscrivere la loro storia”, urla Bono (che evita riferimenti alle polemiche che l’hanno coinvolto in questi giorni dopo le nuove rivelazioni sui Panama Papers) su una delle canzoni più amate della band. Ma il messaggio più forte arriva con One, altra canzone iconica, che arriva come bis dopo Elevation e Vertigo e prima di lasciare il palco all’esibizione di David Guetta. “Londra è la capitale del mondo e ve lo dice un irlandese. In questa città ci sono 300 lingue, 300 modi diversi di vedere il mondo. E ognuno pensa che il suo modo sia quello giusto. Ma in realtà abbiamo molte più cose in comune di quello che pensiamo.
E abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Aprite gli occhi”.
Nella piazza che, ricorda Bono, “ha visto tante proteste, tante manifestazioni, dalle suffragette a Nelson Mandela, protestiamo anche noi”. E decine di cartelli che invitano a celebrare le differenze, che invitano al voto per le donne, alla resistenza, alla pace e incitano al rock contro il razzismo, si alzano tra la folla su Get out of your own way “che in realtà è una protesta contro noi stessi, che troppo spesso ci arrotoliamo su noi stessi, nella nostra gabbia”.