Non deve essere stato un album facile, questo, per Sam Smith. A giudicare dalla sua descrizione del disco, più che ad successo, assomiglia più ad una violenta confessione, fatta in un periodo di scarso equilibrio personale.
“La musica è la parte più vulnerabile di me, il diario dei miei pensieri oscuri”.
A Milano per partecipare a X Factor, il cantautore inglese ha parlato del disco che segue i 12 milioni di copie e 4 Grammy del debutto ‘In The Lonely Hour’: “Quel disco parlava di solitudine ma c’era una dolcezza, esprimeva il mio desiderio di affetto.
Questo album per me è molto più oscuro, quasi autodistruttivo: non mi piacevo mentre lo scrivevo e il risultato è una ferita aperta”.
Le 14 tracce, anticipate dal singolo ‘Too Good At Goodbyes’, fanno anche i conti con la fama: “Questa è la storia di come ho reagito alla celebrità e di come la mia relazione sentimentale ne sia uscita distrutta. Per me ogni volta che entro in studio è come una sessione di terapia: l’oscurità e la malinconia sono le sensazioni che accendono la mia creatività. Anche nella musica che ascolto o nei film che guardo mi stimolano le storie tragiche”.