Dopo 55 anni di storia, ancora 'Nomadi dentro': un tour infinito senza compromessi | Giornale dello Spettacolo
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Dopo 55 anni di storia, ancora 'Nomadi dentro': un tour infinito senza compromessi

L'album s'intitola 'Nomadi dentro', in uscita il 27 ottobre, e vede lo zampino di Guccini e Alberto Salerno: perché essere Nomadi vuol dire moltissimo

Dopo 55 anni di storia, ancora 'Nomadi dentro': un tour infinito senza compromessi
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26 Ottobre 2017 - 11.17


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I Nomadi ne sono convinti: essere parte del loro gruppo significa più che la seplice condivisione di una carriera musicale, è invece essere coerenti al progetto originario che portò alla sua formazione; è una adesione sincera, di spirito, alla visione musicale che tutti i membri condividevano 50 anni fa.

Ed è con ‘Nomadi dentro’ che danno conferma di questa loro visione, album in uscita il 27 ottobre.

“E’ più forte di noi – ha raccontato Beppe Carletti – e non possiamo fare a meno di essere Nomadi. Questo è un disco nato casualmente a 25 anni dalla morte di Augusto (Daolio, scomparso il 7 ottobre del 1992, ndr) e ci piace pensarlo come ad un disco in stile anni Sessanta e Settanta”.

Tra i rimandi al passato del gruppo c’è, tra l’altro, anche il ritorno della firma di Francesco Guccini, che a suo tempo scrisse la storica ‘Dio è morto’ e che nella scaletta di ‘Nomadi dentro’ è presente con le parole di ‘Nomadi’, praticamente un tributo al gruppo modenese. Nell’album c’è poi anche lo zampino di Alberto Salerno, autore assieme a Damiano Dattoli (correva l’anno 1972) di un’altrettanto celebre pezzo che ha contribuito alla fortuna del gruppo come ‘Io vagabondo’, mentre oggi ha scritto per il gruppo ‘Terra di nessuno’.

“Siamo Nomadi fino in fondo – ha spiegato Carletti – e dopo quasi 55 anni di storia (l’anno prossimo, ndr) siamo qui ancora, perché siamo convinti di quello che abbiamo fatto dagli anni Sessanta fino ad oggi. Non siamo mai scesi a compromessi e siamo sempre rimasti noi stessi, nel bene e nel male perché non siamo sempre piaciuti a tutti”.

Anche i lavori per il nuovo album si sono dovuti ritagliare uno spazio nel fitto calendario del tour, quello praticamente infinito e che dura da quarant’anni con pochissime soste, che dei Nomadi rappresenta ancora la dimensione più sincera, quella più cercata e voluta tanto dalla band quanto dal pubblico di fedelissimi che si rinnova di generazione in generazione. “Suonare dal vivo influisce su tutto quello che facciamo – ha commentato a proposito Carletti – e se le canzoni erano già pronte un anno fa, abbiamo dovuto trovare il tempo per finire tutto il lavoro attorno. Trovarsi a contatto con le persone ti mette nella condizione di farti capire, di essere sinceri, tanto sul palco quanto per un album che ti metti a preparare”.

Tante, tra le canzoni di ‘Nomadi dentro’, sono le costanti che rimandano alla storia musicale dei Nomadi, ma non mancano nemmeno le novità che contribuiscono a mutare ancora una volta la pelle del gruppo, a cominciare dalla nuova voce di Yuri Cilloni, subentrato a Cristiano Turato.

“Un nuovo cantante ha portato freschezza e un modo diverso di interpretare le canzoni – ha detto il membro ‘anziano’ del gruppo – che ci ha scosso. Quando canta, Yuri ricorda Augusto, non tanto nel timbro ma nell’uso delle parole e anche per via dell’accento modenese. Tutto è nato in maniera istintiva, però, non c’è niente di studiato”.

Quella rappresentata dai Nomadi è una fetta importante, per dimensioni e sostanza, della storia musicale italiana che Carletti non ha mai messo in discussione.

“Non ho mai pensato di fare altro – ha spiegato – perché sono nato nomade e morirò nomade. E’ così tanto l’orgoglio di essere quello che siamo, che non riusciremmo mai a cambiare. Non l’abbiamo fatto dopo la scomparsa di Augusto, quando nessuno ci voleva, e così continueremo finché ne avremo la forza. Essere uno dei Nomadi è essere me stesso, così come lo è per gli altri del gruppo che sono arrivati tanto tempo dopo di me. Auguro a tutti di potersi sentire così, parte di qualcosa di cui si è orgogliosi”.

Il Nomadi-pensiero è poi quello contenuto nel brano che chiude tutto l’album, intitolato ‘Ci credo ancora’. “C’è ancora tanto da fare e possibilità di migliorare. Basta crederci”.

 

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