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Baricco sbaglia su Dylan: anche Omero era un cantastorie

Lo scrittore ha lavorato sull'Iliade e sa che il poema epico veniva trasmesso attraverso il canto

Baricco sbaglia su Dylan: anche Omero era un cantastorie
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14 Ottobre 2016 - 15.07


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di Giancarlo Governi

Baricco ha detto: “Che c’entra Bob Dylan con la letteratura”. Non ho messo il punto di domanda perché mi è sembrata una affermazione più che l’esternazione di un dubbio. Per Baricco il Nobel a Dylan è un Nobel abusivo. Potrei dire, come qualcuno ha certamente fatto, che c’entra Baricco con la letteratura ma non la farò perché non sono ignorante, nel senso che non ignoro l’opera di Baricco. Ho letto i suoi primi tre libri (Castelli di rabbia, Oceano mare e Seta) che mi sono piaciuti molto, poi non l’ho seguito più, ci siamo praticamente persi di vista, sicuramente per colpa mia o più semplicemente perché non sono stato più attratto e mi sono dedicato ad altre letture . Ho seguito con molto interesse i suoi primi lavori televisivi, dove Baricco si affermò come uno straordinario affabulatore con una vivace vena didascalica. Mi riferisco a L’amore è un dardo (deformazione del verso di libretto d’opera “l’amore ond’ardo”) sull’opera lirica e Pickwick, dove ci raccontava, e faceva raccontare a personaggi famosi , i libri. Ricordo, tra i tanti, Francesco De Gregori che raccontava “Chiedi alla polvere” di John Fante.

Ebbene, Baricco ha raccontato in uno spettacolo teatrale se non erro, e anche in una pubblicazione, l’Iliade, e quindi sa che Omero (o chi per lui o la somma di tanti aedi: la questione omerica è ricca e complessa) le sue opere le cantava, le trasmetteva per tradizione orale attraverso il canto. Poi qualcuno le ha trascritte nella lingua colta, nella fattispecie il greco, e sono arrivate fino a noi.

I cantautori di oggi, prima di fare musica, fanno poesia. Noi stessi abbiamo cantautori come De Andrè, Tenco, Guccini, De Gregori e altri che sono finiti nelle antologie della letteratura italiana, accanto a Ungaretti, Montale, Quasimodo, Luzi, Merini. Quindi fanno parte a pieno diritto del mondo letterario. Come Bob Dylan che si è riallacciato, continuandone la vena creativa, alla grande letteratura americana sposata con la musica popolare, nel senso che appartiene al popolo e con il quale gli artisti (ne cito uno solo per tutti: Woody Guitrie) hanno aderito interpretandoli ai sentimenti del popolo.
Baricco è troppo intelligente per non rileggere in questa chiave l’opera di Bob Dylan. Se lo farà ammetterà che Dylan c’entra, eccome, con la letteratura.

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