Anche se la morte di Prince è ancora un mistero, lo sceriffo della contea di Carver Jim Olson ha escluso, durante una conferenza stampa, che si sia trattato di un suicidio. E, anche se per i risultati definitivi dell’autopsia condotta ieri si dovranno aspettare giorni se non settimane, è stato anche reso noto che sul corpo dell’artista non sono stati trovati segni evidenti di traumi.
“Non ci sono ragioni di credere a questo punto che si sia trattato di un suicidio”, ha detto Olson che comunque ai giornalisti ha detto che si intende durante questa inchiesta cercare di “continuare la rispettare la privacy e la dignità” di un cantante che “in vita è stato una persona molto riservata”. “Spero che voi facciate lo stesso”, ha aggiunto.
Lo sceriffo ha detto che Prince è stato visto vivo dai suoi collaboratori l’ultima volta alle otto di sera di mercoledì. Mentre la telefonata al 911 è arrivata alle 9.43 del mattino dopo, da parte di uno dei suoi collaboratori che ha trovato il cantante privo di coscienza in uno degli ascensori della residenza di Paisley Park.
Olson ha detto che la squadra di emergenza arrivata con la polizia, e che alle 10.07 ha constato il decesso di Prince, “non ha fatto ricorso” ad un’iniezione di Naloxone, il cosidetto “save shot”, che viene usato come antidoto in caso di overdose da oppiacei.
Secondo quanto ha riportato ieri il sito Tmz, una settimana fa Prince era stato ricoverato d’urgenza in un ospedale di Moline in Illinois, dove il suo jet privato aveva fatto un atterraggio di emergenza, dove gli era stata fatta un’iniezione di Naloxone per un’overdose. I suoi addetti stampa avevano detto che il ricovero si era reso necessario per una brutta influenza.