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Morte e resurrezione di David Bowie

Dopo una dura battaglia contro il cancro. Addio alla leggenda del rock e icona indiscussa della musica mondiale. Il ricordo di Piero Montanari.

Morte e resurrezione di David Bowie
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11 Gennaio 2016 - 10.11


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di Piero Montanari

E’ morto Bowie, è morto il Re del Rock” “Se n’è andato il Duca Bianco”… La notizia della morte di David Bowie, annunciata come al solito dai social sembrava, stamattina, il solito ‘fake’ dei soliti necrofili a caccia di click. Stavolta, oltre a stropicciarci gli occhi, abbiamo iniziato, increduli, a scorrere le testate dei quotidiani on line e tutti la riportavano come reale, compresa la sua pagina di wikipedia, dove si legge tristemente che Lui “è stato un cantautore polistrumentista, attore e compositore britannico”.

L’incredulità lascia il posto allo sgomento e al tentativo di non crederci. “Ma come – pensiamo – ha appena lanciato due giorni fa “Blackstar”, il suo nuovo album”: E’ il 28esimo, l’ultimo purtroppo, nel quale attraverso un video, bendato come Lazzaro, ci regala un brano (Lazarus, appunto) dove lui canta nella solita straordinaria atmosfera ipnotica che solo lui sapeva creare, e le note drammatiche ed apocalittiche nella voce, probabilmente la sua la fine e la fine di un mondo, ma anche la sua resurrezione: “ Guardate qui, sono in paradiso/ ho cicatrici che non possono essere viste/ho un dramma che non può essere rubato/tutti mi conoscono, adesso. Guarda qui, amico mio/ io sono in pericolo/non ho niente da perdere/sono così sballato che il mio cervello turbina/è caduto il mio cellulare in basso/non è proprio come me?”

Nulla faceva presagire la morte imminente di questa grandissima Leggenda della musica, che ha attraversato gli ultimi 50 anni regalandoci suggestioni musicali difficili da commentare con poche semplici parole: Bowie era un ricercatore colto, e tutti i generi musicali da lui affrontati nel corso della sua lunga carriera erano come segnati da uno stigma che solo il suo immenso talento era capace di infondere.

Il Duca è stato ed è un modello di riferimento per più generazioni di artisti che hanno letteralmente bevuto alla sua fonte inesauribile di suggestioni sonore e testi di grande spessore letterario, e siamo certi che Bowie entrerà anche nella storia della letteratura mondiale. Personalmente l’ho amato tantissimo, ed il suo penultimo album di marzo 2013, The next day, è stato per me una rivelazione, con il singolo Where are we now, che è il manifesto sull’incapacità dell’Uomo di capire sé stesso e il percorso per raggiungere un ideale futuro radioso. “Had to get the train From Potsdamer Platz/You never knew that/That I could do that/Just walking the dead”…posso farlo attravesando la morte.

I suoi album di quasi 50 anni fa sono ancora pietre miliari del rock psichedelico, anarchico, colto, iperrealista, mitteleuropeo, con invenzioni di suoni irraggiungibili e canzoni che chiamarle canzoni è riduttivo, perchè sono Opere tout court: Space Oddity, The Man Who Sold The World, Ziggy Stardust (The Rise and The Fall…), Aladdin Sane, ma anche Heroes, Scary Monsters e quel Let’s Dance del 1983 che ci fece fare un balzo sulla sedia perchè il Duca si confrontava inaspettatamente con la “leggera” Dance, la Disco Music, ed anche lì abbiamo appreso alcune lezioni di stile e suggestioni magiche.

Soffriva di un cancro da 19 mesi e questa notizia non era molto divulgata, tanto che la sua morte ci ha trovati davvero increduli e sgomenti. Aveva annunciato anche il ritiro definitivo ed irrevocabile dalle scene, che già disertava dal 2006.

Come nella sua ultima opera Lazarus, David – amico di Gesù – risorgerà dalla sua morte, ne siamo certi. E già lo ha fatto, secondo noi, perchè David Robert Jones da Londra, 8 gennaio 1947, in Arte David Bowie, la sua immortalità se l’era già guadagnata da vivo e la sua fine ce lo consegna, come Lazzaro, vivo e presente nelle nostre anime e Mito che è diventato subito Leggenda.

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