Cento anni fa nasceva a Parigi Édith Giovanna Gassion. Edith Piaf dunque, avrebbe compiuto 100 anni il 19 dicembre. L’artista francese, voce de “La Vie en Rose”, scomparsa a 47 anni nel 1963, era nata a Parigi nel 1915 come Edith Giovanna Gassion. Il soprannome Piaf , “passerotto”, le fu dato per la sua statura (era alta solo 1 metro e 47). Ribelle e anticonvenzionale, sfortunata e passionale, è l’icona della musica francese nel mondo, grazie a classici come “Milord” e “No, Je ne Regrette Rien”.
Le origini. Figlia e nipote di saltimbanchi, nata da un acrobata e contorsionista artista di strada che la portava in giro con sè, Edith Piaf cominciò a cantare da bambina, con esibizioni in strada. La sua carriera iniziò nel 1935, quando il direttore del cabaret Le Gerny’s, la sentì cantare e decise di darle una chance.
Un anno dopo, Edith Piaf ottenne il prestigioso riconoscimento Grand Prix du Disque con “L’Etranger”‘, mentre il suo debutto era legato a una canzone italiana, “Parlami d’amore Mariù”, divenuta Le chaland qui passe.
Il suo talento, il suo modo di cantare così teatrale e il suo modo di essere anticonvenzionale, contribuirono ad accrescere il suo mito, mentre tra gli Anni Trenta e Sessanta cantava canzoni che hanno scandito la storia di Francia e sono rimaste nel tempo. Il tormento non era solo nelle sue interpretazioni. Fu una costante della vita di Edith Piaf. La morte della bimba (aveva 2 anni) avuta a 17 anni, per meningite; quella dell’amato Marcel Cerdan, il pugile conosciuto nel 1948 e precipitato sulle Azzorre in un incidente aereo, un anno dopo. L’incidente stradale che quasi le costò la vita, l’artrite reumatoide che le provocava lancinanti dolori e il vortice di depressione e dipendenza da farmaci che la piegò, la uccise, ma non la fece mai smettere di cantare.
La morte. Edith Piaf morì a Cannes il 10 ottobre 1963, ma fu portata a Parigi, dove aveva detto di voler spirare, dal secondo marito Theo Sarapo, che proprio lei aveva scoperto e introdotto nel mondo dello spettacolo, come già aveva fatto con Yves Montand e Charles Aznavour.