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Da Vicenza al tour in Giappone: la storia di Jack Cantina

Il cantautore vicentino suonava in piazza Maggiore a Bologna, quando è stato notato da un produttore giapponese: così, per caso, è nato il tour in Giappone.

Da Vicenza al tour in Giappone: la storia di Jack Cantina
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13 Ottobre 2015 - 23.55


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di Davide Monastra

Il caso a volte gioca un ruolo decisivo nella vita di ognuno di noi. Evitando la banale retorica, quella svilente e fatta di luoghi comuni, la storia (bella!) di Jack Cantina, talentuoso busker vicentino, è da “Sliding doors”, dove una piccola deviazione avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.
Sempre il caso ha voluto che incontrassi questo strepitoso cantautore e, tra un bicchiere di vino e tanta buona musica, ho scoperto che da lì a qualche giorno sarebbe partito per un tour, ma non in un posto qualsiasi: un’avventura in Giappone. La curiosità mi ha spinto ad approfondire la questione: come ci è finito un artista vicentino nel Sol Levante? Ed ecco che il caso, prepotente, ritorna in questa storia.

Quando Jack Cantina racconta quello che gli sta per succedere, nei suoi occhi c’è ancora un pizzico di incredulità, ma il suo sorriso limpido e genuino è contagioso, pieno di speranza e la sua voce è spontanea e sincera: “Il Giappone è arrivato da me – spiega –. Stavo suonando a Bologna a Piazza Maggiore e Kou Koiwa, un produttore giapponese, si è fermato ad ascoltarmi ed è rimasto entusiasta della musica, entusiasta dello spirito delle mie canzoni. Ha comprato il mio disco ed è ripartito per il Giappone con il mio biglietto da visita. Poi mi ha scritto il giorno del mio compleanno per farmi gli auguri, proponendomi questo tour. È stata una cosa non ricercata ma dal momento in cui è nata, fortemente voluta”.

Quattro le date del tour nipponico: il 10 ottobre, Jack Cantina parteciperà all’Italy Music Festival, in occasione del 50° anno di gemellaggio tra Kyoto e Firenze, che sancisce l’amicizia e lo scambio culturale reciproco tra Giappone e Italia. L’evento andrà in scena davanti alla Station Building di Kyoto, firmata dall’archistar Hiroshi Hara. Il giorno seguente, 11 ottobre, il cantautore sarà ad Osaka all’ “Expo ’70 Commemorative Park” e il 12 ottobre a Fukuoka al Centro Italiano. L’ultima data in programma è il 13 ottobre ad Osaka nel famoso locale Umeda AKaso per il “Europe-Japan Sound Expo vol.2” a fianco della band giapponese Pororoca Lindo e della cantautrice lettone Una Ulla.

“Per me questo viaggio – aggiunge – è la dimostrazione che forse c’è una speranza di essere riconosciuti senza dover sgomitare, dovendosi abbassare per forza a certe dinamiche o a cavalcare cavalli facili che però poi ti disarcionano quando non sei più vincente. Kou Koiwa invece mi ha voluto. Voleva Jack Cantina a tutti i costi: è stato questo che mi ha fatto sognare di poter trovare persone interessate a quello che sono veramente e al percorso che ho fatto per creare la mia arte”.

In Giappone presenti il tuo terzo album, “Ci pensiamo noi”…

Sì, l’ultimo album a cui ho lavorato con i Magma Flux (la band con cui suona regolarmente, ndr.). Abbiamo iniziato a realizzarlo nel gennaio 2014. Il disco è uscito esattamente un anno dopo, nel gennaio 2015. È stato un lavoro abbastanza veloce per le nostre tempistiche, perché di solito ci prendiamo più tempo per far le cose come si deve. È un album che ci sta dando grandi soddisfazioni. Questo è, credo, il primo disco in cui i pezzi, come “Il tempo che asciuga” o “Il pesce Rosso”, arrivano già al primo ascolto. Ovvero, già dal primo accordo quando li presento c’è qualcuno a cui si drizzano le orecchie quando li sente.

JACK CANTINA – IL PESCE ROSSO:
E il riscontro ce lo hai già avuto: ancora non ti sei esibito in Giappone e hai già venduto 300 copie. Come ti sei sentito quando lo hai scoperto?

Quando l’ho saputo, sono rimasto senza parole! Hai presente quando Willy il Coyote rimane a bocca aperta perché Beep Beep scappa? Ecco, sono rimasto in quel modo. Non ci potevo credere. Io ho sempre pensato di vendere un certo numero di copie in Italia, ma avere già un pubblico in Giappone… è davvero qualcosa di grande.

Che cosa ti aspetti dal tour in Giappone?

Intimamente sogno che possa essere l’inizio di una grande collaborazione. In Giappone piace molto la musica italiana e soprattutto piace molto la musica di cuore. Sanno vedere e capire, forse più dell’Italia, il vero spirito dell’artista. C’è bisogno dell’immagine certo, anche lì è importante. Ma sono attenti a capire chi ha il fuoco dentro e quando lo riconoscono, lo rispettano per quello che è. Mi aspetto anche di trovare un pubblico curioso e da questa curiosità avere nuovi stimoli per creare nuova musica.

Come presenteresti Jack Cantina a chi ancora non lo conosce?

Rischio di dare una risposta pretenziosa, sotto un certo punto di vista. Credo di essere un artista sincero, molto legato allo spirito della musica e alla ricerca continua di una sonorità che rappresenti al meglio lo spirito del nostro tempo. Mi piace raccontare quello che siamo, quello che stiamo diventando e quello che siamo stati in modo più collettivo possibile.

Artista di strada… è una definizione che ti piace?

Mi piace molto, anche se può essere interpretata in modo sbagliato come quello che fa il barbone. Ma di questo non me ne giovo particolarmente perché il giudizio ci può essere solo dopo che qualcuno mi ha ascoltato e se non lo hai fatto e mi giudichi solamente dall’aspetto allora è un giudizio che non vale.

Che differenza hai riscontrato tra i produttori italiani e quelli giapponesi?

Il mio rapporto con i produttori italiani finora è sempre stato molto breve perché mi sono sempre reso conto che non mi stavano offrendo quello che cercavo. Ho avuto delle proposte che avevano l’obiettivo di snaturare il mio istinto musicale, la per realizzare un prodotto che fosse spendibile in un certo ambito e in un certo mercato. Il loro obiettivo di partenza, per me è invece la conseguenza del fare buona musica. Con Kou Koiwa il rapporto è stato estremamente diverso, perché al di là dei problemi comunicativi, lui è sempre stato sempre onesto fin dall’inizio. Non mi ha promesso nulla, come fanno i produttori italiani. Io ho sempre percepito che lui volesse il meglio per me e che credo che lui abbia percepito che io stavo puntando tantissimo su questo tour.

A quali personaggi ti ispiri per la tua musica?

Sono tantissimi. Mi viene in mente De Gregori e tutti i cantautori italiani, come De Andrè, il re della musica italiana. Oltre a scrivere dei brani bellissimi, i suoi lavori hanno dentro dei mondi, storie, emozioni, persone. Lui riusciva a captare, ad afferrare la mosca che è l’essenza di quella persona o di quella storia che stava raccontando. Quello che faceva De Andrè è un sogno per me. E poi c’è questo gusto di divertire, di creare energia che mi hanno infuso profondamente Rino Gaetano e la sua musica, la sua freschezza eterna è proprio una fonte perpetua di idee fresche, vere, di voglia di dire la verità. Negli ultimi tempi ho anche scoperto il folk americano. Credo che tutte queste cose insieme abbiamo un po’ creato il mio sound.

Come nascono le tue canzoni?

Io credo che ogni canzone abbia una storia a sé anche a livello gestazionale. Ci sono canzoni nate da un groove di basso che mi entrava nella testa mentre faccio altro, anche che vengono fuori da un testo, da una piccola frase. Le canzoni crescono sempre pian piano nel corso dei mesi. Nasce un nucleo e poi da quello inizio a lavorare per creare tutto il resto.

Come sei cambiato nel corso di questi anni?

Mi sento migliorato. Sento di avere consapevolezze che prima non avevo. Inoltre sento di non aver perso quasi niente di quello che ero, anzi ho lasciato per strada tutte le cose che erano fastidiose anche per me. Sono diventato così anche grazie alla vita che ho intrapreso: viaggio e conosco tante persone . Così spesso mi in situazioni nuove e sempre più assurde. Mi piace essere interculturale. Ma intercultura non è solo trovarsi con persone che sono d’accordo con te. Bisogna anche cercare persone che non sono come te, perché finche ti trovi bene con persone che ti assomigliano ti stai comunque guardando allo specchio della tua stanza, mentre se devi uscire di casa, devi uscire da te stesso.

Che cosa c’è nel tuo futuro?

Sto lavorando ad una nuova canzone, molto molto bella… la vedo come un simbolo del prossimo album, in cui si sono altri brani che stanno crescendo. Ho conosciuto inoltre dei nuovi musicisti con cui condivido davvero il cuore della musica. Non è semplicemente gente che suona con o per me, sono artisti con cui condivido la vera musica, senza bisogno di troppe discussioni. Con loro partiranno dei live a novembre. Abbiamo già concerti in programma a Bologna, Vicenza e Verona e poi… chissà!

Ci rivedremo quindi per il quarto album?

Sì, mi sa proprio di sì.

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