Ritmo, tempo e via di ‘gighità’. Non è un nuovo genere musicale ma un progetto che porta la musica nelle case delle famiglie con ragazzi disabili. Trasformando il salotto, la cucina o il cortile in un palcoscenico dove improvvisare con gli strumenti e dar vita a un concerto tra le mura domestiche insieme ad amici e vicini. Obiettivo? Abbattere il muro di solitudine che, spesso, circonda le mamme e i papà di figli disabili, permettendo loro di trascorrere momenti piacevoli e spensierati. Ma anche stimolare la socialità e avvicinare le persone ai temi della disabilità.
È il progetto promosso da Jenny Burnazzi, violoncellista di Ravenna che si sta specializzando in musicoterapia per disabili, Antonella Gentilini, educatrice del centro “Il Faro” per l’accoglienza di minori disabili, e Claudia Majoli, artista e mamma di una ragazza autistica. Il nome del progetto è “Gighità”. A sceglierlo, indirettamente, una signora disabile di 40 anni che vive nel centro dove Jenny sta concludendo il suo tirocinio formativo. “Un giorno, stavo improvvisando con il violoncello, quando si è avvicinata questa signora e ha iniziato a ripetere a ritmo gighità, gighità – racconta Jenny – Il suono di quella parola mi è subito piaciuto e così ho pensato di usarlo per il mio progetto”.
L’idea di organizzare un concerto a case di famiglie con disabili è arrivata un po’ per caso. Jenny, 33 anni, ha un diploma al Conservatorio e una laurea in Filosofia. Dopo l’università ha iniziato a seguire corsi di musicoterapia e a dedicare il suo tempo alla cura degli altri attraverso la musica. Con il suo compagno e i suoi 2 bambini organizza da sempre dei concerti nella sua casa dove invita amici e conoscenti. La voglia di coinvolgere altre persone e di stimolare la convivialità e la socialità attraverso la musica l’ha portata a pensare anche ai tanti ragazzi disabili e ai loro genitori. “Mi sono detta ‘perché suonare in un centro e non provare anche a portare la musica a casa di una famiglia coinvolgendo anche altre persone?’ Così ho proposto la mia idea alle mie due compagne d’avventura e da lì abbiamo iniziato a contattare famiglie ed educatori”.
Il progetto per ora è nella fase embrionale e durante la prima serata di presentazione alla città, organizzata sabato 20 giugno insieme all’associazione Letizia che si occupa di creare laboratori didattici e culturali per ragazzi disabili, c’erano tante famiglie, arrivate più che altro per curiosità. “Il nostro intento è promuovere l’inclusione sociale e la musica può essere lo strumento ideale – spiega Jenny – Capisco che molti siano restii ad aprire le porte della propria casa perché a nessuno piace mostrare la propria vulnerabilità”. Ad aver accettato per ora una famiglia e alcuni educatori che, nei prossimi giorni, ospiteranno nella loro casa piccole jam session. “Sono sicura che questo progetto riuscirà a coinvolgere tante famiglie – conclude Jenny –. Bisogna continuare a provare, proprio come si fa quando si suona uno strumento, e alla fine il risultato arriverà”.