Sanremo, l'unica cosa fresca sono i fiori il resto è fiacco e appassito | Giornale dello Spettacolo
Top

Sanremo, l'unica cosa fresca sono i fiori il resto è fiacco e appassito

Sanremo, il Festival della canzone ma per sentire un po’ di musica si devono aspettare quasi 60 minuti poi il ritmo tra un presente inconsistente e un passato decaduto

Sanremo, l'unica cosa fresca sono i fiori il resto è fiacco e appassito
Preroll

GdS Modifica articolo

11 Febbraio 2015 - 12.37


ATF
di Chiara D’Ambros

Il rapporto col tempo, coi tempi è quello che più crea interferenza nel guardare l’edizione 2015 di questo Festival.

Si inizia da un’anteprima in cui Masini con la barba folta e brizzolata si è mostrato ancora in preda a crisi adolescenziali “mi stupisco che ci posso essere”, miste a un rimpianto per i tempi andati “un’esperienza che mi fa tornare giovane”. Arriva poi, Nek che definisce San Remo “un contenitore adatto a chi ha qualcosa da dire”. 18 anni dopo esser venuto a dichiarare che Laura non c’era, Nek in questa edizione ci rivela che siamo fatti per amare e siamo “due braccia con un cuore” quindi “Fatti avanti amore”. Ma questo lo si scopre solo più tardi, prima il festival si apre con un Carlo Conti insolitamente pallido per i suoi standard. Ma a ricordarci la potenza delle lampade arriverà in seguito il terzo concorrente, Alex Britti, ottimo chitarrista, ma ci si chiederà se chitarra e voce stasera abbiano litigato perché ognuna andrà per conto suo.

Un capitolo tutto per sé lo necessitano le figure femminili a partire dagli abiti, dato che siamo al trionfo del sessismo, quindi si sfoggi la bellezza ma non un vaga capacità di consapevolezza e pensiero che sembrano disconnettere anche la capacità di deambulazione e comunicazione mente-corpo (tradita la Marrone da lacrime che sembravano sincere nel ricordo di chi non c’è più).
Si diceva degli abiti, ad eccezione di Chiara che deve aver preso alla lettera il periodo carnevalesco e s’è vestita da limone, siamo al trionfo del nero ma soprattutto del rosso indossato in modo degno di nota da una Malika elegantissima (in tutti i sensi) e dallo schianto di Rocio, seppur assai criticata nei social come presenza esotica nella patriottica manifestazione, ma che inevitabilmente sembra Cenerentola tra le due sorellastre (sebbene un tweet maligno e probabilmente voce di minoranza osservi: “oh finalmente una gnocca. Poi parla, cerca di fare umorismo e la libido muore suicida”).

Parlando di donne tutta la nostra comprensione per la madre dei 16 figli nati dal seme divino del religiosissimo Delio cui su twitter @iddio risponde: “Bella Delio, sei forte ma non darmi tutte le responsabilità”. Alla terza citazione dello Spirito Santo da parte di padre Delio è comparso un barlume di imbarazzo perfino nell’impeccabile Conti, forse un po’ troppo primo della classe in questa rigida serata.

Primo dei superospiti: Tiziano Ferro che qualcuno su twitter propone come prossimo conduttore, mentre Conti lo congeda con un “Ti salutano i miei gioielli” che pur con le due sorellastre accanto fa un certo effetto.

Sorvoliamo su Siani bocciato all’unanimità sui social e preludio della tristezza a seguire, nel veder comparire su palco gli “attesissimi” Al Bano e Romina e cantare: “La Felicità” (che tutti hanno cantato in sala mentre a casa ognuno sostituendo le parole come si faceva alle scuole medie). Ci mancava davvero Pippo Baudo a presentarli. Ma non c’è di ché preoccuparsi, magari ci pensano per il prossimo anno. Nel vedere questa ex-coppia sfatta, la sensazione è se non di pura decadenza, di una manifestazione che vorrebbe partire di slancio ma, invece che alati calzari, indossa le scarpe ortopediche.

Nota conclusiva: contrariamente al titolo del celeberrimo film dei fratelli Cohen, “questo è un paese per vecchi”. Di fresco ieri sera solo qualche voce (per chi scrive due: Malika e Annalisa) ma soprattutto i fiori, comparsi via via sul palco in semplici sobri ed eleganti buquet.

Native

Articoli correlati