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La Cenerentola di Verdone: così rivive Rossini

Il film sulla famosa opera è stata un'ulteriore prova della saggezza artistica del grande regista: la rivoluzione della semplicità.

La Cenerentola di Verdone: così rivive Rossini
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24 Dicembre 2014 - 17.48


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Premessa necessaria: ho grande considerazione di Carlo Verdone, come artista, regista e persona di cultura. Del resto il suo successo che dura ininterrottamente dai tempi di Non stop (del grande Enzo Trapani) a oggi è migliore testimonianza rispetto a tante parole.

Nella Cenerentola di Rossini in versione cartoon/teatral/cinematografica trasmessa al cinema nella sola giornata di martedì 23 Carlo Verdone, che ne ha curato la regia, ha dato una ulteriore prova di sapienza e saggezza artistica, facendo sfoggio di una delle più straordinarie e rivoluzionarie doti: la semplicità. Se fossi Rossini gli darei volentieri la mano.
Cosa ha fatto di straordinariamente semplice Verdone per fare della Cenerentola “cinematografica” un piccolo gioiello che fa bene alla musica? Ha messo il proprio estro al servizio dell’opera, rispettando il lavoro di Rossini (e del librettista Jacopo Ferretti) con garbo e misura. Rivoluzionario – e questa è una delle mie polemiche da melomane talvolta polemico – rispetto ai tanti registi “alla moda” che stravolgono le opere, trasformano gli interpreti in mostri o macchiette solo ed esclusivamente per mettere in primo piano il loro smisurato Ego. Così abbiamo visto in scena Don Giovanni sulla luna, Giulio Cesare di Handel con letture sado-maso, ambientazioni fuori dal mondo, libretti stravolti sulla scena e l’orribile regia della Traviata che ha funestato una prima delle Scala.

Nella Cenerentola di Rossini (regia di Verdone) l’umorismo e comicità non sono mai scivolati in farsa, nessuna caricatura dei personaggi e la capacità (nel duetto “Un soave non so che” cantato da Cenerentola e dal principe Ramiro e nell’aria di Alidoro “La del ciel nell’arcano profondo) di saper rappresentare con grande tenerezza quelli che, forse, sono gli unici due momenti “seri” di quest’opera comica.

Risultato: è un film che lascia allo spettatore la possibilità di immergersi dentro le scene e la storia, di sorridere, di seguire la musica in una perfetta mescolanza di teatro, cinema e cartone animato. Il tutto in una esecuzione magistrale diretta dal maestro Gialuigi Gelmetti con interpreti di prim’ordine.
Un’opera perfetta? Ovviamente no. Volendo si potrebbe contestare questa o quella inquadratura, la scelta di tagliare qualche recitativo o aria di troppo. Ma questo è un compito che lasciamo ben volentieri a pedanti e schizzinosi. Gli stessi che nel 1992 stroncarono un’ottima regia che il “giovane comico” Verdone fece del Barbiere di Siviglia, solo in virtù del pregiudizio nei confronti di quello che i parrucconi dell’epoca consideravano poco più che un guitto. Ma il tempo è galantuomo. E penso che il migliore complimento che si possa fare a questa Cenerentola è – con semplicità – racchiuso in una breve considerazione: questo è Rossini. (G.Cip)

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