Venerdì 25 ottobre prima della partenza per la sua lunga tournèe in Oriente, Mario Brunello ha proposto nel suo spazio antiruggine a Castelfranco Veneto (TV), una serata dedicata al racconto dell’attesa del viaggio, dei luoghi in cui andrà, delle aspettative, della magnificenza delle sale in cui si troverà a suonare, della sua curiosità bambina.
Prima di raccontare questa avventura che per Mario Brunello è iniziata domenica 27 dall’aeroporto Marco Polo di Venezia, una domanda: “Cos’è antiruggine?” Nella terra dei capannoni industriali del nord-est, Brunello ha sentito la necessità di avere uno spazio in cui poter fare delle proposte culturali e musicali informali al pubblico del suo territorio e agli appassionati che vengono anche da lontano, pagando un “biglietto responsabile”, offerta libera. L’idea è di offrire qualcosa al luogo dove è nato e dove stanno crescendo i suoi figli, nella prospettiva condivisa con la moglie Arianna, di portare avanti un progetto culturale che veda la musica vivere anche fuori dalle sale da concerto, portata più vicina alla gente senza paura dell’apertura, della contaminazione con altri spazi, con altri linguaggi senza per questo perdere qualità. Le porte di antiruggine si sono aperte al pubblico per la prima volta nell’aprile del 2007, con un concerto dell’orchestra d’archi italiana, che Brunello allora dirigeva e non si sono più chiuse. Si sono succeduti musicisti come Lucchesini, Petrini, Ezio bosso e tanti altri, è di casa Marco Paolini, che non di rado porta dei suoi racconti, come pure Alessandro Baricco, solo per fare alcuni nomi. Il manifesto di Antiruggine è:
perchè nel “capanon”
luogo che useremo per dar vita
ai pensieri e alle idee,
una volta si lavorava il ferro.
Lavoro duro, materia di fuoco e terra,
che la tenacia, la passione, l’intelligenza
arriva a piegare e dar forma.
Non lasciamo la nostra mente alla ruggine.
metti antiruggine
Sognare, immaginare, sentire l’entusiasmo di chi sta per partire per un viaggio è uno dei modi migliori per evitare la ruggine del pensiero, delle emozioni, per questo Mario Brunello prima di volare verso Tokyo, Pechino, Shangai, Kyoto, Nagoya, Osaka ha organizzato una serata in cui ha raccontato alcuni luoghi di un oriente che negli ultimi decenni ha dedicato all’ascolto della musica classica occidentale forze e messo a disposizione dei budget sostanziali, al lavoro grandi architetti e ingegneri, per un genere che osserva lo stesso Brunello: “in teoria non è naturalmente parte della loro cultura. Provate a immaginare che a Roma o Milano si costruiscano sale di 2000 posti, con tutte le tecnologie più avanzate per andare a sentire musica tradizionale, cinese o teatro kabuki. L’importazione della musica classica occidentale è dovuta a ragioni storiche, dopo la seconda guerra e la bastonata che hanno preso hanno dovuto accettare non solo la Coca Cola, e i Mc Donald’s ma anche gran parte della cultura occidentale. Per fortuna hanno preso la musica veramente sul serio, tanto che l’ultima notizia è di 40 milioni di studenti di pianoforte in Cina. Non so se potete immaginare cosa vuol dire 40 milioni di pianisti, e chissà quanti violinisti. In questi luoghi dove sto per andare a suonare, ogni volta che si apre la porta di un teatro si trova un’acustica unica, si parte dal perfetto in su, anche quando si suona in posti sconosciuti. Quando si arriva alla portineria si trova tutto lo staff schierato. Ti accolgono, ti presentano tutti il direttore della sala, il direttore del palcoscenico, il direttore del corridoio, c’è un direttore per qualsiasi cosa. Ti accompagnano in camerino, dove trovi ogni ben di Dio, tè in tutte le sue declinazioni, frutta, eccetera. E quando si arriva sul palco, un pianista trova sicuramente due pianoforti, un violoncellista trova sicuramente 4 o 5 sedie, e cosa fai scegli, tra un piano forte più chiaro e uno che suona più scuro, scegli la sedia più alta o più bassa, più morbida, più dura. Dici: “Questa” ..le altre spariscono in un secondo. Tutto questo è quasi un rito, un rito di rispetto non tanto verso l’artista come persone ma l’artista in quanto rappresentante di un qualcosa che per loro è diventato sacro, le esecuzioni, i concerti, la musica. Potete immaginare quanto questo faccia bene a chi va a suonare in quei luoghi in maniera piuttosto regolare ma anche a chi frequenta quei posti, ai giovani che studiano musica in quegli ambienti, perché vedono che il loro futuro può essere qualcosa di importante per la loro società, degno di rispetto. Qui per forza viene fuori la solita frase che si sente tanto spesso in Italia e non solo quando ti chiedono “Cosa fa lei di lavoro” e tu rispondi “Il musicista” e ti chiedono “No, no di lavoro? Cosa fa?” questo è la differenza di atteggiamento.”
Per tutta la serata a antiruggine, Brunello ha intervallato questi racconti con l’esecuzione per violoncello solo di brani tratti dai programmi dei concerti che sta suonando in questi giorni in oriente, Teleman, Bach, Ysaye, Weinberg, Piazzolla. Su uno schermo posto dietro di lui, ha fatto scorrere le foto delle sale da concerto cinesi e giapponesi dall’acustica straordinaria che lo stanno accogliendo come ospite e protagonista. Per esempio la prima sala in cui ha suonato il 28 ottobre, con Andrea Lucchesini è la Kioi Hall di Tokyo si trova all’interno di un’industria che produce acciaio. “A fianco degli uffici – dice Brunello – C’è questo gioiello. È come se qui in Italia la Fincantieri avesse fatto costruire una sala così”, dal pubblico si alza una voce “o l’Ilva di Taranto”.
Dal Giappone Mario Brunello volerà a Pechino per suonare il concerto di Dvorak per violoncello e orchestra con l’orchestra di Santa Cecilia diretta da Sir Antonio Pappano, che parte dopo aver inaugurato proprio in questi giorni la stagione sinfonica all’auditorium Parco della Musica di Roma. La sala di Pechino ha 2200 posti ed è racchiusa nel ventre di una costruzione semisferica sorta nel 2008, il National Center for the Performing Art che ospita il teatro dell’Opera, due sale da concerti e un teatro. È posizionata al centro della città in mezzo ad un laghetto e con il riverbero sull’acqua sembra una sfera intera. Un’architettura studiata per essere una cosa spettacolare, non solo funzionale. Lo stesso Brunello osserva infatti: “I cinesi stanno dando un grande risalto spettacolare alla nostra musica. Tutto quello che propongono deve essere spinto ai massimi livelli. Preferiscono grandi orchestre, raramente si va per suonare musica da camera.” In Cina apprezzano che all’uscita di un disco gli artisti facciano seguire una tournèe e il pubblico non li risparmia al rito dell’autografo dopo il concerto. L’artista si mette a disposizione su un banchetto, dove trova una vasta scelta di pennarelli e per 30-45 minuti, firma i dischi. Brunello confessa il sollievo che ora siano state proibite le foto, un tempo ogni firma richiedeva la posa per la foto con il fan, “Una vera tortura!”
Dopo Pechino e Shangai si torna in Giappone per suonare ancora nelle sale prestigiose costruite dall’industria Nagano Acustic, che ha realizzato tra le altre quella di Sapporo che è ritenuta essere la sala da concerto con la migliore acustica del mondo e che dà la sensazione di entrare in un salotto nonostante i suoi 2000 posti.
L’ultima tappa della tournée di Mario Brunello sarà Nagano. I giapponesi, si diceva, fanno trovare tutto quello che possono desiderare gli artisti “A me – sottolinea Brunello – fanno trovare una data in montagna!” Ama portare per sentieri, anche ad alte quote, il suo violoncello, un Maggini del XVI secolo, che si è ormai abituato ad essere suonato in sale naturali a cielo aperto, soprattutto durante il festival estivo dei Suoni delle Dolomiti che si svolge da 20 anni sui monti del Trentino. Questa passione di Brunello per la montagna è nota anche in Giappone dato che nel giugno del 2007 ha portato il suo Maggini e le note di Bach in una sala d’eccezione, senza pareti, a 3776 m sul livello del mare: la vetta del monte Fuji.
Nagano è a soli 1000 metri, ci sono varie onsen, luoghi con acque termali, e resort in uno dei quali hanno costruito una sala da concerto tutta legno e vetrate. Per questa volta il Maggini suonerà in montagna ma in una sala con le pareti. Le persone arriveranno per lo più da Tokyo in 2 ore di treno e un’ora e mezza in macchina.
Nella sala di Nagano Brunello Eseguirà la sonata per violoncello solo di Mieczyslaw Weinberg (1919 – 1996) che spera soddisfi la curiosità del pubblico giapponese, sempre desideroso di sentire nuovi programmi concertistici.
La serata a antiruggine si è conclusa con il racconto di questa ultima tappa della tournèe e l’esecuzione del primo movimento della sonata di Weinberg. Esecuzione avvenuta non prima di aver dato alcune informazioni sul brano, come aveva fatto per gli altri pezzi suonati durante la serata, ricostruendo così, oltre alle geografie dei luoghi del viaggio, delle minute geografie musicali per l’orientamento all’ascolto. In particolare di Weinberg si è soffermato a spiegare “Che ha avuto una vita molto complicata, nato in Polonia da famiglia ebrea che è stata sterminata dai nazisti, è scappato a Minsk dove sono arrivati di nuovo i Nazisti e quindi è scappato di nuovo in Kazakistan dove finalmente ha trovato un po’ di pace, ha iniziato a scrivere la musica, l’ha mandata a Sostakovic, che l’ha invitato subito a Mosca, e l’ha tenuto sotto la sua ala protettrice portandolo a diventare un compositore molto eseguito dai grandissimi interpreti: Rostropovic, Richter, tutti i grandi. Dopo di che per una sfortunata avventura con il KGB, doveva essere uno dei firmatari della lettera a sostegno di Solzhenitsyn, ma lui ha detto “Ne ho già passate tante lasciatemi stare, lasciatemi tranquillo a scrivere musica”, da quel momento nessuno più l’ha eseguito dei suoi grandi amici. E così ha fatto il pianista accompagnatore fino alla morte. Si sta riscoprendo la sua musica oggi, grazie soprattutto a G. Kremer. Weinberg è stato un compositore con un linguaggio molto personale, meraviglioso, ampie linee… davvero particolare. Io andrò a eseguire la prima sonata per violoncello solo, dedicata a Rostropovic. E così si conclude la tournee.” Musica. Applausi. E Brunello che invita il pubblico come di consuetudine a fermarsi per un bicchiere di vino offerto dalla casa, scusandosi che per questa volta non sia sakè!
Brunello è partito il 26 ottobre scorso, con gli spartiti rigorosamente nel bagaglio a mano e a fianco il suo violoncello racchiuso nell’inseparabile custodia rossa. Si può seguire la sua avventura sui social network, ogni giorno posta una breve clip dei “24 Giorni di Studio” che mostra a partire dal violoncello tutta la sala in cui sta per suonare.
Il primo alla Kioi Hall di Tokyo: [url”http://bit.ly/1wLsLCV”]http://bit.ly/1wLsLCV[/url]