La musica a scuola, quella vera. La passione con la quale l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, un giurista, mette nel promuovere la musica nella scuola fornisce l’idea di quanto probabilmente gli è rimasta nel cuore la scuola pubblica e il rammarico, forse, di non aver avuto il tempo necessario per rinnovare un sistema formativo ormai superato.
In compagnia di istituzioni come il teatro La Fenice, La Scala, l’Opera di Roma e il San Carlo, e di illustri musicisti come Paolo Fresu, Danilo Rea e Paolo Damiani, in una sala gremita al ministero dell’Istruzione, ha illustrato la proposta di Piano per la Musica nella Scuola e per la Formazione del Cittadino elaborato dal Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica, del quale è presidente lo stesso Berlinguer.
Un piano, ma non è l’unico aspetto, che si sposa con gli intenti, per ora dichiarati, del piano scuola voluto dal Presidente Renzi. La Buona Scuola ipotizzata dal governo passa anche per un ruolo più significativo della musica: da educazione all’ascolto e attività facoltativa da approfondire extra orario, a materia di apprendimento curriculare. Il passo ulteriore dunque è che questa diventi materia di approfondimento, un elemento base della formazione della persona. Nel documento promosso da Matteo Renzi, il capitolo 4.1 appunto, introduce l’insegnamento pratico della musica. Un fatto inedito che, per Berlinguer, va nella direzione giusta e sul quale lavora da anni.
Ma se siamo passati da auspicio a pratica reale è anche vero che le risorse sono ancora poche. I 4800 docenti indicati nel programma La Buona Scuola, sono meno della metà di quelli auspicati dall’ex ministro dell’Istruzione, che nota come solo le scuole elementari siano 8000, per non citare le materne.
Qualcosa però sembra cambiare e può apparire bizzarro, le linee guida della Buona Scuola si incrociano con il pensiero di Luigi Berlinguer, con il suo 3+2, con la riduzione di un anno del percorso scolastico così da equipararlo al resto del sistema formativo europeo e internazionale.
Tutte questioni che ho letto nell’ultimo libro di Luigi Berlinguer, Ri-Creazione, realizzato con Carla Guetti e edito dalla Liguori Editore. E dato alle stampe ben prima della Buona Scuola. In quel testo, nel quale si riportano le contraddizioni di un sistema formativo conservativo, dove il rapporto tra docente e discente è unidirezionale, dove l’insegnamento non è quasi mai accompagnato dalla pratica, dall’interazione e nel quale, contemporaneamente, vi sono raccontate esperienze straordinarie e innovative grazie al ruolo di docenti che rivendicano quell’autonomia educativa che nel rispetto dei programmi deve sapere mantenere la scuola in contatto con la realtà, in quel testo si delinea una nuova idea di scuola, che prevede, oltre la modifica dell’impianto educativo complessivo, la centralità dell’insegnamento, una revisione delle materie di apprendimento, come l’educazione estetica, attraverso anche la musica o l’educazione scientifica con la pratica in laboratorio.
La scuola, secondo Berlinguer deve emozionare, destare curiosità, stimolare la creatività. Non posso che essere d’accordo.