Ci sono alcune testate che hanno segnato la mia vita culturale. Alcune testate e una casa editrice: la Giulio Einaudi Editore. Mi è capitato più di una volta di parlare con miei coetanei per domandarci che cosa sarebbe stato della cultura della nostra generazione, ma anche di quella di altre generazioni che ci hanno preceduto o che ci hanno seguito, se non ci fosse stata la Einaudi.
Ma oggi voglio parlare delle testate. La prima testata fu l’Albo d’oro di Topolino, che pubblicava tra l’altro le storie di Paperino di Carl Barks inventore della “dinastia dei Paperi” e forse il più geniale autore di fumetti. Ma c’erano anche le prime storie di Topolino, quelle che la casa editrice Nerbini di Firenze pubblicava negli anni Trenta insieme all’Avventuroso, e che noi ragazzi del dopoguerra non avevamo potuto leggere. Quando Topolino era diventato l’eroe del New Deal del Presidente Roosevelt.
La seconda testata fu Il calcio e il ciclismo illustrato, che usciva il mercoledì ed era il nostro “Novantesimo minuto”, con le foto di tutte le partite di Serie A che avevano visto soltanto i fortunati spettatori che andavano allo stadio. E una partita a settimana veniva addirittura raccontata per intero da un disegnatore che si chiamava Silva.
Io aspettavo il mercoledì come il giorno più gradito della settimana, il giorno in cui uscivano L’Albo d’oro e Il Calcio e il Ciclismo Illustrato. Quando poi seppi che ero nato di mercoledì non esitai a considerare quel giorno come il mio giorno. A casa mia c’era però un problema economico perché i miei genitori non potevano permettermi l’acquisto di due giornali, allora rimediai facendo dei servizi alla giornalaia vicino casa mia: le andavo a prendere la minestra nella trattoria di piazza della Rovere, aspettavo che lei mangiasse e poi riportavo i piatti sporchi. In cambio, la signora Silvana, così si chiamava, mi faceva leggere tutto quello che volevo. Così, senza spesa riuscivo a placare la mia bulimia da lettura.
Nel 1955 quando io già ero andato al liceo uscì l’Espresso che per la nostra generazione è stata una rivoluzione nell’informazione, come lo era stato Il Giorno voluto da Enrico Mattei. Quella rivista lenzuolo con quei titoli scioccanti tipo “Capitale corrotta Nazione infetta” mi catturò immediatamente e da allora non l’ho più abbandonata. L’Espresso non fu soltanto il mio faro di lettore ma anche l’approdo agognato e sognato dell’aspirante giornalista che ruggiva dentro di me. Un approdo a cui non riuscii mai ad attraccare. Mi misi alla caccia del direttore Arrigo Benedetti che aspettavo sotto la sede di Via Po senza riuscire mai ad incrociarlo perché evidentemente faceva orari preclusi ad un ragazzo come me che abitava dall’altra parte della città e che non disponeva neppure di una bicicletta. Seppi che Benedetti aveva una figlia mia coetanea, mi misi alla sua caccia con lo scopo di diventarne amico, e magari pure fidanzato, ma non riuscii mai a rintracciarla. Un giorno un mio compagno di liceo incominciò a raccontarci che era riuscito ad entrare nella redazione dell’Espresso come giornalista praticante. Ci raccontava della vita di redazione, diceva di dare del tu a Scalfari e a Jannuzzi. Di aver messo in pagina i pezzi del critico teatrale Sandro de Feo e addirittura di Moravia, che faceva la critica cinematografica, a cui si vantava di aver corretto di nascosto, un errore di grammatica. Non era vero niente, si era inventato tutto.
Poi nel 1965 arrivò Linus, la mia ultima passione. Linus, la rivista diretta da Giovanni Gandini, aprì un mondo, il mondo dei fumetti contemporanei, a giovani come me che erano rimasti fermi a Topolino e Paperino. I fumetti di Charlie Brown, inventati da Shultz, e di tutta la sua famiglia e la sua cerchia di amici, tra cui Linus Van Pelt che aveva dato il nome alla rivista, e soprattutto di Snoopy, il cane sognatore e megalomane che scrive un romanzo fermo all’incipit “Era una notte buia e tempestosa….”, divennero subito familiari ed entrarono a far parte del nostro mondo.
Diversi anni dopo, insieme a Guido De Maria e Bonvi, inventammo il programma televisivo divenuto leggendario anch’esso, che si chiamava Supergulp! Ebbene oggi mi sento di dire che quel programma cominciò a nascere proprio nella aprile di 50 anni fa quando comprai il primo numero di Linus.