Il 25 settembre, nella maggior parte dei negozi di videogiochi si poteva scorgere una gran fila, il motivo? Tutti aspettavano con impazienza di poter stringere tra le mani il nuovo Fifa 15, il titolo più atteso del panorama videoludico mondiale, che si preannunciava come un capolavoro in grado di superare la già ottima qualità di Fifa 14. Come il resto degli esseri umani anche io il 25 settembre mi sono trovato in una di quelle file, breve per fortuna, per poter comprare e provare il nuovo gioco.
Scartato il pacchetto e inserito il disco, bisogna attendere qualche minuto per l’istallazione degli aggiornamenti, necessari per la partenza del gioco e che generano un’ulteriore attesa nel giocatore, che ormai brama con il joypad già in mano, di iniziare la prima partita. Oltrepassato questo ex cursus storico che poco ha a che vedere con le caratteristiche del gioco giunge finalmente l’ora di provare con mano la nuova opera della EA Sports. Come ogni anno quando si prova il nuovo Fifa, l’esordio coincide con una bella batosta, le variazioni nella giocabilità, anche quelle impercettibili, trasformano anche il giocatore più esperto in un neofita di fronte al nuovo gioco. Così tra una batosta e l’altra, nelle prime partite riusciamo a notare le sostanziali migliorie. Partiamo dalla formazione: abbandonato il classico schema con i nomi in lista, lo schieramento dei titolari verrà fatto su una riproduzione del campo da gioco, con gli 11 messi in campo in base al modulo scelto (un po’ stile Pes) con i panchinari e le altre riserve che potranno essere scelte da un menù sottostante. Mancano le immediate caratteristiche del giocatore, che prima erano disponibili sulla destra, che fanno posto ad una versione più minimale, che pensando all’essenzialità, mostra le due caratteristiche che vanno guardate quando si fa la formazione: il valore del calciatore (espresso con una valutazione che va da 0 a 100) e lo stato di forma (una barra verde che indica quanto il giocatore sia affaticato rispetto ai match giocati in precedenza).
Fatta la formazione si passa alla partita vera, passando per gli utilissimi giochi d’abilità che servono sia a migliorare nelle varie categorie (passaggio, tiro, cross ecc), sia a far passare con leggerezza il tempo di caricamento. Pronti via, c’è qualcosa che non mi torna. Sembra strano non sentire le voci di Caressa e Bergomi, che ormai avevano anche un po’ stancato. Infatti nella versione italiana il commento è affidato a Pierluigi Pardo e Stefano Nava, telecronisti su Mediaset, prima grande novità di Fifa 15.
L’arbitro fischia e si parte. Subito saltano all’occhio i movimenti più fluidi dei calciatori, da manovrare con molta più sensibilità rispetto a prima, sia nello stop del pallone, che nell’azione palla a terra. Potenza di tiri e passaggi (parametri comunque regolabili) sembrano con le impostazioni standard più equilibrati: questo non vuol dire addio passaggi ‘mosci’ e tiri alle stelle, ma consente una governabilità maggiore del tocco, per altro più veritiera. Come nel titolo passato, l’unico modo per scardinare la difesa avversaria è quello di produrre una manovra rapida, precisa e intelligente: inutile affidarsi ai lanci lunghi da terza categoria e ad azioni personali alla Maradona. Per dirlo in parole povere: neanche Messi e Cristiano Ronaldo, per quanto siano forti, vi permetteranno di segnare un gol dribblando tutti gli avversari, sempre che non giochiate contro “mia nonna”.
Dopo vari passaggi uno-due e quant’altro riusciamo ad arrivare in zona tiro, che quest’anno vanta una maggiore direzionabilità, molto realistica in quanto legata alla posizione del calciatore e alla sua possibilità di coordinazione. Ma i primi tiri nello specchio saranno spesso preda del portiere, infatti quelli a giovare degli aggiornamenti sono proprio gli estremi difensori, più abili nelle uscite, più attenti tra i pali e meno inclini a papere grossolane. Ma tranquilli, prima o poi entra, soprattutto quando si comprendono le potenzialità del gioco. Grazie ad una maggiore sensibilità del controller, sarà possibile dribblare gli avversari anche con un semplice movimento, e dopo aver capito come direzionare la conclusioni, si riesce a mettere in difficoltà anche gente come Neuer e Buffon.
Grosse novità anche sui calci piazzati. Sui falli laterali si può muovere il giocatore che riceve, in modo da sfuggire anche alle marcature più strette ed evitare di regalare palla al nemico. Sui calci d’angolo si possono realizzare dei veri e propri schemi personalizzati muovendo gli uomini in area, e anche le punizioni sono tornate ad essere a portata d’uomo. Infatti nei precedenti titoli era diventato quasi impossibile segnare su calcio piazzato, il tiro era spesso o troppo forte o troppo lento, con la maggior parte dei giocatori che finiva per affidarsi alla classica ‘bomba in faccia al portiere’ , sperando in una deviazione o una papera. Sempre la maggiore sensibilità permette di essere pericolosi anche con i tiri che scavalcano la barriera, mantenendo la possibilità di inventare schemi a due o a tre, coinvolgendo anche il resto della squadra. Detto questo, la parte difficile del gioco resta sempre la fase difensiva, con interventi e tackle che devono essere precisi quanto i tiri e i passaggi, altrimenti anche una squadra di serie B inizierà a sembrare il Real Madrid. Il segreto è sempre lo stesso: pensare al gioco del calcio, con una squadra ‘stretta’ e un pressing oculato si restringe l’azione dell’avversario, per metterlo alle strette e rubare palla. Poi come si dice, la miglior difesa è l’attacco, quindi la precisione in fase di possesso e il giusto cinismo nei contropiedi, saranno utili per colpire e fa passare tempo. In una prima conclusione, il gioco conferma subito quanto annunciato nei mesi scorsi: tanta carne al fuoco e tante migliorie (che scopriremo nelle successive puntate) in una simulazione sempre più reale e divertente, che spiega come mai ci siano persone che ogni anno comprano soltanto Fifa.