Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si chiude così in primo grado il processo sull’eredità Sordi che vedeva imputate nove persone accusate a vario titolo di circonvenzione di incapace e ricettazione ai danni di Aurelia Sordi, sorella di Alberto, morta a 97 anni il 12 ottobre 2014. Al centro del contendere una donazione di 2,3 milioni fatta al personale di servizio dall’anziana quando però, secondo l’accusa, era già incapace di intendere e di volere.
Il giudice Maria Elena Mastrojanni della settima sezione penale del tribunale di Roma ha inoltre disposto il dissequestro e la restituzione di tutte le somme e dei conti correnti sequestrati agli imputati, fra cui c’erano alcuni dei più stretti collaboratori del popolare attore e della sorella, tra cui il factotum Arturo Artadi, la moglie (deceduta a processo in corso) e altri 5 dipendenti di Villa Sordi, oltre al notaio Gabriele Sciumbata e l’avvocato Francesca Piccolella, per i quali la Procura aveva chiesto 4 anni, e l’avvocato Carlo Farina (per lui il pm aveva chiesto 2 anni).