Parole coraggiose che, ovviamente, sono state subito prese di mira dalle squadracce di manganellato fascisti e razzisti che imperversano nel web: ““Non voglio vivere in un Paese che chiude i suoi porti”. Così Claudio Amendola, ospite sabato sera dell’arena organizzata dal “Piccolo Cinema America” presso il Porto Turistico di Roma a Ostia, ha commentato le politiche sull’immigrazione del nuovo governo giallo-verde e, in particolare, del neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Dopo la proiezione del suo film “Il permesso – 48 ore fuori”, dal palco allestito davanti al maxi-schermo, l’attore e regista romano ha detto: “Salvini sta dando voce a un sentimento che è più lontano da me di qualunque cosa voi possiate pensare, ma vedo che è un sentimento che purtroppo fa proseliti e che cresce in Italia. Ho intuito che Salvini cavalcava delle sensazioni che sono facili, sono naturali nell’uomo, sono semplici da portare avanti. Io credo che stiamo perdendo di vista la nostra indole, che è quella di un paese con quattromila chilometri coste, siamo “partenti” e siamo “arrivanti”. Non possiamo nascondere questa nostra antichissima tradizione: siamo un popolo di mare. Anche chi vive in Padania in qualche modo è un mezzo marinaio. Tutti noi dobbiamo avere un pochino di coscienza e un pochino di paura, di non lasciare andare questo meraviglioso paese in una deriva che non ci appartiene e non ci è mai appartenuta, credo sia il momento di risvegliare delle coscienze un po’ troppo sopite. Forse se siamo uno dei pochi Paesi europei a non aver mai fatto una vera rivoluzione è proprio perché ogni tanto ci mettiamo seduti e lasciamo che le cose passino e forse questa cosa qua invece non deve passare. Non lo dico per ideologia, lo dico per umanità. Io non sono credente, ma lo dico per umanità cristiana: non voglio far parte di un paese che chiude i porti e lo voglio dire da qua”.