Piero Angela torna in libreria con ‘Il mio lungo viaggio, 90 anni di storie vissute”, (Mondadori), accompagnando il lettore attraverso due secoli e molti continenti, in mezzo a mille peripezie, incontri, scoperte e avventure: “Per fortuna ci sentiamo tutti eterni. Ed è per questo che cavalchiamo sino alla fine”. Ha viaggiato nel corpo umano, nella preistoria, nel passato e nel futuro, e ogni volta ci ha portati con sé. “Ho sempre avuto reticenza a parlare di me, ora che mi avvicino ai novant’anni, comincio a pensare che sono stato testimone diretto di tanti eventi piccoli e grandi, e che forse alcuni di questi potevano interessare”, racconta. “Non è un libro di divulgazione scientifica, ma un racconto personale dedicato al pubblico che da tanti anni mi segue nel mio lavoro, spesso con vero affetto…”.
Ad esempio veniamo a sapere che suo padre era il direttore di una clinica psichiatrica a San Maurizio Canavese. “Durante la guerra – racconta – avevo 16 anni vi ho trascorso un lungo periodo. Ci trasferimmo lì con tutta la famiglia. Rimanemmo nella clinica quasi tre anni. Uno dei miei compagni di gioco era Sergio Segre, che poi ha scritto un suo libro (Venti Mesi) in cui ha ricordato che mio padre, antifascista della prima ora, aveva salvato molti ebrei accogliendoli sotto falso nome nella clinica di san Maurizio, e li istruì su come fingersi falsi malati”. Nel suo nuovo libro Angela racconta le sue esperienze di lavoro, il ‘dietro le quinte’ di oltre mezzo secolo di televisione. “Ma per la prima volta rispondo anche a certe domande che spesso mi vengono rivolte in occasione di incontri o conferenze, e che riguardano la mia vita, la mia formazione, gli inizi in Rai, il pianoforte, persino la mia infanzia. La musica è importante, ci sono tante forme di talento che si possono coltivare, bisogna trovare la chiave giusto sul viaggio che vogliamo percorrere o perlomeno tentare. Vedo tanti giovani disorientati, che hanno smesso di credere nei sogni, li capisco, è un periodo difficile.
Ma anche la mia generazione non aveva nulla, non esisteva la parola ‘desidero questo’, soprattutto non avevamo diritti. Non voglio fare discorsi qualunquistici, ogni epoca ha il suo momento buio, le nuove generazioni non devono mollare. Io sono un vecchietto ormai che ha anche sprecato delle possibilità”. Nato nel 1928, testimone oculare di due secoli, Angela ci racconta in modo vivido l’Italia degli anni Trenta e Quaranta, gli anni esaltanti del miracolo economico, la nascita della televisione, la sua straordinaria carriera di giornalista: prima cronista, poi inviato, poi inventore e conduttore di programmi che hanno contribuito a diffondere tra gli italiani una cultura scientifica. Nel libro ci sono decine di aneddoti e di incontri che ne fanno una lettura molto gradevole. Ma c’è soprattutto un grande insegnamento, prezioso per i giovani: la passione di sapere e la voglia di scoprire possono portare molto lontano nella vita, e fare di chiunque una persona speciale. “Una delle prime occasioni di avvicinarmi alla scienza la ebbi quando mi regalarono l’Enciclopedia dei ragazzi, dieci bei volumi con un mobiletto contenitore. Il mio volume preferito, il più consunto, era quello dei Perché?. Probabilmente lì è nato il piacere di capire”.