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Tumore al seno, la campagna di Lilt con la Tatangelo è una beffa

Un gruppo di attiviste chiede al ministro Lorenzin il ritiro delle immagini con la cantante: si è rifatta il seno, mentre le donne col cancro sono costrette ad asportarlo.

Tumore al seno, la campagna di Lilt con la Tatangelo è una beffa
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2 Ottobre 2015 - 14.24


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Un salto di qualità, di segno negativo. Ecco cosa rappresenta l’immagine scelta dalla Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) per la campagna Nastro Rosa 2015 sulla prevenzione del cancro al seno. A dirlo sono le donne che hanno firmato la lettera inviata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin per chiedere il ritiro della locandina in cui, scrivono, “una nota cantante è ritratta a torso nudo, con le braccia a coprirne in parte i seni”. Immagine di un abbraccio che, come ha spiegato Lilt, “simboleggia il gesto più intimo per dire ‘Mi voglio bene, per questo mi prendo cura della mia salute’ con l’invito a tutte le donne a fare altrettanto.

Ma le donne che hanno lanciato la denuncia e firmato la lettera non sono d’accordo. La nota cantante è Anna Tatangelo, testimonial della XXIII edizione della campagna Nastro Rosa che, ricordano le firmatarie, “si è sottoposta a un intervento di mastoplastica additiva, il massimo della beffa nei confronti di quelle donne che a causa della malattia il seno sono costrette ad asportarlo”. Le firmatarie ricordano nella lettera come, “negli anni passati a rappresentare la campagna erano state scelte donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport e non colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite e in atteggiamenti più consoni al tema”.

Per l’anno in corso, “la campagna punta a offrire un’immagine sessualizzata della malattia”, denunciano le firmatarie che dicono: “Anche a livello nazionale dunque la Lilt ha scelto di avvalersi di un uso strumentale del corpo femminile come già accaduto negli anni scorsi per campagne di gusto per lo meno dubbio, quali quelle promosse ad esempio dalla sezione di Torino che, nell’ottobre del 2014, ha patrocinato l’iniziativa ‘Posso toccarti le tette?’”. Nel primo giorno sono state raccolte oltre 100 firme.

“Più rispetto e sensibilità”. Ecco cosa chiedono le donne e ricordano i dati sull’incidenza del tumore al seno: solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12 mila donne (dati Istat) e nel 2014 si sono registrate 48.200 diagnosi tra la popolazione femminile (dati Aiom-Airtum). La patologia colpisce, sebbene in misura minore rispetto alle donne, anche gli uomini. I programmi di screening si rivolgono alle donne in età compresa tra i 50 e i 69 anni. La morte per cancro al seno sopravviene a seguito della diffusione dal seno ad altri distretti corporei(ossa, fegato, cervello e polmoni nella maggioranza dei casi).
“Cosa a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia di età per la quale sono designati i programmi di screening con la prevenzione?”, si chiede nella lettera. E ancora: “Perché concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté florido (a cui fanno da contorno addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?”.

Secondo le promotrici della lettera di denuncia, una risposta la offrono i marchi di noti prodotti di consumo in calce al manifesto della campagna, tra cui la nota casa automobilistica Peugeot: studi scientifici recenti dimostrano l’elevata incidenza del cancro al seno tra le donne impiegate nella produzione di materie plastiche per il settore automobilistico. “La partnership tra Lilt e Peugeot si configura chiaramente come un caso di pinkwashing, termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere prodotti che aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno attraverso ingredienti e/o processi di lavorazione, collegandoli a campagne di sensibilizzazione o a raccolte fondi per la ricerca”. Per questo le firmatarie chiedono il ritiro della campagna Nastro Rosa 2015 che “consideriamo lesiva della dignità e della salute delle donne”. (rs/lp)

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