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TorinoDanza: al Regio va in scena Impromptus

La coreografa tedesca Sasha Waltz torna in Italia con uno dei suoi capolavori: Impromptus, che andrà in scena il 19 settembre al Teatro Regio

TorinoDanza: al Regio va in scena Impromptus
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14 Settembre 2015 - 15.23


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Torna in Italia uno dei capolavori di Sasha Waltz: la coreografa tedesca fonde la sua esperienza europea e americana per dare vita a Impromptus, un magistrale intreccio di danza, teatro e musica classica, che debutterà al Teatro Regio sabato 19 settembre, alle ore 21.00. Lo spettacolo è presentato in collaborazione con Rai – Prix Italia, nell’ambito di “Torino incontra Berlino” con il sostegno del Goethe-Institut Turin e del Ministero degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca.

Schubert suonato e cantato dal vivo e la danza contemporanea: un’ondata di emozione pura pronta a toccare le corde più profonde dell’anima. La coreografa tedesca Sasha Waltz sviluppa uno spettacolo basato sulla struttura della musica classica e il risultato è sorprendente.

Il movimento e le note, ma anche gli intensi silenzi, sono in continuo dialogo fra loro. Non si illustrano mai a vicenda ma si sostengono, si rincorrono, si bilanciano, si accolgono, si danno la spinta per volare più alto, si sfuggono e si ritrovano, come corpi che danzano.

La danza di Sasha Waltz, come la musica romantica di Schubert, crea stati emozionali che si collocano fra l’essere in costante disequilibrio e il poter fluttuare nell’aria senza peso, in un perenne non più e non ancora, fra nostalgia e slanci di passione.

La coreografa è spesso citata come erede di Pina Bausch per la capacità di indagare nelle pieghe più nascoste dell’animo umano, nella sua meravigliosa vulnerabilità e fragile bellezza e per la capacità di tradurre questa indagine esistenziale in teatro-danza che ci pone sempre di fronte a questioni e temi universali.

In Impromptus tutto questo è evidente: le note per pianoforte e canto e la filosofia romantica del wanderer, il vagabondo che non arriva mai a casa perché non ha una casa, crea una malinconia di fondo che è quella della vita stessa. Una nostalgia che ci rende in fondo sempre nomadi, in viaggio fra un prima e un dopo, fra un non sapere da dove veniamo e un non sapere dove andiamo.
La musica e la danza conversano senza sosta: l’instabilità dei corpi poggia sulla profondità di una musica che parla dritto all’anima.

Duetti maschili e femminili si muovono lentamente su un piano inclinato creando scambi fluidi di pesi e contrappesi in cui la dimensione verticale e quella orizzontale si incollano in un organismo a cui basta il minimo appoggio delle mani. Cambia il ritmo, una coppia uomo-donna avanza nello spazio con l’intensità e la densità ipnotica delle arti marziali. Gli appoggi si fanno precari a rivelare l’insicurezza, la preoccupazione, la paura, i desideri primari e primitivi intervallati da slanci improvvisi di gioia e tenerezza, si scopre il lato sensuale della musica di Schubert. Il senso dell’umorismo flirta con la musica suonata dalla pianista Cristina Marton e la voce della mezzosoprano Judith Simonis in uno spettacolo innovativo ma profondamente radicato nella cultura romantica europea.

Lo spettacolo è inserito in MITO Settembre Musica

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