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Virzi e virtù, Mauro Astolfi racconta i Carmina Burana

Intervista al coreografo e regista che racconta il ritorno sulle scene capitoline (24 febbraio – 8 marzo 2015) del Spellbound Contemporary Ballet al Teatro Vascello.

Virzi e virtù, Mauro Astolfi racconta i Carmina Burana
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23 Febbraio 2015 - 15.24


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di Chiara D’Ambros

Lo Spellbound Contemporary Ballet sarà in scena a Roma da domani 24 febbraio fino all’8 marzo 2015. Prima al Teatro Vascello con lo storico spettacolo Carmina Burana, che solca i palcoscenici di tutto il mondo da oltre nove anni, poi a Tor Bella Monaca con progetti collettivi e prime assolute. “Carmina Burana rappresenta ancora la nostra solidità e la nostra forza” ha spiegato il coreografo e regista della compagnia Mauro Astolfi. “È un lavoro che, nato su commissione e quindi dietro sollecitazione esterna, ha poi tracciato un cambiamento radicale nel nostro modo di produrre e rappresentato senza nessuna previsione dell’epoca una creazione che negli anni è rimasta l’emblema della compagnia per il grande pubblico e continua ad esserlo oggi” ha sottolineato.

Che rappresenta oggi Carmina Burana per gli Spellbound Contemporary Ballet?

Questo spettacolo ha suggellato una unione appassionata tra la forza pura del corpo e del movimento e la potenza della musica miscelandosi in una atmosfera quasi incantata e seducente che permea sin dall’inizio tutto il lavoro…probabilmente e’questo effetto d’insieme che ne ha decretato il successo e ha fatto si che dopo tanti anni lo spettacolo sia ancora cosi richiesto non solo in Italia ma anche all’estero.

Per comprendere le radici di questo spettacolo: com’era nato/quale l’idea originaria? Siete partiti dai testi per arrivare alla musica di Orff o viceversa?

Questo spettacolo è stato un progetto, una scommessa e una sfida vinta da Mario Crasto di Stefano che ebbe l’intuizione iniziale e ha voluto co- produrre l’opera nel 2006 per il Festival di Maiori. La richiesta era infatti nello specifico di lavorare sulla nota partitura musicale di Orf, sicuramente usata se non abusata, e reinterpretarla in una visione contemporanea attraverso Spellbound Contemporary Ballet… Ci sono stati alcuni momenti dove la musica ha sicuramente condotto il lavoro, altri momenti è stato un certo tipo di lavoro coreografico che ha dovuto trovare la musica giusta… Sicuramente un azzardo , come quello di spezzare la musica di Orf con altre scritture, si è rivelato poi un elemento vincente nel bilanciamento delle atmosfere dello spettacolo che infatti si regge per gran parte su una partitura musicale presa da una messa in latino di Vivaldi” Dixit Dominus”.

Come è cambiato nel tempo questo spettacolo e cosa oggi lo rende ancora vivo e prorompente? Quali i momenti e gli elementi che hanno raggiunto la maggiore maturità?

Questo lavoro è cambiato, ma è stata una trasformazione lenta, profonda, ragionata, quasi assaporata lentamente. Nelle varie tappe delle epoche legate alle diverse rappresentazioni sono stati maturati dei cambiamenti, il primo fondamentale per Madrid en Danza nel 2010, il secondo per l’evento di festeggiamento dei 200 anni del Teatro Sociale di Como nel 2013 e l’ultimo, questo che andremo a rappresentare a Roma, affinato per Panama Prisma Festival de Danza Contemporanea. È stato come cercare di reinterpretare un lavoro che secondo alcuni non andava assolutamente toccato, poichè era già perfetto così : con il passare del tempo ho sentito la necessità di dare più luce ad alcuni momenti, di creare nuovi spazi, nuovi movimenti, nuovi incontri e nuove piccole micro avventura in questa storia.

Non ci sono dei momenti in particolare che potrei definire come chiave o dei punti salienti… In quanto il momento saliente esiste nella danza, e se ne può godere perché tutto quello che è stato costruito prima ha portato a questo… Non credo che ci sia una trovata in particolare, se non il nostro armadio misterioso e magico… luogo di fuga, di trasformazione, di liberazione e di rinnovamento.

Oltre ai corpi in scena in Carmina Burana troviamo due oggetti fortemente simbolici un tavolo e un armadio; quali sono le dinamiche che ruotano attorno a loro? Quali spostamenti narrativi tra fisico e metafisico provocano?

La scenografia di Carmina ha pochissimi oggetti appunto ,due panche, un tavolo un armadio… Ma questi oggetti sono sempre presenti :diventano quasi degli occhi, delle orecchie delle bocche silenziose che potrebbero parlare, occhi che hanno visto, che sanno, ma che non possono rivelare… L’armadio è un momento di trasfigurazione di una realtà che viene probabilmente completamente ribaltata una volta dentro lo stesso e chiuse le ante. Nel mio lavoro, non solo in Carmina Burana, il fisico e metafisico non sono mai due momenti che esistono alternandosi… ma piuttosto sono come l’elica del DNA che attraverso delle spirali cercano di creare una struttura che possa trasmettere un’informazione..
Il movimento avviene attraverso il corpo, ma il corpo è sorretto da qualcosa che nessuno ancora può definire, se non chiamarla energia, vita.
Non riesco a comprendere come si possa pensare che esista qualcosa di fisico staccato da qualcosa di metafisico…

C’è un momento dello spettacolo che ci può raccontare e che più lo rappresenta?

Non ci sono momenti dello spettacolo che mi rappresentano particolarmente, piuttosto è sempre il modo dei danzatori di interpretare una mia idea che può rappresentarmi.

La relazione maschile/femminile è un altro elemento fortemente presente in questo spettacolo come in tutti i suoi lavoro, quale motore innesca questa relazione? Come la indaga attraverso i corpi dei danzatori/i corpi danzanti?

La relazione tra il maschile e il femminile non mi interessa tanto in quanto il concetto di uomo/donna trovo sia abbastanza noioso e alquanto banale
Il maschile e il femminile mi interessano esclusivamente nella loro accezione della stessa energia espressa e manifestata attraverso polarità differenti.
Non ricerco mai una caratterizzazione particolare del maschile o del femminile in quanto tale, ma piuttosto di investigare le radici dell’energia vitale, cosa l’attiva, da dove parte quell’impulso che genera anche l’attrazione tra uomo e donna…l’energia è una sola, poi incanalandosi crea le differenze, e crea tutte quelle caratteristiche della vita a cui noi diamo un nome.

Questa vostra attuale permanenza sulle scene romane prevedere oltre a Carmina Burana anche “The Knowledge” e nna serata Spellbound A Tor Bella Monca, in che cosa consisterà?

“The Knowledge” è una creazione realizzata da più autori, esattamente ..Alessandra Chirulli, Marianna ombrosi, Beatrice Bodini è una parte fatta da me… Ma la creazione è per Spellbound Junior Ensemble, un organico formato dei migliori danzatori provenienti dal progetto di perfezionamento professionale del Daf di Roma, un progetto realizzato e avviato due anni fa al fine di poter creare nella nostra sede un vivaio di giovani, alcuni assolutamente promettenti, che potranno a breve intraprendere la carriera da professionisti magari iniziando con la compagnia madre ..Spellbound Contemporary Ballet …
“Serata Spellbound” invece è un insieme di momenti, di creazioni dove è completamente assente qualsiasi forma di scenografia, dove il lavoro attraverso i corpi raggiunge sicuramente forse il livello massimo di espressione della forza e dell’intensità del compagnia, dove comunicazione,il centro e la periferia convergono e coincidono sempre e solo con i corpi di questi straordinari danzatori… Uno dei pezzi presenti sarà ” Small Crime” un duetto reduce di debutto al City Center di New York lo scorso 9 gennaio, quindi assolutamente una prima nazionale, sempre come prima nazionale ci sarà un quartetto realizzato appositamente per il festival Danse Encore in Canada nel giugno scorso. È una serata alla quale sono particolarmente legato proprio per la struttura e la successione delle creazioni che porteremo in scena e che hanno avuto un grande riscontro in ambito internazionale.

Come potranno dialogare assieme gli estratti dei vari spettacoli e ha scelto proprio questi estratti?

La danza per fortuna non ha bisogno, di trovare dei modi o delle strategie per poter dialogare. Sono le menti umane, che hanno bisogno di chiudere in scatole, scatoline scatolette, apporre etichette a questo o a quel tipo di rappresentazione artistica a questo o a quel tipo di danza e di coreografia: la danza comunica, dialoga, a prescindere dal fatto che noi ci poniamo il problema che questo accada o meno.

Trova che il movimento assieme alla musica possa esprimere ed esplorare “territori espressivi” in cui la parola non può giungere? A volte al gesto e al movimento sentirebbe l’esigenza anche di unire la parola?

Sì sono assolutamente convinto che la forza, la potenza del gesto ,del movimento siano un metodo, uno strumento di comunicazione di gran lunga superiore a qualsiasi parola… Anche perché per loro natura le parole possono essere assolutamente inventate o false, il corpo rivela sempre ed inesorabilmente chi siamo, che cosa vogliamo, cosa amiamo e di cosa abbiamo paura…

Quali possibilità trova e ritiene abbia e offra la danza di indagare negli vari aspetti dell’umanità?

La danza può indagare diversi aspetti del nostro essere “umani”..ma questo può accadere solo se c’è abbastanza umanità negli uomini… Mi sento di dire che “l’umanità” non sia una caratteristica che in automatico possiamo abbinare all’uomo in quanto specie.

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