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Laura Morante: un altro (magico) Ferragosto

L’attrice è protagonista del nuovo film di Paolo Virzì che riprende i personaggi e la storia di Ferie d’Agosto

Laura Morante: un altro (magico) Ferragosto
Laura Morante
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Marco Spagnoli Modifica articolo

24 Febbraio 2024 - 23.42


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In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorre le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivela di essere incinta. Oggi il figlio Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malandato e regalargli un’ultima indimenticabile vacanza. Ma qui le cose si complicano e – ancora una volta – due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, sono destinate ad incontrarsi e ‘sfidarsi’ di nuovo a Ferragosto. Questa la trama, in sintesi, un quarto di secolo più tardi, del film diretto da Paolo Virzì che vede riunito il cast originale di Ferie d’Agosto “Al netto del dispiacere per i colleghi che non ci sono più come Ennio Fantastichini e Piero Natoli,

Un altro Ferragosto è stata un’esperienza un po’ magica” osserva Laura Morante che riprende il ruolo di Cecilia e che aggiunge “più o meno il rapporto con il marito si è evoluto nella direzione che vedevamo venticinque anni fa: lei continua a nutrire un sentimento di inferiorità nei confronti di lui.” Sull’esperienza di tornare in un sequel Laura Morante spiega “Ero molto curiosa, perché quello di Ferie d’agosto era stato un set molto divertente e interessante. Tornare sull’isola tanto tempo dopo ha portato a tutti noi un po’ di malinconia. I tempi sono cambiati da allora, sono diversi e non certamente migliori. In particolare per chi ritiene di essere di sinistra, il senso di disorientamento è aumentato: è difficile trovare referenti. Siamo smarriti più di allora e in quel film si percepiva una distinzione che nel corso del tempo è andata sfumando.”

Sono tante le cose che sono cambiate nel corso degli anni: Paolo Virzì allora era una giovane promessa e Laura Morante sottolinea “La parola è stata mantenuta: Paolo è diventato un grande autore. Questo film caratterialmente gli assomiglia un po’: è molto divertente, ma anche più malinconico dell’originale. A dispetto, però, di questo sentimento, ha un finale a sorpresa decisamente ‘luminoso’. Noi attori siamo molto, troppo immersi nella storia e nella produzione per capire fino in fondo quello che abbiamo fatto: sarà il pubblico a decidere, quando rincontrerà – a distanza di tempo – i nostri personaggi. Non è un film come un altro: il suo essere divertente, ma sentimentalmente rilevante lo fa assomigliare all’originale che in sala non andò benissimo e che fu, invece, rivalutato nel tempo diventando ‘di culto’ con il trascorrere degli anni. Merito di Paolo Virzì che ci aveva visto lungo.” Su chi sia il pubblico di Un altro Ferragosto, Laura Morante riflette “Virzì è stato bravo a realizzare qualcosa che chi conosce Ferie d’Agosto apprezzerà così come non ha visto quel film. In questo senso è un titolo per tutti con qualcuno che vorrà riscoprire o rivedere l’originale. Parlerà a tutti i pubblici, su questo non c’è dubbio.” 

Nel frattempo vedremo Laura Morante anche nei panni della poetessa Alda Merini in Folle d’amore di Roberto Faenza. Un personaggio che ha dato l’occasione all’attrice di scoprire un lato nascosto di questa grande figura della letteratura “Alda Merini la conoscevo come poetessa. Ma sapevo poco della sua vita e delle sue apparizioni televisive” Nota l’interprete che già aveva portato sullo schermo Sibilla Aleramo diretta, oltre vent’anni fa, da Michele Placido in Un viaggio chiamato amore “In quel caso le cose erano più facili: di Aleramo non esistono video, ma solo una manciata di foto. Qui, invece, ero preoccupata di un’eventuale aderenza fisica che il regista Roberto Faenza avrebbe potuto richiedermi e che, invece, non gli interessava.

Così ho proceduto liberamente.” A dispetto della modestia quasi proverbiale di Laura Morante, però, l’attrice ammette di avere fatto una preparazione approfondita sulla voce di Alda Merini sul tono, ma anche e soprattutto su quello che lei chiama “Il ritmo dell’eloquio”. “Ho ascoltato per ore la sua voce e sono rimasta affascinata dal suo modo di parlare. La sentivo in cuffia ed ero conquistata dalla sua “prosodia unica”. Dalle pause del discorso, dal suo modo di usare le parole.” Concludendo Laura Morante non condivide l’idea che le sofferenze del manicomio, degli elettroshock non abbiano ridotto Alda Merini ad una vittima di una società maschilista e repressiva.“

Tutt’altro: era una donna virale circondata da amici molto giovani, ma attirati, conquistati, dalla sua notorietà che viveva per la seconda volta, dopo i successi degli esordi giovanili e la paura dovuta alla follia. Alda Merini non era una vittima, perché non soffriva il vittimismo: A dispetto di tutto e di tutti, è stata una donna una donna liberata e realizzata, dotata di un immenso talento e di un irresistibile senso dell’umorismo. Amante della vita e dell’arte e in grado, come pochi, di parlare ai giovani che la considerano, giustamente, una sorta di rockstar.” 

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