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“Il migliore. Marco Pantani”: il film intimo che racconta la storia del Pirata

Il film di Paolo Sensolini resterà nelle sale solo 18, 19 e 20 ottobre e ripercorre, con immagini inedite e testimonianze di chi lo conosceva bene, la storia del ciclista romagnolo

“Il migliore. Marco Pantani”: il film intimo che racconta la storia del Pirata
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19 Ottobre 2021 - 19.57


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di Antonio Mazzolli
Sarà al cinema per soli tre giorni (i ‘Pantani Days’) un ritratto intimo e tenero del ciclista romagnolo. Un viaggio nella sua Cesenatico per cercare di capire, al di fuori delle telecamere e della folla, chi fosse veramente Marco Pantani.

Al centro di tutto Madonna di Campiglio e le sue contraddizioni, panacea di tutti i mali e dal quale il ciclista non si riprese mai più, finendo successivamente nel tunnel della droga.

Il film di Paolo Sensolini, realizzato con l’aiuto della Fondazione Pantani, vuole restituire un’immagine semplice e veritiera di un uomo che meritava più pace nonostante le sue fragilità.

Importanti gli interventi di documenti inediti, video realizzati da amici e che raccontano un Pantani semplice, tranquillo e spensierato nella sua terra. Gli stessi amici che poi raccontano aneddoti sul Pirata, con un unico comune denominatore: la tenerezza e l’empatia.

Nel film sono presenti anche i genitori e la sorella, oltre al primo allenatore avuto da Pantani da professionista, e l’avvocato.

Nonostante questo, non si cerca di fare luce sulla sua controversa morte, che lascia ancora dubbi e strascichi, ma si cerca piuttosto di puntare i fari sulla vita. Una vita che meritava più rispetto.

Sullo sfondo Cesenatico, talvolta fredda e innevata, e una “Romagna mia” riarrangiata da brividi all’inizio del film.

Ampio spazio viene dato anche a chi ha cercato di screditarlo, cambiando faccia: critiche alla giustizia che non lo ha lasciato vivere, ma anche alla stampa, con il dito puntato sull’allora direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò, reo di aver cambiato atteggiamento dopo quel fatidico 5 giugno 1999.

La genuinità e l’emozione della gente della riviera romagnola quando parla di Marco Pantani è il ritratto più spontaneo che si potesse fare per ricordarlo con rispetto.

Numerosi flash raccontano di un Pantani maniacale nella costruzione della sue imprese quanto nella vita privata: dalla perfezione voluta per sistemare la sua bicicletta, fino alla preparazione degli strumenti da caccia.

Ma non solo: il suo anno d’oro, il 1998, viene ricostruito partendo dalla tenacia e dai chilometri percorsi in salita che lo hanno fato diventare il campione che poi è stato per tutti. Un campione pulito, che non aveva bisogno di aiuti di altro genere: era più forte degli altri “non per chimica, ma per talento”.

I giri in moto, il karaoke, la pittura, il rapporto con la sua fidanzata Christine restituiscono una descrizione efficace, intima, rispettosa e diversa da tutto il materiale che avevamo a disposizione sul Pirata, di cui tanto si è scritto e visto. L’apertura delle porte della sua casa, quelle viste nella sua intervista con Gianni Minà di ventidue anni fa, poi, sono un’assoluta novità, tanto che la madre definisce questo come il primo vero film su suo figlio.

I silenzi e i primi piani su Pantani rendono l’idea di un campione avvilito nei suoi ultimi anni di carriera e ci lasciano con una promessa che speriamo possa essere mantenuta prima o dopo: “La verità su Marco Pantani deve ancora essere scritta”.

 

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