Se ne è andata così silenziosa, quasi in punta di piedi, a 70 anni, Daria Nicolodi, la grande musa di Dario Argento, sua compagna sulla scena, nonché nella vita di tutti i giorni. I due avevano un grande sodalizio sia nel lavoro sia nella vita e sono stati legati fino alla fine: a dare la notizia, infatti, della scomparsa di Daria è stato proprio il maestro Dario Argento, postando su Instagram una vecchia foto in bianco e nero di entrambi con la scritta “Dario Daria”, mentre la loro figlia secondogenita, Asia, l’ha ricordata commossa “’Riposa in pace mamma adorata. Ora puoi volare libera con il tuo grande spirito e non dovrai più soffrire”. Sceneggiatrice e attrice, è morta a Roma.
Daria Nicolodi e Dario Argento si sono entrambi conosciuti nel 1974 durante il casting per il film Profondo Rosso e lei era già affermata in quanto aveva lavorato precedentemente con Elio Petri per “La proprietà non è più un furto”. Argento, su consiglio di Daria, scelse i Goblin per la colonna sonora del film e una scelta del genere fu mai tanto azzeccata. Il resto poi lo sappiamo ed è una storia costellata da grandi successi – per ricordarne qualcuno, si annovera la trilogia delle Tre Madri, composta dai film Suspiria del 1977, la cui magistrale sceneggiatura deve molto all’attrice grazie ai racconti di magia nera che la nonna le faceva quando era piccola, Inferno del 1980 e La Terza Madre del 2007, ultimo film con cui Daria concluse la carriera. Ma l’eroina di Profondo Rosso, colei che ha contribuito a riabilitare il genere dell’horror, che fino a quel momento era considerato di serie B, è molto di più. È una donna raffinata, elegante, ma soprattutto colta. Cercava l’arte in ogni sua forma, dal teatro alla musica, dal cinema alla tv, come dimostra la sua lunga carriera: non solo si registra la sua presenza nel grande schermo e nel cinema che ha fatto la storia, ma anche nel piccolo schermo, dove ha debuttato per la prima con Paolo Poli per il trasgressivo varietà Babau con la regia di Vito Molinari; ha anche avuto una carriera musicale parallela, che l’ha portata a duettare con successo con Gigi Proietti alla fine del decennio dopo l’affermazione al Teatro Sistina con “La commedia di Gaetanaccio”; infine, il parallelo lavoro a teatro.
Negli ultimi anni, però, ha preferito defilarsi dalle scene e vivere lontano dagli schermi e dalle luci abbaglianti dei riflettori, preferendo fare la nonna dei suoi amatissimi nipoti e continuando ad occuparsi di arte, di cinema, di pittura e di teatro, anche sui social. Diceva che le piaceva un po’ garbeggiare, ovvero “a una certa età sento che il mio mondo è proprio quello dello spettacolo, ma che adesso mi diverto di più ad applaudire i miei amici piuttosto che stare sotto i riflettori”. E come non darle torto. Ad eccezione di qualche breve apparizione nel piccolo schermo, ad esempio nella miniserie di Sky “Il mostro di Firenze”, o nel grande schermo, in quanto solo su richiesta di sua figlia Asia ha recitato nel film “Scarlet Diva”, ormai la sua vita era altrove, tra gli studi esoterici, la passione per l’arte e il gusto di ritrovare Firenze, la sua città d’origine. Anche se il suo ultimo passo lo ha compiuto a Roma improvvisamente e silenziosamente, quasi in punta di piedi, come chi si muove con un’ombra e vuole scatenare un «brivido». Un brivido che nei film interpretati da Daria era di paura. Oggi, invece, è solo un brivido di tristezza e di nostalgia per la scomparsa dell’icona dell’horror italiano.