Enzo Verrengia
Peter Sellers: uno, nessuno e centomila. L’accostamento a Pirandello ci sta, per l’occasione. Che è l’uscita della prima biografia italiana dell’attore, In arte Peter Sellers, di Andrea Ciaffaroni (Sagoma Editore, 400 pagine, 22 euro). Per il genio comico inglese, infatti, si pone lo stesso problema d’identità che stravolge l’esistenza di Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo di Pirandello. Ma diversamente da lui, l’inconoscibilità di se stesso da parte di Sellers si pone dall’inizio. Non gli occorre una casuale osservazione della moglie sul suo naso a scatenarne la moltiplicazione della personalità.
Scrive Alberto Crespi nella prefazione del libro di Ciaffaroni: «Sellers è un comico liscio come uno specchio. Non c’è alcuna profondità nelle sue maschere: c’è invece una straordinaria ricchezza di comportamenti, di tic fisici e linguistici, una labirintica costruzione del personaggio che non presuppone minimamente una persona». Si anticipa qui una verità che emergerà appieno a lettura ultimata. Nel suo essere uno, nessuno e centomila, Sellers non cerca la propria connotazione, e neanche la sfugge. Semplicemente ne fa la propria icona, che è quella del mosaico. Pure, un elemento scatenante, un dramma primario, lo sconta. Il suo vero nome era Robert Henry. Peter era il fratello morto, nel quale i genitori, e soprattutto la madre, volevano reincarnarlo chiamandolo come lui. Allora Sellers vaga nel corpo di un altro e ne rifugge inventandosi migliaia di altri corpi.
Inventore di tipologie
Andrea Ciaffaroni, però, non indulge sugli psicologismi, come non lo faceva l’attore nella (ri)costruzione dei suoi personaggi. E neppure sull’aneddotica. Capitolo dopo capitolo incalza non tanto i cinefili quanto gli spettatori comuni che oggi si trovano a due aspetti complementari della rovina del cinema: l’assoluta mancanza di talento dei nuovi interpreti, ben felici di delegare l’obbligo della recitazione agli effetti speciali, e l’apocalisse digitale che ingoia come un buco nero reperti, testimonianze e reliquie, trasformandoli nel blog infinito della rete. A quest’ultima, comunque, Ciaffaroni è debitore di archivi online che gli hanno permesso di spingere la sua esplorazione biografica ben oltre i confini delle pubblicazioni fin qui apparse, anche in lingua inglese.
Un lavoro di gambe
Ma In arte Peter Sellers è anche, e soprattutto, un risultato del legwork, il lavoro di gambe verso il quale sono riluttanti o del tutto inadempienti gli storici da salotto. Ciaffaroni ha preso le mosse dal suo trasferimento a Londra nel 2007, quando si ritrovò a vivere nei pressi di uno storico teatro dove si tenne una storica performance di Peter Sellers con i suoi ex compagni di merende radiotelevisivi. Di là, la narrazione muove all’indietro, fino al nucleo espressivo di un inventore di tipologie, più che un imitatore. Baciato dal privilegio di attraversare un’epoca irripetibile: la swinging London degli anni ’60, l’ultima Hollywood prima che le cineprese passassero in mano ai cosiddetti giovani autori degli anni ’70, lo splendore di dive troppo belle per non far sorgere il sospetto che fossero irreali. Una di queste, Britt Ekland, fu la moglie di Sellers nel suo periodo più cupo, quando pareva che la sua fama non fosse a prova di obsolescenza.
Ciaffaroni, dunque, compie il miracolo di riportare l’attenzione verso un genio multipolare che incarnava le modalità proprio di un cinema che sapeva essere a sua volta multipolare.
Il libro esce il 31 ottobre. Andrea Ciaffaroni lo presenta con il comedian Saverio Raimondo alla Festa del Cinema di Roma sabato 20 ottobre alle 17.30 alla libreria Notebook all’Auditorium in Viale Pietro De Coubertin 30.