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Riascoltare il Discorso all'Umanità di Chaplin, per ricordarsi che la vita può essere felice e magnifica

Da 'Il Grande Dittatore' del 1940, il discorso di Charlie Chaplin pronunciato alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale

Riascoltare il Discorso all'Umanità di Chaplin, per ricordarsi che la vita può essere felice e magnifica
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16 Aprile 2018 - 22.42


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Ci sono parole che a furia di utilizzarle, sviscerarle, analizzarle e citarle perdono il loro significato, la loro forza devastante. È il caso allora di recuperarle, di tornare alle origini e di ascoltarle, o quantomeno di provarci, come se fosse la prima volta, di farci rapire e commuovere dal loro messaggio.

il Discorso all’Umanità di Charlie Chaplin, che l’attore pronuncia alla fine del suo capolavoro Il Grande Dittatore, è da manuale di storia del cinema, E certo, c’è chi lo considera retorico; c’è chi lo ritiene superato, un collage di belle immagini e utopie irrealizzabili. Dimenticano, forse, quando quel discorso è stato scritto: Chaplin scrisse e diresse il film nel 1940: Hitler era salito al potere, la Seconda Guerra Mondiale era iniziata da appena un anno e il mondo non poteva ancora immaginare l’orrore dell’Olocausto, anche se si stava già consumando, anche se i primi campi venivano costruiti, anche se milioni di uomini e donne stavano già morendo. 

Eppure, in questa atmosfera febbrile di inizio guerra, quando in tutte le potenze occidentali fiorivano i fascismi e strisciavano l’odio e l’intolleranza, Chaplin scrive un inno alla pace universale, gridando alla razionalità, implorando i soldati e gli uomini di difendere la libertà, non di minacciarla. Un grido rimasto inascoltato ancora adesso.

Forse è davvero un utopia. Un sogno, per quanto bello, prima o poi deve fare i conti la realtà. Ma allora perché queste parole continuano a commuovere per la loro bellezza, la loro forza, la strabiliante capacità di immaginare un mondo giusto alla vigilia della più grande guerra della storia moderna?

Mi dispiace. Ma io non voglio fare l’imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica. Ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne , bambini disperati. Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà! Ricordate, Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!

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