Nel primo anno senza Harvey Weinstein, a sei mesi dallo scandalo sulle molestie e aggressioni sessuali commesse da uno dei produttori più influenti dell’industria del cinema americano, sarà Cate Blanchett a presiedere la giuria del Festival di Cannes.
L’attrice australiana, fortemente impegnata nella lotta contro le molestie sessuali, sarà la dodicesima donna a guidare la giuria del Festival, in programma dall’8 al 19 maggio, che assegnerà la Palma d’oro.
E dello scandalo Weinstein ha parlato Thierry Fremaux, direttore generale del Festival, presentando la 71esima edizione di Cannes. “Da settembre scorso il mondo non è più lo stesso” ha detto Frémaux, che in conferenza stampa si è difeso dall’accusa di una giornalista di non aver selezionato abbastanza registe donne al Festival. “I film – ha aggiunto – vengo scelti per le loro qualità intrinseche, non sulla base di discriminazioni di genere, anche positive. Le donne cineaste sono in ogni caso sempre più numerose”.
A Cannes ci sarà anche spazio per eventi legati ai movimenti come #MeToo e Time’s Up. Il primo nato per dimostrare solidarietà a chi ha avuto il coraggio di denunciare le molestie subite seguito poco dopo dal Time’s Up, che ha raccolto le adesioni di centinaia di donne del cinema per combattere aggressioni sessuali e discriminazioni ad Hollywood ma in generale nel mondo del lavoro.
“È inevitabile porre l’attenzione sull’argomento – ha detto Fremaux intervistato da Amica – Jessica Chastain mi ha già scritto, anticipandomi delle idee: lei è una tra le attrici più coinvolte. Come festival, saremo presenti e di supporto, rispettando però la nostra tradizione. È sempre stato così, a partire dalle giurie ufficiali equamente divise tra uomini e donne: per il concorso principale, quest’anno c’è un presidente come Cate Blanchett. E in passato abbiamo avuto Jane Campion, Isabelle Huppert. Cannes ha già attuato da un po’ una virata molto più femminile, e questo già nel comitato di selezione”.
“Il dominio maschile – ha aggiunto Fremaux – deve finire. E infatti sta già succedendo. Cinque anni fa in gara per la Palma d’Oro non c’erano registe: fummo criticati per questo, ma era solo una scelta. Andrea Arnold (regista inglese, vincitrice di tre Premi della Giuria, ndr), per esempio, mi disse che preferiva partecipare non in quanto donna, ma solo se il suo lavoro aveva le qualità giuste. Una grande femminista francese, Françoise Giroud – straordinaria scrittrice e giornalista – diceva che le donne avranno vinto davvero quando potranno essere in competizione tra di loro, esattamente come accade per gli uomini. E questo in tutti gli ambienti di lavoro”.
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