Morto Philip Kerr, con il commissario Ghunter scese nell'inferno del nazismo | Giornale dello Spettacolo
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Morto Philip Kerr, con il commissario Ghunter scese nell'inferno del nazismo

Lo scrittore scozzese con il suo personaggio più famoso affrontò una sfida terrificante: descrivere la quotidianità di un investigatore anti-nazista davanti all'enormità del male

Morto Philip Kerr, con il commissario Ghunter scese nell'inferno del nazismo
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24 Marzo 2018 - 16.13


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Lo scrittore Philip Kerr si è spento ieri, all’età di 62 anni. Ne ha dato notizia la famiglia.
Autore di una trentina di libri, è diventato famoso in tutto il mondo con il personaggio di Bernie Gunther, ispettore della polizia criminale tedesca, in una serie di dodici romanzi ambientati durante il regime nazista.
Nato nel 1956 a Edimburgo, in una famiglia battista e figlio di un uomo d’affari, in una intervista parlava così della Scozia: “è un luogo miserabile, nero, abbastanza traumatico, non solo a causa dei suoi bassifondi e dei suoi vicoli oscuri. (….) La storia laggiù è piena di ombre e fantasmi. C’è qualcosa di fondamentalmente morboso tra scozzesi. Non amano nulla come morte, sofferenza e ipocrisia. “
Rifiutando il rigore religioso dei suoi genitori, dopo una doppia laurea presso l’Università di Birmingham, Kerr trovò un lavoro a Londra, come copywriter in Saatchi & Saatchi.
“Era come se stessero tutti scrivendo romanzi lì dentro”, disse. Così cominciò a lavorare sul suo primo manoscritto durante il suo orario d’ufficio. Ogni giorno, con il pretesto di pranzi di lavoro, andava alla British Library o alla Libreria Wiener, specializzata nella storia della Shoah, per documentare la seconda guerra mondiale.

Il suo personaggio-chiave, Bernie Gunther, è un anti-nazista spinto dalle circostanze a diventare ufficiale delle SS. L’idea, terribilmente audace e sostenuta da un immenso talento letterario, nacque, per ammissione di Kerr, da una semplice domanda: cosa avrebbe scritto Raymond Chandler se, invece di lasciare Londra per Los Angeles, fosse andato a Berlino, e se Philip Marlowe fosse stato testimone dell’ascesa di Hitler?
Philip Kerr non si è limitato a illustrare le sue vicende con riferimenti storici, ma ha anche toccato l’aspetto romantico ed agghiacciante della vita quotidiana sotto Hitler e nel dopoguerra.
È un eufemismo dire che Bernie Gunther naviga in acque agitate e pratica l’ambivalenza morale. Come, in effetti, si può indagare su un crimine al momento delle uccisioni di massa? E come condurre indagini di polizia quando si suppone che Kripo e Gestapo servano gli obiettivi ideologici del regime? Infine, per il romanziere, come presentarsi alla storia senza distorcerla con la finzione?
Dopo i primi tre volumi di quella che divenne The Berlin Trilogy, Kerr pensava di avere chiuso con i fantasmi del nazismo. Sentiva il bisogno di scrivere qualcosa – storie, thriller, narrativa, libri per bambini – per trovare la luce dopo essere stato nelle tenebre della barbarie. Ma Bernie Gunther non ha mai smesso di vagare per le menti dei suoi lettori. Il dodicesimo episodio della serie, ”Blu di Prussia”, arriverà nelle librerie inglesi il 3 maggio.

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