Addio a Tomas Milian, l'attore raffinato che diventò celebre con Er Monnezza | Giornale dello Spettacolo
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Addio a Tomas Milian, l'attore raffinato che diventò celebre con Er Monnezza

Aveva lavorato con Lattuada, Visconti e Maselli: poi western e la commedia leggera

Addio a Tomas Milian, l'attore raffinato che diventò celebre con Er Monnezza
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24 Marzo 2017 - 12.30


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E’ morto ieri a Miami, Tomas Milian nome d’arte di Tomas Quintin Rodriguez Milian. L’attore era nato a Cuba, a L’Avana, il 3 marzo 1933. Viveva da molti anni negli Usa ma era noto sopratutto in Italia dove, nonostante avesse lavorato con autori come Lattuada, Visconti o Maselli, era soprattutto per la sua partecipazione in western e nei film polizieschi dove impersonava l’ispettore Nico Giraldi e il poco onesto quanto romanissimo Sergio Marazzi, detto Er Monnezza.

Nel corso della sua carriera ha preso parte a molti film: dai poliziotteschi anni ’70 – che lo hanno reso un attore di culto – ai film d’autore sotto la direzione di registi del calibro di Lattuada, Visconti, Antonioni e Pasolini. Per approdare nel mondo anglosassone in pellicole firmate da Oliver Stone, Steven Spielberg e Steven Soderbergh, solo per citarne alcuni. Tra le sue pellicole più note ricordiamo: “Il trucido e lo sbirro” del 1976; “La banda del gobbo” del 1977 e “Squadra antiscippo” sempre del 1976. Nel 2014 l’attore ha ricevuto il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera assegnato ogni anno dal Festival Internazionale del Film di Roma. Milian nasce a Cutono, un piccolo villaggio vicino all’Avana, da una famiglia della ricca borghesia cattolica. Suo padre, Emiliano Rodríguez, è un generale che riveste un ruolo importante nel governo del dittatore Gerardo Machado e vorrebbe per il figlio un futuro da militare, ma Milian fin da piccolo manifesta velleità artistiche. Quando nel 1952 Machado viene destituito dal colpo di Stato di Fulgencio Batista, il padre di Milian viene incarcerato per alcuni mesi e Tomas viene affidato alle cure di una zia che lo manda a studiare in un collegio di Salesiani, dove è compagno di banco di uno dei figli di Batista, di cui diventa amico. Quando il padre esce dal carcere viene ricoverato per alcuni mesi in un ospedale psichiatrico a causa di un forte esaurimento nervoso. Cerca poi di reintegrarsi nella vita sociale ma non ci riesce e un giorno nella sua casa di campagna si suicida, tirandosi un colpo di pistola davanti agli occhi del figlio Tomas. Il ragazzo, di temperamento ribelle, sconvolto dalla morte del padre, diventa sempre più insofferente all’ambiente in cui si trova e decide di andare a tentare la fortuna in America come attore. Idea che gli era venuta all’età di 16 anni quando era rimasto folgorato da James Deen nel film “La valle dell’Eden”. La famiglia cerca di dissuaderlo, una zia molto ricca è anche disposta a pagargli l’Università, ma Milian non vuole sentire ragioni. Così finito il liceo a Cuba, parte per Miami e si iscrive all’Accademia Teatrale della Florida. Nel 1958 si stabilisce a New York, dove frequenta l’Actor’s Studio, fondato da Elia Kazan e diretto da Lee Strasberg. Lo Studio segue il metodo Stanislavskij, che insegna la totale identificazione dell’attore con il personaggio, tecnica che Milian non abbandonerà mai. Per vivere e pagarsi i corsi di recitazione e di inglese fa un po’ di tutto: lavapiatti, benzinaio, posteggiatore. Finché il suo talento non viene notato dai responsabili della NBC, alla ricerca di volti nuovi per una serie televisiva intitolata Decoy (1957-58) che sarà il suo trampolino di lancio. Nel 1959, grazie al regista Jean Cocteau, partecipa al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove entra in contatto con personaggi importanti del cinema italiano come Franco Zeffirelli, che lo vuole con sè per il lavoro teatrale Il poeta e la Musa. Lavora con il regista Mauro Bolognini in diversi film come La notte brava (1959) e Il Bell’Antonio (1960). Nel 1962 lavora per Luchino Visconti in “Boccaccio ’70”, dove Milian dà vita all’arido e meschino conte Ottavio, marito infedele della bellissima Pupe (Romy Schneider). Riesce a fare cinema d’arte anche in America con “Il tormento e l’estasi” (1965), dove interpreta Raffaello accanto a Charlton Heston nella parte di Michelangelo. Dalla seconda metà degli anni ’60 Milian abbandona i ruoli intellettuali e viene utilizzato, proprio a causa della sua faccia, per il genere allora appena nato degli spaghetti-western. L’archetipo del peon rivoluzionario Cuchillo nasce con film come “La resa dei conti” (1966) e “Corri, uomo corri” (1968). Nella seconda metà degli anni ’70 si lancia nel genere cosiddetto poliziottesco, dando il volto e le movenze al commissario Nico Giraldi, che si afferma nell’immaginario collettivo italiano come ‘er Monnezza’ e gli vale il premio Rodolfo Valentino come attore più creativo e nel 1980 il premio Antonio De Curtis per la commedia. Milian, tuttavia, in questo periodo recita anche in film di alto livello: apprezzata dalla critica è la sua interpretazione in “La luna” (1979) di Bernardo Bertolucci e e quella, come protagonista, in “Identificazione di una donna” (1982) di Michelangelo Antonioni. Nella seconda metà degli anni ’80 torna a New York, dove partecipa a film famosi, di solito nella parte del cattivo, come in “Oltre ogni rischio” (1989) di Abel Ferrara ed in “Revenge” (1990) di Tony Scott. Decide di continuare in America la sua carriera, specializzandosi come caratterista: partecipa, così, a grandi produzioni come “Amistad” (1997) di Stephen Spielberg, accanto ad attori come Anthony Hopkins e Morgan Freeman, e “Traffic” (2000) di Steven Soderbergh, dove tratteggia perfettamente il personaggio dello spietato generale Salazar. Tornato a vivere a Miami, nonostante l’età avanzata, nel “The Lost City” (2005) spalleggia con eleganza Andy Garcia e Dustin Hoffman.

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