Nabiha Akkari: "Faccio l'attrice perché amo viaggiare" | Giornale dello Spettacolo
Top

Nabiha Akkari: "Faccio l'attrice perché amo viaggiare"

É un’attrice francese che il pubblico italiano ha iniziato a conoscere con Che bella giornata al fianco di Checco Zalone.

Nabiha Akkari: "Faccio l'attrice perché amo viaggiare"
Preroll

GdS Modifica articolo

1 Dicembre 2016 - 12.26


ATF

Nabiha Akkari, nata a Villecresnes vicino
Parigi, è un’attrice, sceneggiatrice e cantante
francese che il pubblico italiano ha
iniziato a conoscere con Lezioni di cioccolato
2 e, soprattutto, Che bella giornata al fianco di
Checco Zalone. Film l’hanno fatta notare
immediatamente per il suo fascino e per
una simpatia discreta e mai ostentata.
Oltre a Happy End, il nuovo film del regista
premio Oscar Michael Haneke dove recita
insieme a Isabelle Huppert e Jean-Louise
Trintignant e il film di Luca Miniero, la vedremo
anche nell’opera prima di Salvatore
Alloca intitolata Honeymun. Non solo,
nel 2017 uscirà la serie in cui interpreta il
Primo Ministro francese alle prese con la
sparizione del Presidente della Repubblica
prodotta dal canale francese Ocs, una
sorta di Netflix locale che, così, prova a
realizzare una sorta di House of Cards transalpino.
“Non ero mai stata prima su un set come
quello di Non c’è più religione. Vedere
un’intera cittadina trasformata in un presepe
è stata una vera sorpresa.” Dice l’interprete
di origine tunisina che oltre in
francese e in italiano, recita anche in arabo
e in spagnolo. “Torno sempre
volentieri in Italia, soprattutto,
quando
posso lavorare con
una superproduzione
come
Cattleya e con
un regista che
apprezzo
come Luca
Miniero di
cui avevo visto
Benvenuti
al Sud. La
sceneggiatura
di Non c’è
più religione
è fantastica
e si è tradotta in un set incredibilmente
creativo ed originale. Hanno trasformato
un’intera città in un sogno fantastico al
punto che a tutto il cast sembrava di essere
sotto Lsd. Non credevamo ai nostri occhi.”

La commedia sembra piacerle molto
come interprete…

Quando sono ben scritte come questa
di Luca è molto facile, perché ti diverti a
portare sullo schermo personaggi un po’
sopra le righe e pazzerelli. Diverso il caso,
per esempio, di Honeymun in cui, anche se
il film ha dei risvolti più leggeri, interpreto
una migrante che si ritrova in Italia senza
nulla e deve ricominciare la sua vita daccapo.
È un film in cui non sono stata nemmeno
truccata.

Qual è il fascino di recitare in culture
diverse e in lingue differenti?

È il mio destino. Il mio percorso logico, il
mio modo di lavorare: ho sempre viaggiato
appena ho potuto. Appena ho compiuto
diciotto anni ho fatto un lungo giro in Messico
e Guatemala. Sono cresciuta in una
piccolissima città a 20 chilometri da Parigi
così ho sempre voluto fuggire la noia dei
sobborghi. Avevo bisogno di altre energie
e così, seguendo le orme dei miei fratelli
più grandi sono partita. Sono diventata attrice,
perché sono – essenzialmente – una
viaggiatrice. Non mi fa paura confrontarmi
con culture e modi differenti. La sfida di
recitare è tutta qui. Ed è meravigliosa.

Attrice – viaggiatrice, esploratrice
delle vite altrui?

Quando cresci in una città piccola, provi a
guardare al tuo futuro da angolazioni differenti.
Sin da quando ero bambina provavo a
fare ridere i miei amici e i miei genitori,
continuando – da adolescente – con i miei
amici. Quest’anno sono stata incinta due
volte, ho avuto una figlia, sono stata ambasciatrice,
sono stata una rifugiata…quali
altri lavori, in dodici mesi, ti permettono
di vivere tante vite insieme . Sono curiosa,
un’osservatrice e mi rende felice incontrare
le persone.

E adesso anche la televisione sta
diventando globale grazie a serie
come quella di cui è protagonista
per Ocs…

Sì, anche se nella mia esperienza un attore
è sempre più a suo agio su un set cinematografico
o a teatro. La televisione è una
macchina che ha bisogno di macinare minuti
su minuti e per questo c’è sempre poco
tempo per dare il meglio. Anche se alla fine
accade lo stesso, preferisco avere più tempo
per concentrarmi. Personalmente, poi,
rispetto l’industria cinematografica perché
dà vita ad un certo tipo di sogno. Le emozioni
più forti si provano sempre in una sala
cinematografica condividendo con sconosciuti
le storie raccontate sul grande schermo.
Sono felice di fare del cinema, perché
so che il mio lavoro sarà visto sul grande
schermo. Una risposta a questa società che
prova a disconnetterci dalle nostre emozioni.
Il cinema è un regalo enorme e fare film
come Non c’è più religione è veramente
una grande fortuna.

Native

Articoli correlati